La crisi ucraina, gli aiuti umanitari e l’importanza del processo negoziale in corso, “esprimendo la loro speranza per il raggiungimento al più presto di una pace giusta”.
Chiesa nel mondo
“Il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, sarò ordinato vescovo di Rumbek. Non è una ricorrenza che mi sono scelto, ma mi è stata data in dono”.
“Il significato simbolico di questa consacrazione viene dal fatto che in questo momento c’è purtroppo un conflitto aperto in Ucraina e quello che si domanda innanzitutto è che si possa fermare il versamento di sangue, che è sempre sangue innocente, ed anche che si possa iniziare una pace duratura. Ora la pace duratura è proprio ciò che viene dal cuore immacolato di Maria e cioè da Cristo che è Principe della pace”.
“È un atto spirituale atteso da molto tempo dal popolo ucraino. I cattolici ucraini sin dall’inizio dell’aggressione russa nel 2014 chiedevano questo atto come urgente bisogno per evitare l’aggravamento della guerra e dei pericoli che pervenivano dalla Russia”.
"La nostra fantasia appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà. Quello che succede con una eventuale guerra atomica”. Così il Papa, nell'udienza di oggi, in cui ha pregato per la pace in Ucraina prendendo in prestito le parole di mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli. Incontrando gli studenti dell'Istituto "La zolla" di Milano, Francesco ha pregato per i bambini e i ragazzi che in Ucraina vivono sotto le bombe, "vittime della superbia di noi adulti"
Il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi esortando i fedeli presenti in Aula Paolo VI – tra i quali campeggiavano le bandiere giallo-blu dell’Ucraina – a pregare per la pace, leggendo il testo di una preghiera composta dall’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, e inviata alla comunità diocesana partenopea.
Una settimana fa sono arrivati a Medjugorje circa 200 profughi ucraini, tutte donne con figli tra 1 e 15 anni. I primi in tutta la Bosnia-Erzegovina. Altri ne arriveranno nelle prossime settimane. La città mariana ha aperto le sue porte e ha avviato un cammino di accoglienza materiale e spirituale. Domenica è stata una giornata di festa. Questo il racconto del Sir.
“Venerdì 25 marzo, durante la celebrazione della Penitenza nella basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria Russia e l’Ucraina”.
A Medjugorje, località bosniaca nota per le apparizioni mariane che alcuni veggenti affermano di avere dal 24 giugno del 1981, si prega per la pace in Ucraina. Negli abitanti del posto è ancora viva la memoria della guerra in Bosnia, scoppiata 30 anni fa. Intanto, in attesa del pieno ritorno dei pellegrini, dopo il Covid, sono arrivati 200 profughi ucraini. La testimonianza di mons. Aldo Cavalli, Visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje.
“Il Santo Padre ha ricevuto la lettera del sindaco della Capitale ucraina ed è vicino alle sofferenze della città, alla sua gente, a chi ne è dovuto fuggire e a chi è chiamato ad amministrarla”.
Strumenti online a supporto di incontri a presenza o a distanza per quiz, sondaggi, domande, brainstorming con lo smartphone
Cresce sempre di più il numero di profughi ucraini che cercano rifugio in altri Paesi europei. Ad oggi secondo le stime dell’Onu sarebbero già quasi 3 milioni. Suor Jolanta delle salesiane di Don Bosco operanti nei Paesi dell’Est, da 25 anni a Leopoli, ci dice che sono decine di migliaia le persone che ogni giorno arrivano nella città, distante meno di 100 chilometri dalla frontiera con la Polonia. Le religiose, nella misura del possibile organizzano per loro i viaggi in Polonia, distribuiscono gli aiuti umanitari, preparano degli invii dei beni di prima necessità e delle medicine verso l’interno dell’Ucraina
Pietro, Giovanni e Giacomo si svegliano durante la Trasfigurazione: "possiamo pensare – dice il Papa – che fu la luce di Gesù a ridestarli".
Recitare un salmo in famiglia significa sintonizzarsi con la preghiera di tutta la comunità cristiana.
“Sono arrivati ieri a Cascia 10 profughi dall’Ucraina, per lo più donne e bambini, che la nostra comunità ha voluto fortemente accogliere, rispondendo all’appello della Caritas della diocesi di Spoleto-Norcia. Sono vittime in fuga dall’orrore della guerra, che ha portato loro via tutto e hanno bisogno di ritrovare serenità e speranza. Con questa consapevolezza abbiamo aperto le porte del nostro monastero, decise a dar loro una casa sicura dalla quale ripartire. Essere al loro fianco per la rinascita è un dono e una responsabilità: per entrambi ringraziamo il Signore e chiediamo a lui di darci la forza per lasciare nei loro cuori il seme dell’amore e della pace che Santa Rita ci chiama a diffondere”.