"Caro Cleopa ho qualcosa da dirti". Accompagnare è l’arte del Risorto
Don Federico Giacomin propone un volume, edito da Il pozzo di Giacobbe (collana Spirito&vita), che mette al centro il discernimento spirituale personale. In dialogo con il discepolo...
L’agile testo di don Federico Giacomin – direttore di Villa Immacolata, vice direttore della Pastorale giovanile e incaricato per la formazione dei presbiteri – mette al centro il discernimento spirituale personale. Il termine “discernimento” va esplorato perché potrebbe rischiare il nominalismo – una parola di moda o uno slogan – e di perdere il suo valore. Il testo inquadra il discernimento come l’entrare in relazione con il Signore – un atto di sequela – di cui l’esito è realizzare la sua volontà, che punta alla nostra felicità e al compimento della nostra esistenza. Non c’è un tempo specifico per il discernimento che vale per tutte le stagioni della vita. «Per capire chi diventare e come attuarlo. Per chi essere e per come rimanere». Il testo pertanto, immaginando un dialogo serrato con Cleopa – uno dei due discepoli di Emmaus, di cui l’evangelista Luca riporta il nome – tratteggia le questioni fondamentali di chi vuole iniziare un cammino di accompagnamento spirituale. Lo stile è quello del porre domande: una domanda chiave
apre ogni capitolo del libro; un riquadro di domande finali, quasi delle consegne, lo chiude. Il testo quindi viene incontro sia a chi vuole essere accompagnato, sia a chi ha il compito prezioso e delicato di accompagnare. Possono accompagnare tutti quelli che sono in stretto contatto con il Signore, laici, presbiteri, consacrati. «Questa esperienza apporta crescita a entrambe le parti. A chi la fa e a chi la riceve». Segnalo gli aspetti che mi hanno maggiormente colpito, rinviando alla lettura completa del testo.
La distinzione tra accompagnamento e direzione
Per “direzione” l’autore intende l’atto del singolo nel compiere e realizzare la volontà di Dio, che attraverso il discernimento degli spiriti, realizza la direzione-volontà di Dio. “Accompagnamento” indica la strada fatta insieme con una guida spirituale nel ricercare la direzione-volontà di Dio.
Gli ambiti su cui entrare nell’accompagnamento spirituale
L’accompagnamento riguarda la comunicazione della fede e la fede non è estranea o altra cosa rispetto alla vita. Alcune “porte” privilegiate, esistenziali, favoriscono l’accompagnamento spirituale: il rapporto con il Signore, la dimensione affettiva, la vita morale, la vita ecclesiale, la vocazione (ciò che il Signore ti sta chiedendo in questo momento).
Spirituale è contrario a carnale?
L’autore invita a non contrapporre. La strada è quella del silenzio che mette insieme corpo e spirito, uno per l’altro. «Un corpo senza lo spirito è morto. Uno spirito senza corpo non ha concretezza. L’amore spirituale è molto concreto e l’amore corporale deve innervarsi nello spirituale per non essere solamente istinto, ma scelta».
Al discernimento comunitario sono dedicati gli ultimi capitoli del testo, quasi a dire che il discernimento personale è l’attitudine che permea anche quello comunitario (di un gruppo, una parrocchia...). «Il discernimento comunitario significa avere a che fare con la molteplicità di vedute, con infinite idee e con l’attuare non l’idea migliore ma quella più opportuna per quella situazione concreta ». Il confrontarsi a partire da quanto il Signore suggerisce a ciascuno non conduce a fratture ma alla comunione. L’essere in relazione con il Signore dischiude anche a buone scelte; non si tratta di attivare iniziative, ma di ritrovarci nell’essere discepoli. Consiglio l’appendice finale che offre, in modo
efficace, dei punti di riferimento.
«Accompagnare spiritualmente è l’arte del Risorto, che si riattualizza qui e ora nella fede. Gesù desidera ardentemente fare strada con noi, offrirci la sua compagnia! Essere suoi discepoli è un’attrazione alla realizzazione, come fonte unica e potente di gioia».