Con la forza della rete. Grazie all'8 per mille la Caritas Diocesana sostiene l'attività dei centri d'ascolti vicariali
Grazie ai fondi destinati alla Chiesa cattolica, la Caritas diocesana può sostenere oltre quaranta sportelli attivi in 29 vicariati per aiutare i più poveri
I fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, nel vasto territorio della Diocesi di Padova, aiutano le famiglie e le persone in difficoltà, e lo fanno attraverso le mani e i cuori delle comunità stesse, con la forza delle parrocchie e delle reti sociali. Il modello è quello dei Centri d’ascolto vicariali Caritas, avamposto di solidarietà della Chiesa padovana a metà strada tra la parrocchia, la diocesi e le realtà civili. È un modello rodato da anni di esperienza.
«Si tratta di una modalità in stile Caritas di mettersi in ascolto delle persone valorizzando al contempo la forza del territorio – racconta il direttore di Caritas Padova don Luca Facco – l’aiuto non arriva attraverso un servizio centralizzato, ma mettendo in rete le parrocchie. Prima di tutto vogliamo così valorizzare le Caritas parrocchiali, più vicine alle persone e distribuite in modo capillare nel territorio, capaci sia di educare alla carità e al servizio le loro comunità, sia di intercettare di più e meglio i bisogni delle persone, anche i bisogni nascosti come quelli relazionali, di solitudine e di attuare una serie di aiuti, anche piccolissimi, che solo all’interno della parrocchia, grazie alla fraternità e alle relazioni che vivono al loro interno, si possono attivare».
I Centri d’ascolto vicariali – una quarantina di sportelli attivi in 29 vicariati – agiscono secondo la logica della sussidiarietà: «Dove non arriva la parrocchia, dove le situazioni sono complesse e c’è bisogno di maggiore ascolto e di approfondimento, è qui che agisce il Centro d’ascolto vicariale». I Centri d’ascolto vicariali possono contare in media su una decina di volontari formati specificamente a un lavoro di equipe. «In ogni Centro d’ascolto – spiega Daniela Crivellaro di Caritas Padova – c’è un coordinatore al quale chiediamo di prendersi cura del gruppo e in modo particolare di assicurare che le decisioni vengano prese sempre in equipe. C’è poi sempre un tesoriere che rendiconta tutte le spese e può mostrarle in assoluta trasparenza». A queste figure si sommano altri profili, come quelli dell’“osporino”: «Si tratta della persona che usa il software “Ospoweb”, strumento messo a disposizione della Caritas Italiana, decisivo per creare una rete tra diversi sportelli per il monitoraggio dei dati. In questo modo si possono fare analisi precise, quasi in tempo reale, su ciò che sta avvenendo».
Insomma, mentre nelle parrocchie le Caritas si occupano prevalentemente di servizi distributivi come borse alimentari o vestiario, nei Centri d’ascolto vicariali i volontari lavorano insieme per creare dei progetti “Spa”, ovvero di “sostegno per l’accompagnamento”, creati “su misura” per ciascun ricevente. «Dove si vedono situazioni particolari nelle quali, con progetti specifici, è possibile offrire “una svolta” alla persona che si rivolge a noi – continua Daniela Crivellaro – allora ci si attiva per un sostegno molto diverso a seconda dei casi». La strada può essere quella di sostenere il percorso scolastico dei figli, dell’aiuto al trasporto verso il posto di lavoro, un corso abilitante o un tirocinio per rimettersi in gioco. Non ci sono risposte univoche.
L’attività dei Centri d’ascolto vicariali è sostenuta sia dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, sia dalle collette di Avvento che si tengono nelle parrocchie stesse. Si tratta così di due flussi ugualmente importanti, segno, a vari livelli, di una comunità che si impegna perché nessuno resti indietro da solo.
I volontari
Anche nel pieno dell’emergenza Coronavirus, lo sguardo attento dei Centri d’ascolto Caritas vicariali ha continuato a vegliare sui territori della diocesi di Padova. «Nella fase più critica – racconta Daniela Crivellaro della Caritas diocesana – i volontari si sono rimboccati le maniche e, pure costretti a casa, si sono messi in contatto con le persone che seguivano». Il fare rete si è rivelato ancora più importante nella connessione con le Caritas parrocchiali, in prima linea per la distribuzione di generi alimentari. «Anche tra di noi, Caritas diocesana e Centri d’ascolto vicariali – conferma Daniela Crivellaro – si è attivata questa rete. Ci siamo incontrati virtualmente: loro ci hanno segnalato bisogni, necessità e nuove povertà di questa fase, noi abbiamo provveduto a finanziare questi nuovi progetti grazie ai fondi dell’8 per mille».