Libera festeggia i suoi vent’anni con gli spaghetti liberati dalla mafia
In molte piazze d’Italia, nello scorso fine settimana, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti ha allestito dei gazebo per presentare gli “Spaghettoni Venti Liberi”, prodotti con il grano coltivato sui terreni confiscati alle mafie e gestiti dalle cooperative di “Libera Terra” insieme con i produttori che ne condividono il progetto di riscatto dall’illegalità.
Fra qualche mese Libera compirà vent’anni.
Vent’anni di lotte e di battaglie per contrastare le mafie e per promuovere una cultura della legalità sempre più rara nel nostro Paese. Una storia cominciata all’indomani delle stragi di mafia grazie all’impegno instancabile di don Luigi Ciotti che, dopo aver fondato il mensile “Narcomafie”, decise di raccogliere in un gruppo tutte quelle persone che volevano cambiare la società. O almeno ripulirla il più possibile dalle macchie della criminalità.
Ufficialmente, l’associazione festeggerà il suo ventesimo anno di attività il 25 marzo, ma in questi giorni ha voluto lanciare una campagna alquanto originale per celebrare questo importante traguardo.
L'impegno continua
“Sono passati vent’anni – ricorda don Luigi Ciotti – e molte cose sono cambiate, ma purtroppo le mafie sono ancora lì, a gestire i propri affari. E sono tornate forti”.
Il grano mafia free.
L’iniziativa, che si intitola Venti Liberi, ha visto i ragazzi dell’associazione scendere in strada a raccontare la storia dell’associazione attraverso la vendita di un prodotto dal forte valore simbolico: la pasta.
In molte piazze d’Italia, infatti, sabato e domenica scorsi Libera ha allestito dei gazebo per presentare gli “Spaghettoni Venti Liberi”, prodotti con il grano coltivato sui terreni confiscati alle mafie e gestiti dalle cooperative di “Libera Terra” insieme con i produttori che ne condividono il progetto di riscatto dall’illegalità.
I fondi raccolti verranno destinati a finanziare i vari progetti di Libera, come “Sos Giustizia”, il servizio gratuito di sostegno e aiuto alle vittime di usura e racket. O come “Libera Welfare”, un progetto di riconversione dei beni confiscati in strutture di accoglienza per chi vive situazioni di marginalità. Oppure come ‘La legalità mette radici’, una campagna a sostegno delle cooperative Libera Terra per il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi, per promuovere questi esempi concreti di economia sana al servizio del bene comune.
Gli spaghetti liberati dalle mafie saranno anche i protagonisti della partnership con Gnammo, il più grande e attivo portale italiano dedicato alla ristorazione. Sulla community verrà lanciata una petizione per realizzare eventi di Social Eating nelle proprie case con menu che prevedano gli spaghetti di Libera. I pasti “social” verranno organizzati in tutta Italia e potranno prevedere la partecipazione di un membro del gruppo territoriale di Libera.
Il cibo al centro.
Non è un caso che Libera abbia deciso di mettere al centro di questa iniziativa il cibo, perché, come la cronaca racconta, le mafie oggi non investono più soltanto nella droga o nelle scommesse. Ma puntano a espandersi sempre di più proprio nel settore agroalimentare.
Proprio contro le mafie, in questi vent’anni Libera ha costruito una storia fatta di impegno, di sacrificio e di condivisione, mettendoci sempre la faccia, con coerenza e credibilità. Ma dopo vent’anni è anche ora di fare qualche bilancio e don Ciotti su questo è categorico: “Libera in questi anni ha fatto molto, è vero. Ma deve anche prendere coscienza dei propri limiti e dei propri errori. Perché solo così si può crescere e migliorare”.
Un esercito della legalità
Oggi Libera conta più di 1600 tra associazioni nazionali e locali, movimenti e cooperative. Oltre 9mila ragazzi, sotto la guida di don Ciotti, condividono le proprie giornate e diventano promotori di legalità
25 marzo 1995.
Ne è passato di tempo da quel 25 marzo del 1995. Oggi Libera conta più di 1600 tra associazioni nazionali e locali, movimenti e cooperative. Oltre 9mila ragazzi, sotto la guida di don Ciotti, condividono le proprie giornate e diventano promotori di legalità. Vanno nelle scuole, nelle piazze, nei Comuni. Non hanno paura di alzare la voce per affrontare la criminalità e, quando serve, non esitano a bussare alla porta delle istituzioni per fare proposte, per offrire progetti normativi e amministrativi.
In totale sono oltre 200 i presidi locali sparsi per tutta Italia e ognuno di questi è intitolato a una vittima delle “mafie” perché, come sosteneva il giudice Borsellino, “la mafia non è una sola, ma è come un albero fatto di tanti rami secchi”. E tante sono anche le realtà giovanili antimafia presenti dal nord al sud del Paese che non si rassegnano alla corruzione e all’illegalità.