46° Premio della bontà. Grazie a chi, anche in tempo di Covid, ha seminato altruismo
La cerimonia di consegna dei premi si tiene in basilica del Santo domenica 14 febbraio dopo la messa delle 11 presieduta dal delegato pontificio mons. Fabio Dal Cin. Sia la messa che la cerimonia sono trasmesse in diretta su Rete Veneta. Il Premio nasce negli anni Settanta da una felice intuizione del cappellano e del priore dell’epoca e da allora continua a mantenere saldo l’obiettivo di dimostrare quanto di “buono” vi sia nei giovani di ogni generazione.
A un anno dall’inizio della pandemia di Covid 19, l’Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova consegna – domenica 14 – il 46° Premio della bontà, che quest’anno aveva come tema di fondo la ricerca di un luogo o di un monumento testimone di storie o eventi di bontà e solidarietà. La cerimonia si svolge in una data significativa: non solo perché proprio in febbraio, il 21, nel comune di Vo' si registrava il primo caso di Coronavirus, ma anche perché il 14 è la Festa della lingua, seconda per importanza nella famiglia dei Frati minori conventuali.
Il premio si è dovuto adattare agli eventi che hanno coinvolto tutti e riprogrammarsi: già la scorsa estate l’Arciconfraternita aveva dapprima rimandato la scadenza del bando 2020 e poi anche la cerimonia conclusiva di premiazione. Da nove province in otto regioni italiane sono pervenute 83 opere, delle quali 43 delle scuole primarie, 7 delle secondarie di primo grado, 26 delle superiori, quattro multimediali di singoli o gruppi, tre fuori concorso. «Abbiamo rincorso gli eventi – spiega Leonardo Di Ascenzo, il priore – e ci siamo interrogati sul da farsi perché una volta bandito il tema, le scuole sono entrate in didattica a distanza. Abbiamo dato l’opportunità di prolungare il tempo di consegna degli elaborati, ma nonostante ciò ne sono arrivati molti meno rispetto agli anni scorsi. Ci pareva però giusto premiare chi si è comunque impegnato. I lavori pervenuti sono molto intensi e mettono in luce aspetti interessanti del territorio di provenienza, quelle radici di carità che i luoghi preservano o che hanno dati i natali a persone che hanno dedicato la propria vita a fare del bene». A valutare gli elaborati degli studenti, oltre al priore e ad alcuni confratelli e consorelle, la giuria era presieduta dal cappellano dell’Arciconfraternita, padre Andrea Vaona e da un secondo co-presidente, Fulvia Degl’Innocenzi, giornalista e scrittrice di romanzi per ragazzi.
Dai luoghi e dagli ambiti più significativi della pandemia invece provengono gli esempi di adulti che ricevono il Premio e così il loro operato ha consentito di attualizzare il tema scelto. Si parte infatti proprio da Vo’ con i medici Maria Teresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini che hanno sostituito i colleghi di medicina generale dell'area rossa durante il periodo più critico dell'inizio pandemia. Si passa per Gallarate dove don Fabio Stevenazzi, sacerdote medico, a metà marzo ha dismesso temporaneamente (dopo il permesso dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini) i paramenti sacri nella parrocchia di Santa Maria Assunta a Gallarate, ed è sceso in prima linea per rispondere all’emergenza Covid-19, tornando a fare il medico, come prima di entrare in seminario. E infine si giunge a Roma dove un professore prossimo alla pensione, Ferdinando Bonessio, ha utilizzato la propria auto per permettere a una alunna in difficoltà di sostenere l'esame di terza media prestando anche i propri mezzi tecnologici.
«Il mondo sanitario, quello religioso e quello della scuola: tre ambiti significativi di questo periodo difficile vengono premiati – conclude il priore – Persone, giovani professionisti o quasi prossimi alla pensione, che comunque hanno messo il cuore davanti alla professione, che si sono spesi per gli altri, ciascuno nel proprio ambito. Un premio, quello di quest’anno, che è più un semplice riconoscimento francescano e antoniano: non un'onorificenza ma un "grazie" e una proposta ai giovani incarnata da esempi davvero meritori di persone che proprio in questo momento così difficile segnato dalla pandemia si sono spese per gli altri. Desideravamo non interrompere la tradizione del premio, a maggior ragione proprio in questo anno così difficile e sofferto. L’idea di dedicare il Premio della bontà ai luoghi e alle tristi vicende legate alla pandemia ci ha permesso di mostrare esempi di solidarietà e ha dato un valore diverso a questi luoghi dove è davvero germogliato il seme dell’altruismo».
