Parte dal Vicentino la rete per l'accoglienza diffusa dei migranti
Nasce in provincia di Vicenza, promotore il comune di Santorso, un progetto per un accordo tra amministrazioni locali per la costituzione di una rete territoriale per l’accoglienza diffusa dei richiedenti protezione internazionale. Tra i sottoscrittori, anche Caritas Padova che sul numero di domenica 30 agosto racconta l'esperienza della comunità di Santa Tecla a Este.
Il 10 agosto, alla presenza del prefetto e vescovo di Vicenza, direttori della Caritas diocesana di Vicenza e Padova, direttore generale delle Ulss 3, 4, 5, 6 e presidenti delle conferenze dei sindaci delle rispettive Ulss, segretario provinciale Cgil, Cisl e Uil, si è presentato il protocollo d’intesa che si spera possa diventare un modello fattivo per tutte le province del Veneto.
«Sarebbe davvero auspicabile una collaborazione di tutti i sindaci in questo senso – afferma don Luca Facco, direttore della Caritas diocesana di Padova – L’accoglienza diffusa dei profughi col principio della distribuzione in piccoli gruppi, spalmati nei diversi comuni, è davvero la soluzione migliore. Il vantaggio sta nell’evitare le grandi concentrazioni: il favorire la distribuzione a piccoli gruppi è meno impattante sul territorio e al tempo stesso più gratificante per le persone stesse».
Presso ogni comune l’accoglienza avverrà sempre attraverso le cooperative sociali, con l’attenzione ai numeri: un profugo ogni mille abitanti
«L’aspetto importante di questo protocollo è che è stato preso un impegno comune e reciproco, non solo legato alla figura del prefetto ma dell’intera amministrazione sull’accoglienza di fronte alla popolazione. A partire da questo approccio molti sindaci si sono dichiarati disponibili a sottoscrivere l’accordo capace di individuare e coinvolgere enti gestori seri, competenti e affidabili, e di mobilitare tutte quelle realtà presenti nel territorio, che resta coerente con i valori di solidarietà che da sempre caratterizzano la nostra regione, capaci di estendere una rete di vera accoglienza e di arrivare a impiegare i rifugiati in attività gratuite, utili alla collettività. Dove questo modello è già presente nel territorio, sono molte le esperienze positive legate al volontariato, al microcredito, ai lavori di pubblica utilità».
Il grande lavoro e impegno ora è sul fronte della ricerca degli immobili.
Storie di accoglienza realizzata: sul numero della Difesa di domenica 30 agosto, il racconto dell'esperienza in corso a Santa Tecla di Este.
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