Peccatori, sì, ma non ipocriti. Il Vangelo di oggi è occasione per riflettere sulla differenza tra peccato e corruzione

Il primo figlio, quello che ha detto ‘no’ ma poi va, “non è perfetto ma sincero”, afferma Francesco.

Peccatori, sì, ma non ipocriti. Il Vangelo di oggi è occasione per riflettere sulla differenza tra peccato e corruzione

Viene dalla Siria Pamela, ha sette anni come Grigoryi ucraino e Alejandro guatemalteco; Thomas australiano ha 9 anni e Alessio del Benin dieci. Sono i cinque bambini che si affacciano con il Papa all’Angelus, in questa domenica vigilia dell’apertura del Sinodo dei vescovi. Una piccola rappresentanza dei bambini che dai cinque continenti saranno in Vaticano, nell’Aula Paolo VI, il prossimo 6 novembre. L’appuntamento, promosso dal Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione, avrà come tema “Impariamo dai bambini e dalle bambine”. Incontro per “tornare ad avere sentimenti puri come i bambini, perché chi è come un bambino appartiene al Regno di Dio”, dice Papa Francesco che sottolinea come “i bambini ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato”. Annuncio nella giornata dedicata dall’Onu alle persone anziane, e un Papa che ribadisce, in questo modo, il legame tra nonni – “alberi vivi” nonostante gli anni – e nipoti: una delle cose belle della vita di famiglia, disse il Papa il 2 ottobre di tre anni fa “è accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno o da una nonna”.

Angelus nella domenica in cui Matteo ci propone la parabola del padre che chiede ai due figli di andare a lavorare nella vigna: il tema dell’obbedienza al padre, il momento del pentimento per una risposta forse troppo affrettata, sicuramente sbagliata. Conosciamo le risposte: “non ne ho voglia” il primo, ma poi andrà; “si signore”, e invece eviterà di entrare nella vigna, il secondo. L’evangelista usa due verbi per indicare il cambiamento avvenuto nel primo figlio: pentire e andare – “si pentì e vi andò”.

Chi dei due ha compiuto la volontà del padre domanda Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, come leggiamo in Matteo. Per il Papa, occasione per riflettere sulla differenza tra peccato e corruzione. Infatti, nessuno dei due figli si comporta in modo impeccabile: uno dice sì ma poi non va, “non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un ‘sì’, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia, è un ipocrita”. Per Francesco “un uomo che si comporta così non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza, senza accettare alcun dialogo o confronto onesto”.

Il primo figlio, quello che ha detto ‘no’ ma poi va, “non è perfetto ma sincero”, afferma Francesco “manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole”. Si mette in discussione e alla fine va: “potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto”, e per il peccatore “c’è sempre speranza di redenzione”; per il corrotto, invece, “i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso “muro di gomma”, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza”.

Lo ricordava, con altre parole, Benedetto XVI, il quale, incontrando i giovani alla veglia a Friburgo, fine settembre 2011, diceva che “il maggior danno per la chiesa non viene dai suoi avversari ma dai cristiani tiepidi” che non si lasciano inquietare, scuotere dalla fede, che non si interrogano sul rapporto personale con Dio.

Così Papa Francesco chiede all’Angelus: “di fronte alla fatica di vivere una vita onesta e generosa, di impegnarmi secondo la volontà del Padre, sono disposto a dire “sì” ogni giorno, anche se costa? E quando non ce la faccio, sono sincero nel confrontarmi con Dio sulle mie difficoltà, le mie cadute, le mie fragilità? E quando dico “no”, poi torno indietro?”

Angelus nel quale ricorda, nelle parole dopo la preghiera mariana, la “drammatica situazione” degli sfollati dell’enclave armena nel Nagorno Karabakh da oltre trenta anni al centro di un “doloroso conflitto”, e rinnova l’appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia, auspicando un “accordo duraturo” nei colloqui che si terranno a Grenada in Spagna, il prossimo 5 ottobre; accordo “che ponga fine alla crisi umanitaria”.

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Fonte: Sir