I medici di Vo': «La "medaglia" va agli infermieri»
I tre medici di Vo’ il 20 ottobre scorso hanno ricevuto anche l'onorificenza di cavalieri dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella per essere andati volontari, in piena zona rossa, a sostituire i medici di famiglia in isolamento fiduciario. «Siamo intervenuti in collegamento costante con gli specialisti – hanno sottolineato – ma con l’appoggio essenziale degli infermieri del territorio. La “medaglia” la danno a noi, ma la verità è che senza di loro, molto più esposti di noi al contagio, non saremmo riusciti a fare molto».
Le scuole. «Ogni piccolo atto di bene fa la differenza»
Hanno partecipato al premio anche le scuole italiane di Pola in Istria, che hanno coinvolto 13 diverse istituzioni scolastiche e proprio una loro studentessa di quarta primaria, Matilde Banko, è arrivata prima. Ha raccontato dell’unico monumento dedicato alle vittime della più grande tragedia mineraria italiana avvenuta in Istria il 28 febbraio 1940, che si trova nel cimitero di Sanvincenti. Al secondo posto invece Noemi Campolongo, quinta primaria al Sacro Cuore-istituto Sabinianum di Monselice. «Noemi nel suo racconto narra la storia di Ida Lenti Brunelli, Giusta fra le Nazioni – spiega Virginia Kaladich, preside dell’istituto e presidente Fidae nazionale che ha patrocinato il concorso – Ida era una ragazza monselicense, che durante la Shoah, dopo aver conosciuto casualmente tre bambini ebrei, rimasti in seguito orfani, se ne fece carico riuscendo a salvarli dalla deportazione. Ragazza determinata, Ida riuscì a rintracciare i parenti in Palestina e a far rimpatriare i tre ragazzini. Il Premio della bontà per me ha sempre precedenza assoluta! Un’opportunità unica e importante che permette ai nostri bambini, ragazzi e giovani di avvicinarsi e approfondire tematiche di alto spessore umano e spirituale. Inoltre, ci fa scoprire la bellezza di gesti di bontà, di generosità, di gentilezza che nascono nel silenzio di una quotidianità. Si accendono i riflettori su persone che nell’anonimato pensano agli altri, aiutano chi è in difficoltà con abnegazione e grandissima generosità. Non è il premio che attira ma la bontà dell’iniziativa».
Fra le scuole vincitrici anche l’istituto superiore Einstein di Piove di Sacco, con un doppio podio: al secondo posto sezione narrativa Giulia Polato, studentessa di seconda, racconta di due luoghi storici e simbolici di Dolo, l’istituto Casa nostra che ha accolto minori in difficoltà e l’ospedale, nato grazie a una opera di carità di un patrizio veneziano. L’Einstein si fa onore anche per la sezione multimediale: cinque ragazze del liceo linguistico - Giulia Boran, Giada Buso, Elena Ceola, Gaia Toninato ed Eva Universi - hanno raccontato la storia di Franco Focherini, noto farmacista di Legnaro che ha deciso di lasciare in eredità tutti i suoi averi alla parrocchia per opere di carità. «All’inizio pensavo fosse difficile svolgere il tema – racconta Gaia, che l’anno scorso ha vinto nella sezione narrativa – poi invece è stato interessante trovare un luogo e una persona. Penso che fare del bene sia una cosa molto diversa dal limitarsi a non fare il male, perché promuovere ogni piccola forma di bene ti colora la vita e la fa risplendere. Non sto dicendo di fare azioni eroiche, fare del bene è raccogliere una carta, aiutare chi è in difficoltà, donare il proprio tempo. Ogni piccolo atto di bene aiuta a fare la differenza».