Al via le Paralimpiadi di Rio. Craven (Ipc): «Questi atleti vi cambieranno»
Acceso il braciere, aperti i 15esimi Giochi Paralimpici della storia. Uno show di musica, danze e metafore quotidiane (la ruota e il bastone bianco) per celebrare la forza del messaggio paralimpico. Philip Craven (Ipc): «Questi atleti cambieranno il nostro punto di vista».
Via ai Giochi, l’edizione numero 15 delle Paralimpiadi si illumina con Clodoaldo Silva – grande atleta brasiliano paralimpico – che sotto una pioggia torrenziale accende il braciere e con il presidente brasiliano Temer che dichiara ufficialmente aperta l’edizione di Rio 2016. Una festa della varietà e delle differenze, con il presidente del Comitato paralimpico internazionale Philip Craven che sottolinea la capacità dello sport paralimpico di trasformare città, paesi, continenti. «Stanotte – dice Craven ricordando l’indipendenza brasiliana celebrata proprio il 7 settembre – questo paese entra in una nuova alba, piena di colori: i Giochi di Rio porteranno una nuova prospettiva ad ognuno di voi, dice agli 80 mila spettatori del Maracanà, dimostrando che lo spirito umano non ha limiti. Attraverso i prossimi 12 giorni di gara vedrete il senso vero dello sport e la vera definizione di abilità. Sarete testimoni di come lo sport sa ispirare un individuo e trasformare città, paesi e continenti. I paralimpici – scandisce il presidente dell’Ipc – cambieranno il vostro punto di vista dei limiti percepiti. Questi atleti vi sorprenderanno, vi ispireranno, vi emozioneranno, ma soprattutto vi cambieranno». Atleti che «vedono gli ostacoli come opportunità» e lanciano al mondo un messaggio di inclusione e di nuove conquiste. «Mostrate al mondo che non c’è un "loro" ma solo un "noi", tutti facciamo parte dello stesso mondo».
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«Oggi tutti siamo carioca – dice Carlos Arthur Nuzman, presidente del comitato organizzatore – Rio città paralimpica è pronta, siamo pronti a costruire la storia. Lo faranno gli atleti, i volontari, gli spettatori. Celebriamo una grande sfida, quella di costruire un mondo nuovo, che sia più giusto, che sia per tutti, che sia fraterno, dove tutti siano capaci di camminare mano nella mano, di superare gli ostacoli. È una missione difficile, ma noi siamo il paese delle imprese impossibili, e ci diverte lavorare come un team. Le persone, anche se sono differenti, hanno lo stesso grande cuore: ognuno ha un cuore, ha il coraggio di superare gli ostacoli, e la nostra determinazione in questo non verrà mai meno. Andiamo a costruire uniti un mondo nuovo, Rio è pronta ad accompagnare il mondo paralimpico nella storia».
Lo show mantiene le promesse della vigilia: sorprende e provoca all’inizio, con il lancio spericolato di un atleta in carrozzina che vola letteralmente sul campo del Maracanà, e poi celebra la cultura brasiliana provando a raccontare la normalità di una giornata. Si inizia in una piscina, dove Ivan Dias, il più grande atleta brasiliano, attraversa l’intero stadio, e si materializza in una spiaggia, quella di Copacabana. Il ballo e la musica raccontano una spiaggia inclusiva, con le persone in carrozzine che nuotano e attraversano la spiaggia. La fierezza di essere come si è.
L’inno brasiliano non è cantato, ma è suonato da un pianista senza mani, Joao Carlos Martin, fra gli applausi del pubblico. Il lungo sfilare delle delegazioni, aperto dai rifugiati e chiuso dal Brasile padrone di casa, porta con sé una miriade di pezzi di puzzle che via via vengono posati sul terreno verde del Maracanà: sono volti di atleti, e disegnano tutti insieme un enorme cuore che batte, che non conosce limiti, che batte batte forte. Battiti di vita.
Gli azzurri avevano fatto il loro ingresso allo stadio a metà sfilata, con il sorriso di Martina Caironi che porta la bandiera e la sventola felice, e dietro di lei tutti gli atleti azzurri, e anche il presidente del Cip Luca Pancalli, che si regala un’emozione che gli mancava da tempo tornando un po’ giovane, come quando alle cerimonie di apertura sfilava da atleta (e anche da portabandiera, a Barcellona ’92).
Prima la ruota, poi il bastone bianco, sono due simboli quotidiani della vita delle persone disabili, usati come metafora per far comprendere la sfida giornaliera di tutti i disabili. Si balla molto, fra cantanti, musicisti e ballerini. Protagoniste star brasiliane di caratura internazionale, fra cantanti, musicisti, ballerini, atleti. E anche Amy Purdy, snowboardista statunitense, finalista della versione americana di “Ballando con le stelle” (la stessa esperienza vissuta in Italia dall’azzurra Giusy Versace). Balla con un braccio robotico, a testimoniare l'unione fra la persona e la tecnologia, una componente importante nella vita delle persone con disabilità.
Con la bandiera paralimpica portata da otto bambini con cerebrolesione accompagnati dai rispettivi papà (la scena più toccante dell’intera serata) arriva l’accensione del braciere che chiude la cerimonia. La parola ora è solo alle gare. Benvenuti alla Paralimpiade.