Patto cooperative-sindacati per appalti pubblici puliti e giusti
Dopo gli ultimi scandali, le tre centrali cooperative di casa (Conf, Lega e Agci) hanno deciso di non indugiare e di mettere nero su bianco un “protocollo sulla legalità in materia di appalti pubblici”, che hanno sottoscritto con le tre organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil) e ora attendono di poter mettere in calce anche il consenso, non soltanto formale, dei principali interlocutori in merito ai servizi sociali, cioè la regione, i comuni e le aziende sanitarie.
È un fatto fisiologico, che inevitabilmente si può trasformare in patologia, anche quando i protagonisti possono sembrare adulti e vaccinati.
Dove ci sono quattrini, gare da vincere, appalti da aggiudicare, è quasi scontato che prima o poi si insinui il malaffare e l’illegalità.
Se n’è accorto, a scottadito, anche il mondo della cooperazione e in particolare quello del sociale, fino a qualche tempo orsono ritenuto indenne da pericoli e inquinamenti.
«Invece, a un certo punto, ci siamo resi conto che anche tra di noi c’erano gli avventurieri e gli speculatori» ammettono i cooperatori, alla luce di (troppi) recenti fatti di comportamenti poco edificanti, non soltanto nella capitale d’Italia ma anche in terra veneta.
Proprio per questo, perché la situazione ha preso un crinale pericoloso, non soltanto sul versante dell’immagine ma più radicalmente della prassi, le tre centrali cooperative di casa (Conf, Lega e Agci) hanno deciso di non indugiare e di mettere nero su bianco un “protocollo sulla legalità in materia di appalti pubblici”, che hanno sottoscritto con le tre organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil) e ora attendono di poter mettere in calce anche il consenso, non soltanto formale, dei principali interlocutori in merito ai servizi sociali, cioè la regione, i comuni e le aziende sanitarie.
La presa di coscienza del pericolo malaffare è stata onesta, a cominciare dalle cooperative, cui va dato il merito di non essersi limitate a prendere atto; ora anche gli altri dovranno fare la loro parte perché la partita si gioca in due: chi indice la gara, mettendo i quattrini pubblici, e chi fa di tutto per vincerla.
È proprio in questo “di tutto” che sta il problema maggiore: c’è, infatti, chi è veramente disposto a qualsiasi nefandezza pur di portare a casa un incarico, un lavoro.
D’altra parte la legge non aiuta; negli appalti, anche in ambito sociale, regna la norma del “massimo ribasso” e questo porta inevitabilmente a barare su ogni altra valutazione. Soprattutto in merito a due punti nodali: la qualità dei servizi e i diritti (anche retributivi) del lavoratori.
«Tutto questo – sostengono cooperative e sindacati – è inaccettabile; perché i servizi sociali hanno una componente di umanità e professionalità che non può accettare un ribasso che vada al di sotto di standard di qualità quanto meno dignitosi».
Invece così non è; per questo le cooperative sociali della regione (824 iscritte all’albo, che danno lavoro a 35 mila persone e servono 500 mila cittadini), hanno deciso di assumersi le proprie responsabilità, ma anche di chiedere agli interlocutori pubblici di fare la loro parte.
Il protocollo definisce e sollecita che l’affidamento dei servizi avvenga secondo il criterio della “offerta economicamente più vantaggiosa” (come peraltro stabilito dalla deliberazione regionale 4189/2006), avendo sempre come primo obiettivo la qualità del servizio al cittadino.
Si chiede inoltre l’individuazione di standard oggettivi di valutazione, che tengano conto delle modalità di promozione dell’occupazione “buona e stabile”, degli strumenti di qualificazione organizzativa del lavoro, della conoscenza dei problemi sociali specifici del territorio e delle risorse sociali della comunità che vi vive, nonché del rispetto del costo del lavoro come definito dalle tabelle ministeriali.
A voce unita le parti firmatarie del protocollo chiedono inoltre che siano rispettate le clausole dei contratti collettivi nazionali, gli accordi regionali, territoriali e aziendali, l’applicazione della normativa di sicurezza sui luoghi di lavoro, sulla previdenza e assistenza.
Poi c’è il fronte dei controlli, prima e dopo l’aggiudicazione degli appalti
Le organizzazioni si impegnano, infatti, a segnalare al comitato misto paritetico regionale (cmpr) – istituito dal contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali – le situazioni irregolari e anomale contenute nei capitolati di gara e di concorrenza sleale negli appalti pubblici.
Alla segnalazione seguiranno azioni decise di contrasto, tra cui segnalazione agli enti preposti al controllo come Spisal, Inps, Inail e Ispettorato del lavoro, iniziative di informazione ai media, nonché diffide e ricorsi legali.
L’obiettivo finale è la costituzione di un tavolo permanente di tutti i soggetti coinvolti, nel quale valutare la bontà di incarichi e appalti. Perché con il sociale non si può scherzare, non è questione da affidare di certo solo a ragionieri o affaristi.