Aspea Padova: fucina di atleti a cinque stelle
Ai giochi olimpici brasiliani, l’Aspea Padova onlus porta due atleti: Francesco Bettella e Nadia Fario. E il pluripremiato Alvise De Vidi, seppur oggi nel gruppo sportivo Fiamme azzurre, continua ad avere «nel cuore l’Aspea», società che gli ha insegnato a non mollare mai.
E oggi, giovedì 8 settembre alle 16 (ora italiana), scende in campo il primo padovano: Andrea Borgato, di Solesino, nel tennistavolo.
Nonostante le cinque ore di fuso orario e alcune gare trasmesse in Italia a notte fonda, a fare il tifo per i padovani Nadia Fario e Francesco Bettella, impegnati nelle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, rispettivamente nel tiro a segno e nel nuoto, c’è anche Daniele Zotti, presidente dell’Aspea Padova onlus, associazione che promuove attività sportive per persone con disabilità, di cui i due atleti sono tesserati.
Fondata nel 1980 da un gruppo di amici con la passione per lo sport più genuino, l’Aspea trova, nelle parole di Daniele Zotti, ancora lo stesso spirito solido e colmo di valori di 36 anni fa: «Da noi c’è solo agonismo e non pietismo: guardiamo l’abilità dell’atleta e non la sua disabilità». Partita inizialmente con l’atletica, la società ha successivamente accolto discipline come la canoa, il basket, il tiro a segno, lo sci, il tennistavolo e il nuoto sia per atleti con handicap fisico che mentale.
Oggi è una delle associazioni più attive e attente nel panorama nazionale: «Merito e bravura di tutto il gruppo se abbiamo una società sana che chiude i bilanci in attivo e senza debiti – spiega Daniele – Assieme a dirigenti, staff e istruttori abbiamo organizzato tante iniziative, come il campionato mondiale di nuoto, avendo l’appoggio del comune o della regione, anche se non sempre è facile trovare gli sponsor». Sacrifici e difficoltà non mancano nel tenere viva una realtà che qualche volta deve confrontarsi con impianti non omologati e costi di gestione eccessivi; eppure l’Aspea non ha mai precluso ai suoi tesserati la possibilità di gareggiare e confrontarsi con vari atleti in giro per l’Europa, per coltivare un sogno che in qualche caso diventa tangibile e ha la forma dei cinque anelli olimpici.
Come quello di Nadia Fario, debuttante a 51 anni, o come quello di Francesco Bettella, alla sua seconda paralimpiade a soli 27 anni.
Nella spedizione di Rio c’è anche il veterano Alvise De Vidi, oggi nel gruppo sportivo Fiamme azzurre, ma «con l’Aspea nel cuore», perché in fondo è un legame indissolubile e Daniele lo sa bene. Dopo aver subito l’amputazione di un braccio, è entrato nell’associazione nel 1986 cimentandosi nell’atletica e nel nuoto, prima di diventare presidente nel 2013. Lui è cresciuto nell’Aspea e augura ai ragazzi lo stesso percorso, fatto di positività e preziosi insegnamenti: «Nel nuoto c’è stato un buon ricambio e si è abbassata l’età media anche se è più complesso nelle altre discipline. La visibilità delle Paralimpiadi può invogliare piccoli e adulti a seguire nuovi percorsi: noi cerchiamo di coinvolgere non solo chi è nato con una disabilità, ma anche chi diventa disabile perché l’ospedale ha il compito di rimetterti in sesto fisicamente; poi c’è bisogno di un sostegno per non ritrovarsi soli e senza una direzione in testa».