La storia del Carmine

La storia del Carmine

Esisteva già da almeno mezzo millennio la basilica di Santa Maria del Carmine, popolarmente conosciuta come “i Carmini”, quando divenne sede della vita parrocchiale, nel 1810. Sostituì in questa funzione l’antica chiesa di San Giacomo di Ponte dei Molini, che sorgeva all’inizio di viale Codalunga e che fu abbattuta senza lasciare traccia. Il primo documento nel quale viene citata la chiesa di San Giacomo risale al 1169. In quel tempo, la cappellania (divenuta parrocchia nel 13° secolo) comprendeva un territorio molto ampio, si estendeva a sud fino al Bacchiglione, a ovest fino alle Brentelle, a nord fino all’Arcella. Una vastità che giustificò la suddivisione in due parti con due rettori che si alternavano settimanalmente nel servizio della chiesa: la zona urbana, compresa tra il Bacchiglione e le mura carraresi e quella suburbana, fuori le mura. Nel 14° secolo, la costituzione di due nuove chiese ridusse notevolmente il territorio di San Giacomo: intorno al 1308, nacque la parrocchia della Santissima Trinità, mentre intorno al 1383 si costituì quella di Chiesanuova. La chiesa di San Giacomo era a navata unica, non molto grande, ma con un alto campanile ricostruito nel Settecento, perché pendente, dall’architetto padovano Domenico Cerato, su disegno del Poleni. Accanto alla chiesa sorgeva l’ospitale dei Santi Giacomo e Cristoforo, anch’esso scomparso. Varie opere d’arte e arredi della vecchia chiesa sono ora conservati nella basilica del Carmine, costruita accanto al convento dei Carmelitani che qui si insediarono alla fine del Duecento. La chiesa fu costruita a partire dal 1309 e nel 1446 fu consacrata e dedicata a Santa Maria del Carmine. Il 25 gennaio 1491, una forte nevicata e un terremoto concomitante provocarono il crollo del grande tetto in legno; la chiesa ne rimase gravemente compromessa, a parte l’abside poligonale. La ricostruzione sulla struttura superstite iniziò nel 1494 e coinvolse vari architetti, tra cui spicca Lorenzo da Bologna che diede all’opera un’impronta rinascimentale. La visita del vescovo Ormaneto, avvenuta nel 1571, registra l’esistenza di una chiesa monumentale. Nel 1576 fu trasferita in chiesa l’immagine della “Madonna dei lumini” venerata come protettrice contro la peste. Una nuova ricostruzione fu necessaria nel 17° secolo, in seguito a un terremoto che nel 1696 fece crollare la volta della navata. Nel 1800 un incendio distrusse la cupola, che fu riparata e ricostruita in seguito più volte, fino al rifacimento in rame della calotta esterna nel 1931-32. La facciata, progettata da Giovanni Gloria, è rimasta incompiuta. Nel 1810 il convento dei Carmelitani fu soppresso e il complesso divenne bene demaniale, ma il vescovo Dondi Dell’Orologio ottenne che fosse trasferita in quella chiesa la sede della parrocchia di San Giacomo. Con papa Pio X, nel 1912, la chiesa fu riconosciuta santuario mariano e con la bolla papale di Giovanni XXIII del 7 ottobre 1960 le è stato riconosciuto il titolo di basilica minore pontificia.

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