Una culla per la vita a Schiavonia
Lo scorso 17 dicembre la posa della prima pietra, la chiusura del cantiere è prevista a fine febbraio. Grazie al progetto, che costerà circa 25mila euro ed è frutto della collaborazione di alcune associazioni di volontariato del territorio, dell'Ulss e del comune di Monselice, i neonati abbandonati avranno presto un rifugio sicuro. Nella piena garanzia di anonimato per i genitori.
Lavori in corso all’ospedale Madre Teresa di Calcutta, a Schiavonia, dove a breve i bebé abbandonati avranno un rifugio sicuro.
La prima pietra della “culla per la vita” è stata posata, infatti, il 17 dicembre scorso e la chiusura del cantiere è prevista all’incirca per fine febbraio. Il progetto, che reinterpreta in chiave moderna l’antica ruota degli esposti, consiste in una struttura al cui interno verrà posizionata una culla termica, pronta ad accogliere i neonati abbandonati dai genitori.
La casetta di mattoni, che sorgerà su un’area vicina al pronto soccorso, è stata studiata per garantire da un lato l’incolumità dei piccoli ospiti, dall’altro l’anonimato di chi sceglierà di affidarli all’ospedale.
Una finestra permetterà di depositare il neonato direttamente all’interno della culla e – una volta abbassato l’infisso – il sistema di allarme e di videosorveglianza collegato al pronto soccorso permetterà l’intervento tempestivo del personale sanitario.
Le telecamere del circuito saranno puntate soltanto sulla culla, in modo da rispettare l’anonimato delle persone che utilizzeranno il servizio.
Oltre alla riservatezza, un altro aspetto con i cui i progettisti hanno dovuto fare i conti in fase di ideazione è stato l’esigenza di visibilità. Da qui la decisione di collocare la struttura sul lato sud-ovest del marciapiede che dal parcheggio conduce al pronto soccorso, in un’area di 20 metri quadri messa a disposizione dall’Ulss 17.
A pensare il progetto non è stata, però, l’azienda sanitaria: la proposta, infatti, è il frutto della collaborazione tra alcune associazioni del territorio.
L’idea di Maria Luisa Zanato, vice presidente dell’associazione Life di Ospedaletto Euganeo ha incontrato fin da subito l’appoggio degli altri protagonisti del volontariato locale: l’associazione di dottor clown Prislop di Ospedaletto, l’associazione La Goccia di Baone e il Movimento per la vita di Este.
A queste realtà si sono affiancati, poi, il comune di Monselice e il Rotary club di Este-Monselice-Montagnana che ha finanziato buona parte del progetto, il cui costo complessivo si aggira sui 25 mila euro.
Per raggiungere questa cifra sono scese in campo, oltre al Rotary e alle associazioni, anche due famiglie di Este che hanno destinato alla culla le offerte ricevute durante i funerali delle due mamme scomparse prematuramente
Tante realtà diverse, insomma, tenute insieme da un obiettivo comune: difendere la vita nella sua forma più vulnerabile, collocandosi all’interno di una rete nazionale che oggi conta ben 54 culle, di cui sette nella nostra regione.
L’iniziativa di riproporre la ruota degli esposti è partita dal dottor Giuseppe Garrone, presidente del Movimento per la vita di Casale Monferrato che nel 1992, attraverso la realizzazione della prima culla, ha proposto un rimedio contro gli abbandoni dei neonati in luoghi per nulla dignitosi come i cassonetti o i bagni degli autogrill.
«La culla ha una funzione soprattutto preventiva – spiega Maria Luisa Zanato – anche se dovessimo salvare un solo bambino, per noi sarebbe un grande successo perché la vita è il dono più grande che abbiamo ricevuto e merita di essere valorizzata».
E adesso che la struttura è in fase di realizzazione, l’impegno delle autorità e delle associazioni sarà quello di parlarne il più possibile, in modo che la culla «non sia una struttura morta», come ha sottolineato il sindaco di Monselice Francesco Lunghi durante la cerimonia di posa della prima pietra.