Siamo tutti migranti. Il dossier della Fontana e il percorso nelle scuole "Armi e bagagli"
Si è da poco concluso il percorso della World social agenda, promosso e realizzato dalla fondazione Fontana, dal titolo "Armi e bagagli" che ha condotto oltre 3 mila studenti padovani, dalla primaria alla secondaria di secondo grado, a interrogarsi sulle migrazioni e il diritto al futuro.
Nel dossier all'interno della Difesa di domenica 14 maggio abbiamo ripercorso questo interessante cammino di cittadinanza attiva e responsabile che si è dipanato lungo tutto l'anno scolastico.
Se la World social agenda ha tra i suoi obiettivi tenere alto l’interesse su tematiche globali, incrociandole con i percorsi personali e locali, il tema delle migrazioni proposto quest’anno ha interpretato quest’obiettivo con particolare efficacia. Doveroso affrontarlo, far emergere domande, dare informazioni e strumenti di lettura. Necessario riportarlo alla storia personale, familiare, locale per dare alla dimensione globale una prospettiva “altra” rispetto a quanto diffuso e osteggiato dai media, che, ancora e comunque, ne parlano come di un fenomeno nuovo, un’emergenza da arginare.
Dalle storie personali abbiamo scelto di partire: nella formazione con educatori e insegnanti come nell’incontro con i 3.100 studenti e studentesse dai 6 ai 20 anni, il punto di partenza è stato quello di prendere consapevolezza della propria storia di migrazione personale e familiare. Il metodo ha portato a guardare a questo tema da un punto di vista differente accogliendo, a volte con sorpresa, un dato di fatto che si è reso evidente: siamo tutti e tutte frutto di migrazioni, vicine o lontane, piccole o grandi.
Il viaggio come esperienza nota e sperimentata è stato uno degli input da cui sono partiti i 110 laboratori proposti a ragazze e ragazzi della primaria e della secondaria di primo grado. Cosa porto con me? Con chi parto? Che mezzo uso? Cosa mi aspetta? Quali emozioni mi accompagnano? Partire da me, dal mio vissuto mi permette di mettermi nei panni dell’altro o, come avvenuto realmente nei percorsi proposti, di entrare nelle sue scarpe e sperimentare le sue sensazioni, la sua storia. Ecco che allora i confini si assottigliano, scopro che abbiamo in comune molto più di quanto immaginassi e che lo spazio che sento “mio” può essere condiviso.
Diritto al futuro: è questa l’intuizione su cui abbiamo voluto lavorare quest’anno. Se la consapevolezza che siamo tutti parte di una storia di migrazione è stato il punto di partenza, la ricerca delle cause delle migrazioni ha avviato una riflessione sui diritti a esse collegati. Si è intrapreso così un percorso avviato grazie alla collaborazione con il Centro di ateneo per i diritti umani dell’università di Padova e proseguito attraverso i cinque incontri di formazione che hanno accompagnato i 230 insegnanti coinvolti.
Se ci spostiamo, se scegliamo o siamo costretti a migrare è perché cerchiamo una vita migliore, un futuro diverso. È questo un diritto? La domanda è stata girata ai ragazzi e alle ragazze delle superiori che hanno lavorato con noi: il loro lavoro di approfondimento, confronto, interviste a familiari, amici e conoscenti ha accolto la sfida e ci ha indicato una strada: «Il diritto al futuro è il diritto di viaggiare nel mondo come viaggiamo con la mente».