Mediterraneo: un mare di pace che unisce i giovani
A un anno dall’insediamento torna a riunirsi in presenza il Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Promosso dalla Cei con l’obiettivo di promuovere la fratellanza e l’accoglienza reciproca e per incoraggiare il dialogo e la solidarietà fra i popoli di fedi e culture differenti che si affacciano sul Mare Nostrum. Fino a domenica 21 luglio i 34 consiglieri, provenienti da contesti economici e socio-politici molto diversi tra loro, si confronteranno e condivideranno esperienze, lavorando insieme per costruire un futuro di pace
A un anno dall’insediamento torna a riunirsi in presenza il Consiglio dei giovani del Mediterraneo nato con l’obiettivo di promuovere la fratellanza e l’accoglienza reciproca e per incoraggiare il dialogo e la solidarietà fra i popoli di fedi e culture differenti che si affacciano sul Mare Nostrum. Fino a domenica 21 luglio i 34 consiglieri, provenienti da contesti economici e socio-politici molto diversi tra loro, si confronteranno e condivideranno esperienze, lavorando insieme per costruire un futuro di pace. Quella che da troppo tempo sogna Fadi, 25enne di Gerusalemme, che avverte il peso di un conflitto che dura da oltre nove mesi. “Nella Bibbia è scritto che Gerusalemme è un paese di pace ma non l’ha mai conosciuta, la sua storia è segnata da conflitti e sofferenze – dice -. Come giovane, porto nel cuore questo profondo desiderio di pace e la invoco con tutta la mia voce. Solo con l’impegno, la collaborazione, il dialogo sarà possibile realizzarla”. I consiglieri, di età compresa tra i 18 e i 28 anni, provengono da: Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Croazia, Albania, Bosnia, Montenegro, Grecia, Cipro, Malta, Turchia, Iraq, Siria, Libano, Terra Santa, Egitto, Algeria e Tunisia. Ci sono quindi paesi dove i conflitti rischiano di incancrenirsi e altri in pace da decenni.
È la serenità di questi ultimi che Fadi trasmetterà ai suoi coetanei al rientro a Gerusalemme perché è “un messaggio di speranza” afferma. In Italia, per la seconda volta, sta assaporando ogni istante di questa settimana, immerso “in un’esperienza mai vissuta prima”.
Nell’ultimo anno, durante gli incontri online che hanno portato all’ideazione ed elaborazione di progetti, Fadi ha visto crescere e maturare se stesso e gli altri membri del Consiglio. “I nostri occhi si sono aperti a nuove prospettive – racconta -. Tutto ciò che ho vissuto e vivo lo condivido con il mio vescovo e con i giovani della mia comunità, affinché la speranza di pace germini anche nei loro cuori”. Ispirato al pensiero del “sindaco santo” Giorgio La Pira, il Consiglio è l’opera segno del convegno dei vescovi “Mediterraneo di pace” svoltosi a Firenze nel febbraio 2022. I 34 membri sono stati indicati dalle rispettive Conferenze episcopali e dai Sinodi delle Chiese cattoliche orientali. In questa settimana si incontreranno a Roma, Fiesole, Firenze e La Verna. Ieri, martedì 16 luglio, accompagnati dal segretario della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, sono stati ricevuti in Vaticano dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.
“Si è molto interessato al progetto e ai lavori del Consiglio – racconta Emile, 25enne rappresentante del Sinodo della Chiesa maronita in Libano, facente parte del direttivo del Consiglio -. Per noi è stato importante spiegargli quello che facciamo e fargli conoscere i frutti della nostra azione. Ha voluto parlare con ciascuno di noi, conoscere le nostre esperienze. Ci ha dato la sua benedizione e spronati ad andare avanti”. Il Libano vive da anni una grave crisi economica acuita dalla mancanza di un presidente alla guida del paese dei cedri da quasi due anni. “Stiamo pensando di fare un gemellaggio con altri paesi che vivono situazioni di crisi – aggiunge Emile -. Sarebbe una buona occasione per scambiarci esperienze, conoscere culture e tradizioni differenti e comprendere come altri ragazzi vivono le loro difficoltà e la promozione della dignità umana”.
Sotto l’egida della Conferenza episcopale italiana, il Consiglio è stato affidato alla Fondazione “Giorgio La Pira”, alla Fondazione “Giovanni Paolo II”, al Centro internazionale studenti “Giorgio La Pira” e all’Opera per la gioventù “Giorgio La Pira” che compongono la Rete Mare Nostrum.
Patrizia Giunti, presidente della Rete e della Fondazione “Giorgio La Pira” di Firenze osserva che il primo anno di lavoro del Consiglio “è stato segnato dall’evento inaudito e drammatico del conflitto israelo-palestinese. Molti dei ragazzi provengono da territori in guerra e questa settimana di incontri in Italia significa un cambio di quotidianità. Hanno grande entusiasmo e ci insegnano che il messaggio di pace e speranza di Giorgio La Pira è ancora attuale ed è una luce guida per le nuove generazioni”. Nicholle Salerno è di Brindisi, città distintasi per l’accoglienza già nei primi anni ’90 quando venticinquemila profughi albanesi arrivarono al porto su imbarcazioni di fortuna. Per lei essere nel Consiglio rappresenta “quel legame che ha la mia città con il mare e con il territorio. Guardare verso il mare ci aiuta a tessere reti ponendo valore sulla diversità”. Per Aleks, della Slovenia, il Consiglio “è un’esperienza arricchente, di scambio, l’occasione per conoscere i problemi e le opportunità di ogni paese”. Suddivisi in gruppi di lavoro tematici, i ragazzi si concentreranno su quattro linee progettuali: educazione alla fede; educazione formale e informale; dottrina sociale e impegno civico; scambi di esperienze di networking, dialogo ecumenico e interreligioso. Aleks con il suo gruppo sta preparando un canale Instagram dove “promuovere il Consiglio, divulgare i progetti e diffondere temi di evangelizzazione”.