Gisèle e le ferite da cui iniziare un cammino nuovo
Gisèle è stata privata della sua libertà. Non ha vissuto una donazione piena ed ilare, è diventata oggetto di spreco, donna da usare e ri-usare, demolendo così la Bellezza della berachà e l’inno di gioia e di gratitudine al Creatore. Non una volta, e sarebbe già uno sfacelo vergognoso, ma per anni e anni. Su di lei ricadeva la viltà, l’inganno e la sporcizia. L’uomo e la donna possono dirsi tali quando affondano in una simile melma?
Il cielo, la terra, il mare, l’universo, ogni fiore o animale che sul nostro pianeta possiamo incontrare: tutto è stato creato dall’Altissimo. Tutto è stato plasmato dalle Sue mani creatrici.
Anche ‘Adam, quel terrigno, che respira lo stesso Soffio dell’Altissimo, Colui che tutto può.
Incomprensibile per la ragione umana ma ben attestabile: non può nulla sulla libertà che Egli stesso ha donato. Non può perché non vuole: rispetta la libertà.
Dono gratuito e, decisamente, a…perdere… visti gli esiti. Noi li vediamo a posteriori, mentre Egli vede tutto simultaneamente. Eppure ha voluto creare ‘Adam e fargli il grande dono della libertà.
Incredibile.
In questo luogo che noi collochiamo nel più profondo del nostro cuore, dove decidiamo di noi stessi, Egli dimora solo se noi Lo lasciamo entrare.
Incredibile sempre più.
Un termine ebraico, berachà, che viene tradotto benedizione, esprime la gioia della vita, dell’incontro fra l’uomo e la donna, la creazione che si rinnova nella sua vitalità e il Creatore gioisce perché abbiamo scoperto di essere con-creatori, di donare la vita che esplode in tutto il vigore e in tutta la sua Bellezza.
Quando viene infranta la libertà della donazione ecco affacciarsi un altro scenario, cupo e lugubre, tanto da non donare gioia e vitalità, luce e splendore ma tenebre e inganno.
Gisèle è stata privata della sua libertà. Non ha vissuto una donazione piena ed ilare, è diventata oggetto di spreco, donna da usare e ri-usare, demolendo così la Bellezza della berachà e l’inno di gioia e di gratitudine al Creatore.
Non una volta, e sarebbe già uno sfacelo vergognoso, ma per anni e anni.
Su di lei ricadeva la viltà, l’inganno e la sporcizia.
L’uomo e la donna possono dirsi tali quando affondano in una simile melma?
La giustizia umana deve fare il suo corso, deve gridare al mondo l’obbrobrio delle oscenità commesse.
Sarà la pensa carceraria però a imprimere la svolta? A far ritrovare la Bellezza della berachà?
E noi che cosa facciamo e che cosa faremo?
Il Creatore ci è Maestro: donare e ridonare senza chiedere riscontri. Per la nostra umana natura però è necessario un cammino pedagogico: quale il peso della pornografia che si insidia dovunque? Quale il peso delle nostre decisioni che non vengono prese guardando il Volto del Creatore?
È in gioco la nostra libertà, quella assoluta, se vogliamo lasciare un’impronta nel solco della storia che possa risplendere.
Il pensiero va a Gisèle, si vorrebbe esserle vicino, poterla rassicurare che non è un oggetto, non sex toy, ma una persona sulle cui ferite ci chiniamo da amici per iniziare un cammino nuovo, in cui poter respirare liberamente e liberamente guardarci in volto.
Senza inganni, senza mistificazioni.
Il pensiero va a colui che ha ordito tutta la trama: non ha ancora scoperto la sua libertà, quella vera che lo può rendere trasparente, portatore di gioia e non complice di nefandezza.
Il pensiero va a chi è si prestato ed è complice, non solo di aver usato un sex toy ma di esserlo diventato e quindi di aver, almeno, smarrito la propria dignità, se non addirittura persa.
Il pensiero va al Creatore, in pianto e addolorato per noi che, pur essendo liberi, ci siamo lasciati incatenare e ammaliare non dal fango su cui ha impresso il suo Soffio ma dalla fanghiglia lurida che vuole travolgerci.
In fin dei conti, che fare?
Cambiare noi stessi, dal profondo. Fissando lo sguardo sulle lacrime del Creatore, cambiare e mutare lo stile nostro, della nostra famiglia, della nostra società.
Preghiera è anche questo: rompere con gli inganni, cercare la Bellezza della berachà.
In questo slancio portare con noi Gisèle ma anche di chi di lei ha abusato, ridonare a tutti un volto nuovo, ora che il Veniente che si fa Bambino ci vuole condurre al Padre da salvati.
Solo allora Egli dimorerà nella nostra libertà.