Quattro comuni in rete per un centro Sprar nel Padovano
Piove di Sacco, Ponte San Nicolò, Rubano e Bagnoli di Sopra hanno inviato al ministero la proposta di istituire un centro nell’ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. 50 i posti previsti, coinvolte attivamente anche le comunità parrocchiali.
Accoglienza e integrazione sono gli ingredienti che hanno spinto quattro comuni a concorrere a costituire un centro Sprar, acronimo che sta per Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati
Bagnoli di Sopra, Piove di Sacco, Ponte San Nicolò e Rubano hanno presentato giovedì 11 febbraio nel municipio di Piove, comune capofila, il progetto che verrà ora sottoposto al vaglio del ministero degli interni.
Come ha spiegato Davide Gianella, primo cittadino di Piove, «si tratta di una accoglienza di secondo livello rivolta a chi è già nelle condizioni di rifugiato e che vede le comunità locali protagoniste di un progetto condiviso e non subito. Un percorso che avrà tra i suoi attori anche le parrocchie, anello di congiunzione importante per questo tipo di progetti che devono tenere necessariamente in conto il contatto con il territorio».
A illustrare nei dettagli il progetto il sindaco di Rubano Sabrina Doni: «Sono 50 i posti previsti, 10 dei quali a Piove e Ponte San Nicolò, 16 a Rubano e 14 a Bagnoli, distribuiti secondo le caratteristiche di ogni comune. Per Rubano e Bagnoli si terrà conto anche dei posti già attivati come prima accoglienza e preciso anche che le somme per il progetto, in tutto 1.400.000 euro divisi in due anni, provengono dai fondi sociali europei».
«Non si tolgono denari ai cittadini per i servizi sociali – le fa eco Roberto Milan di Bagnoli – Il progetto Sprar sostiene anche i nostri cittadini, per iniziative sociali che non sono rivolte solo agli immigrati e non sottraggono risorse al sociale».
«Non vogliamo attendere la roulette russa della scorsa estate – aggiunge Enrico Rinuncini, sindaco di Ponte San Nicolò – per capire dove sarebbero stati costituiti i centri di prima accoglienza, ma abbiamo scelto di accogliere all’interno di un progetto. Tra l’altro dove ci sono i centri Sprar non si possono costituire altri centri di prima accoglienza».
L'impegno delle comunità parrocchiali
Della partita anche il mondo ecclesiale, rappresentato a palazzo Jappelli da don Giorgio De Checchi, vicario foraneo e parroco moderatore nell’unità pastorale di Piove, che ha ricordato come «nel Piovese la scelta di fare accoglienza è stata condivisa con le comunità cristiane e con i consigli pastorali: si tratta di una opportunità, aprire la mente e gli occhi incontrandoci. Si tratta di una risposta concreta alle sollecitazioni che ci arrivano dai nostri fedeli che ci chiedono cosa possiamo fare, come ci poniamo come comunità cristiane di fronte a questi problemi?».
Nel vicariato di Piove di Sacco il tema è stato affrontato nel corso di un incontro pubblico svoltosi qualche mese fa e poi singolarmente attraverso una riflessione all’interno di ogni singola parrocchia a livello di consiglio pastorale. «Ora siamo pronti ad affrontare questa progettualità – sottolinea don De Checchi – e mi farò promotore dell’iniziativa anche con le comunità cristiane degli altri comuni».