88 Comuni del territorio diocesano alle urne il 26 maggio. Dove il dibattito si è svolto in parrocchia

A fronte di una disaffezione e di uno scollamento sempre più marcato nella politica tra amministratori ed elettorato, in questa preparazione al voto del 26 maggio, ci sono state 12 comunità cristiane all'interno della Diocesi di Padova che, coadiuvate dalla Pastorale sociale e del lavoro e dalla Difesa del popolo, hanno realizzato serate di confronto tra i candidati sindaci delle rispettive realtà. Con toni pacati e rispettosi, queste, in molti casi, sono le ultime e uniche occasioni di dibattito rimaste nel territorio. 

88 Comuni del territorio diocesano alle urne il 26 maggio. Dove il dibattito si è svolto in parrocchia

Distanti dalle città popolose, lontani dalle grandi piazze che ciclicamente si affollano di sostenitori chiamati a raccolta da questo o quel partito, la politica racconta comuni in cui spesso è diventato difficile assemblare anche solo una formazione di aspiranti consiglieri e amministratori. La disaffezione non colpisce soltanto l’elettorato, espresso da quel dato percentuale che, a ogni votazione, certifica la bassa affluenza: in 12 comuni all'interno della diocesi di Padova chiamati al voto di domenica 26 maggio, per esempio, si presenta un’unica lista elettorale con il rischio dannoso del commissariamento se il solo candidato non dovesse ottenere almeno il 50 per cento più uno dei consensi.

Eppure ci sono altre 12 realtà, coincidenza simbolica e significativa, tra gli 88 comuni del territorio diocesano (in totale sono 321 le amministrazioni locali che si rinnovano nel Veneto) che hanno scelto percorsi differenti e virtuosi; ultimi presidi sul territorio a servizio dei concittadini per una formazione di pensiero trasversale e sana. Dodici comunità cristiane che in altrettanti comuni di appartenenza hanno organizzato serate di confronto tra i candidati sindaci supportati dalla Pastorale sociale e del lavoro e dalla Difesa del Popolo: «Sono occasioni in cui si offre uno spazio di confronto tra i candidati che molto spesso manca, con toni pacati e mantenendo rispetto reciproco – racconta suor Francesca Fiorese, direttrice dell’ufficio di Pastorale sociale del lavoro – Questo viene apprezzato non solo dai futuri amministratori che possono così esprimere i loro concetti, ma soprattutto dagli elettori che non sentono solo sbraitare, applausi o addirittura insulti. La Chiesa è capace ancora di custodire una vocazione al servizio, anche politico nel senso genuino del termine a differenza dell’interesse lobbistico più stretto alle logiche autoreferenziali da comizio dei partiti».

Prima un incontro preparatorio nel quale, attorno a un tavolo, gli organizzatori dei dibattiti si sono confrontati con un giornalista della Difesa del Popolo, in veste di moderatore, e di un membro della Pastorale sociale per strutturare il confronto, coadiuvandosi e tracciando le domande sulle tematiche più sentite dalla comunità. Linee guida e buone pratiche per la gestione dei tempi e degli interventi dei singoli candidati durante le serate all’insegna della correttezza e completezza per la collettività. La parrocchia di Vo’, ultima in ordine temporale a porre una serata riflessiva con i futuri sindaci, ha seguito l’esempio di Camponogara, Curtarolo, Villafranca, Baone, Piovene Rocchette, Tribano, Santa Giustina in Colle, Campo San Martino.

E poi ci sono anche Rubano, Monselice e Cadoneghe, tre comuni che superano i 15 mila abitanti con gli ultimi due che, in controtendenza positiva a testimonianza della voglia di attivarsi in prima persona, “schierano” rispettivamente sette e sei candidati alla fascia tricolore: «Queste serate restituiscono anche un’umanità dei candidati e una distensione del clima che spesso, al di fuori, vede gli stessi politici non parlare tra di loro – racconta Filippo Dalle Fratte, vicepresidente del consiglio pastorale di Cadoneghe – Ho trovato conforto nel sapere che c’è una rete che con serenità si mette a disposizione dei cittadini. Una sala gremita con persone in piedi è sempre un indicatore positivo, soprattutto se nel bel mezzo della settimana: abbiamo invitato una parte di città a uscire di casa e a partecipare, prima ascoltando e poi votando responsabilmente».

Fisionomie distanti, linee politiche divergenti che, per un paio d’ore, sono spalla a spalla, guardando negli occhi i concittadini. Con civiltà e lealtà, deponendo costruzioni artificiali e assecondando lo stile che la comunità parrocchiale vuole infondere. Uno stile differente dalla pluralità e, in certi casi, unica e preziosa occasione per conoscere davvero a chi consegnare e custodire le chiavi amministrative della città: «In molti piccoli comuni senza la nostra presenza non ci sarebbe nemmeno un momento di confronto – è l’osservazione del direttore Guglielmo Frezza, moderatore in quattro occasioni – ed è un contributo importante perché il pubblico partecipa per vedere dialetticamente come i candidati si mostrano, oltre alla semplice presentazione dei programmi elettorali. Nonostante il clima acceso che si registra nei piani alti della politica nazionale, nei nostri appuntamenti c’è serenità, viene capito e accettato il nostro stile, quello del ragionamento e del voler affrontare temi cari alla comunità nel rispetto, sapendo che tutti sono chiamati a un gesto consapevole: che sia di governo o di opposizione, a fare il bene della comunità».

In Veneto

Le elezioni comunali interessano 321 comuni veneti. Sono le prime elezioni per Borgo Valbelluna (Bl), Colceresa (Vi), Lusiana Conco (Vi), Valbrenta (Vi) e Pieve del Grappa (Tv), i cinque nuovi comuni istituiti nel 2019. Quattro anni fa, alla precedente tornata elettorale così numerosa, la percentuale di affluenza in Veneto è stata del 68,95 per cento. Nel 2009, ancora più alta con 75,38 per cento.

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