Comunità energetiche rinnovabili: redatto un documento dalla Chiesa di Padova. Un’opportunità, ma bisogna muoversi con prudenza
Comunità energetiche rinnovabili Redatto dalla Chiesa di Padova un documento con indicazioni per le parrocchie e gli altri enti diocesani. Fondamentale muoversi con prudenza e ponderatezza
Le comunità energetiche rinnovabili (Cer) rappresentano un’opportunità preziosa per le parrocchie, a patto di essere consapevoli che non si tratta anzitutto di un’operazione economica (bensì dai profili sociale e culturale) e di essere consapevoli del funzionamento di questa realtà. È questo in estrema sintesi il messaggio che emerge dal documento Comunità energetiche rinnovabili (Cer). Indicazioni alle parrocchie e agli altri enti diocesani appena redatto da una commissione di esperti nominati dalla Chiesa di Padova e a breve disponibile sul sito diocesano. Sono due le parti che costituiscono il testo: la prima riporta una serie di indicazioni generali, la seconda analizza un caso studio basato su un’ipotetica parrocchia in provincia di Padova che decida di realizzare un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio parrocchiale per metterlo a disposizione di una Cer. «Il risultato del nostro studio conferma che l’ingresso in una Cer da parte di una parrocchia richiede prudenza e ponderatezza – spiega l’arch. Claudio Seno, responsabile dell’Ufficio per i beni culturali della Diocesi e membro della commissione – Più che al possibile risvolto economico, specialmente all’inizio, far parte di una Cer come parrocchia offre interessanti possibilità di sensibilizzare su temi come il rispetto dell’ambiente e il risparmio energetico, attenzioni al centro del magistero di papa Francesco. Le Cer sono uno strumento concreto per maturare un approccio virtuoso rispetto alla vita e alle risorse del pianeta».
Come funziona una Cer
Prima che un insieme di infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile, una comunità energetica rinnovabile è un ente giuridico (associazione, società, fondazione) della quale fanno parte soggetti differenziati (enti locali, aziende, privati, parrocchie, ecc...) in qualità di consumatori, produttori-consumatori se costruiscono e mettono a disposizione un impianto, produttori puri se non consumano. La sfida è congegnare la Cer in modo che i soggetti partecipanti consumino simultaneamente tutta l’energia che producono. «Più questa operazione ha successo – spiega l’ing. Fabio Minchio della commissione diocesana – e più il Gestore dei servizi energetici (Gse) riconosce gli incentivi economici previsti dalla normativa. Il calcolo del Gse funziona su base oraria, quindi per tutte le ore di produzione in cui non c’è consumo gli incentivi non vengono riconosciuti. È quindi fondamentale tenere presente che ogni impianto fotovoltaico produce maggiormente nelle ore diurne e nella stagione estiva».
Quali attenzioni da parte delle parrocchie
«Ogni parrocchia che decide di aderire a una Cer deve conoscere bene lo statuto e il regolamento dell’ente – sottolinea l’avv. Alessandro Perego – in modo da essere consapevole delle responsabilità che si assume nei confronti degli altri soggetti e delle modalità in cui la Cer distribuirà gli eventuali ricavi economici. Si può trattare di un effettivo risparmio economico, ma la normativa incoraggia l’utilizzo sociale di queste risorse, per esempio sostenendo famiglie in povertà energetica che faticano a pagare le utenze oppure destinando quanto ricavato per progetti in favore di bambini o anziani nel proprio quartiere o Comune. Possiamo dire che il vero valore di una Cer sta qui e che il termine “comunità” scelto in sede europea per questi organismi ha una sua reale motivazione». Queste indicazioni generali non possono tuttavia prescindere dalla valutazione del singolo caso. Molto dipende infatti dal numero e dalla tipologia di soggetti che decidono di aderire alla comunità energetica rinnovabile. Per questa ragione, la commissione diocesana – composta anche dall’ing. Giandonato Loporcaro e dal dr. Guido Zanovello – è a disposizione delle parrocchie per la valutazione di progetti e soprattutto dell’ordinario diocesano, la cui autorizzazione è necessaria per ogni parrocchia che intenda aderire a una Cer, anche solo come consumatore, dal momento che si configura come un intervento di manutenzione straordinaria.
Possibili vantaggi
Se per aderire a una Cer non è necessario installare impianti, farlo può essere vantaggioso quanto più ampio è il numero di soggetti aderenti. Se la parrocchia insiste su un Comune con meno di cinquemila abitanti può godere di maggiori incentivazioni, ma l’impianto deve esprimere una potenza minima di 20 kilowattora, soglia al di sotto della quale appare sottodimensionato, e va messo in funzione solo dopo l’avvio della Cer. Infine, va tenuto conto che assumere il ruolo di referente o legale rappresentante della comunità energetica risulta particolarmente oneroso in termini di competenze fiscali e organizzative.
Istituita una commissione diocesana
Per rispondere alle numerose richieste provenienti dalle parrocchie in ordine alla promozione di una Cer o all’adesione a essa è stata attivata dall’Ufficio amministrativo diocesano una apposita commissione a cui è demandato il compito di verificare le diverse proposte e di supportare i percorsi che si dovessero attuare. La Commissione poi è incaricata di verificare opportunità di finanziamento provenienti da istituti di credito o da enti pubblici relativi a questo ambito.