La storia di Urbana
Citata già prima dell'anno Mille, Urbana ha ospitato nel Medioevo anche un ospizio e un monastero di Benedettini bianchi, per la sua posizione strategica lungo le vie di commercio e pellegrinaggio che dal Nord portavano al Po. Il patrono, san Gallo, era un eremita discepolo di san Colombano.
Urbana è citata in un documento di donazione del 955 e nel 1077 i figli di Azzo d’Este risultano avere qui dei possedimenti, come aveva beni il monastero di Carceri, riportato nei diplomi del 1117. Un altare di San Gallo, eremita discepolo di san Colombano, viene menzionato in un atto del 1188 e probabilmente il santo era già il titolare della parrocchiale che dipendeva dalla pieve di Casale di Scodosia già nel 1297.
A Urbana esistevano anche un ospizio e un monastero di Benedettini bianchi, gli “albi” di Santa Giuliana. Il rettore di Urbana, a cominciare dalla visita del 1601, viene chiamato archipresbyter, mentre la chiesa è detta arcipretale già nel 1580. Nel 1489 aveva un atrio porticato elegante, in alcune parti mancava però del soffitto. Nella visita del 1536 risulta grande, con sette altari di cui quattro consacrati.
La chiesa, già più volte rimaneggiata, fu rimpiazzata da un nuovo edificio a tre navate di stile gotico con cinque altari, iniziato nel 1928 e terminato vent’anni più tardi.