Il Saint Martin nel cuore e nell'arte di Simona Atzori
L'artista è da poco tornata dal suo terzo viaggio in Kenya, in visita al centro Saint Martin sostenuto dalla fondazione Fontana di Padova. Lì ha incontrato i disabili e gli orfani, scoprendo di essere ancora di più legata alla comunità fondata dalla diocesi di Padova nel 1997.
La grazia è un tratto distintivo di Simona Atzori che si riconosce non soltanto mentre danza. In lei, ballerina, pittrice, scrittrice senza braccia, la grazia è innata nella voce e nei pensieri che porta alla luce dall’anima nobile in cui risiedono.
«Riprendere qualcosa di interrotto, viverlo da un’altra prospettiva che non sia quella artistica, ma entrando umanamente in relazione con le persone» definisce così Simona il suo ultimo viaggio al centro Saint Martin della diocesi di Nyahururu in Kenya, che dal 1997, grazie all’intuizione di don Gabriele Pipinato, all’epoca missionario fidei donum della diocesi di Padova (oggi vicario episcopale per le risorse economiche), opera per una società più inclusiva anche in favore di chi è colpito da disabilità, affinché sia l’intera comunità, facendosene carico, a generare risorse e creatività per migliorare la vita di tutti.
Vivere il Saint Martin da dentro, incontrando i disabili dei centri Effathà e Betania e gli orfani di Talita kum, nasce per Simona dal desiderio di far emergere le emozioni provate attraverso il linguaggio pittorico, per declinarle in opere che andranno a comporre una mostra dedicata alla realtà missionaria sostenuta dalla fondazione Fontana, di cui la Atzori è da anni amica e testimonial.
«L’incontro con i bambini e i ragazzi orfani sieropositivi è stato molto intenso, perché l’ho vissuto in modo diverso rispetto a quattro anni fa. La perdita di mia madre (da cui è nato l’ultimo libro Dopo di te, Mondadori 2015, ndr) mi ha fatto vivere il confronto e il dialogo con i ragazzi su un piano alla pari che non avrei mai pensato. Non mi ero resa conto di quanto il mio vissuto avrebbe inciso e di come una parte di me sarebbe emersa con forza». Ritornare al Saint Martin è stata anche un’occasione per “ritornare” sulla Sedia di cartone, il documentario di Marco Zuin e Luca Ramigni (già alla prima ristampa) che spiega come da un materiale di scarto possa nascere qualcosa di nuovo anche per i disabili africani. E nei giorni scorsi l’artista ha accompagnato la fondazione Fontana a Treviso per la presentazione del progetto.
«Il corto è un’opera poetica, allo stesso tempo incisiva e diretta perché con la forza del silenzio e lasciando alle immagini il compito di narrare la realtà spiega come tutti possano cambiare la vita di tanti bambini come Geoffrey, il protagonista». Dopo Treviso, la seconda tappa veneta di Simona è stata Rubano per la presentazione del libro Dopo di te. «Avevo bisogno di parlare della perdita di mia madre, perché non si è mai pronti a quel momento... Sono partita dalla difficoltà e dal dolore di aver perso uno dei miei punti di riferimento, perché la mia mamma e il mio papà sono sempre stati il motore della mia vita, mi hanno insegnato che nulla è impossibile. Ed è per questo che ho cercato una nuova prospettiva dopo la sua morte: volevo celebrare una donna che ha continuamente creduto nella vita, insegnando che anche nella difficoltà possiamo tirare fuori altro da noi. I miei genitori hanno sempre donato la loro esperienza, l’hanno raccontata, condivisa perché fosse d’aiuto e generasse speranza. E ora che non c’è più, la mia mamma c’è ancora, in un’altra forma, e mi accompagna».
A fine febbraio, giovedì 25 alle 20.45 nel teatro dell’Opsa di Rubano, anche quest’anno verrà proposto l’evento “La pietra scartata” sul tema delle fragilità intese come risorse preziose per l’intera comunità. Ospiti della serata “RiCostruire la vita” saranno Irene Sisi e Claudia Francardi. Irene è la madre di Matteo Gorelli, il giovane di 20 anni che nel 2011 aggredì due carabinieri a Pitigliano provocando la morte di uno dei due, Antonio Santarelli marito di Claudia. Insieme hanno fondato l’associazione “AmiCainoAbele”, nata dopo un lungo percorso che ha avvicinato le due donne, unite dal dolore, ma anche dal perdono. Libero l’ingresso alla serata organizzata da fondazione Fontana - Impresa solidale, Atantemani, centro missionario della diocesi di Padova, Opsa e Uildm Padova.