Oltre 1 milione di rifugiati verso l'Ue. Medici senza frontiere: ecco perché i governi hanno fallito
Il rapporto “Corsa a ostacoli verso l’Europa” fotografa l’impatto umanitario delle politiche europea nell'anno appena passato. Triplicati gli interventi: 31,5 milioni di euro spesi, 535 operatori umanitari impegnati, 23.747 persone soccorse in mare, circa 100 mila visite mediche.
Un “catastrofico fallimento” quello dell’Unione Europea nel rispondere ai bisogni umanitari di rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel 2015.
È la denuncia di Medici Senza Frontiere che ha diffuso oggi il rapporto “Corsa a ostacoli verso l’Europa", che fotografa l’impatto medico-umanitario delle politiche europee su migliaia di persone in fuga, attraverso le testimonianze dirette di operatori e pazienti e i dati medici raccolti in decine di progetti dell’organizzazione.
Il rapporto descrive gli ostacoli che l’Europa e i governi europei hanno imposto lungo il percorso di oltre un milione di persone, la maggior parte delle quali in fuga da guerre e persecuzioni: mancanza di alternative alle pericolose traversate del mare, recinzioni di filo spinato per chiudere i confini, continui cambiamenti nelle procedure amministrative e di registrazione, condizioni di accoglienza del tutto inadeguate in Italia e Grecia, fino a veri e propri atti di violenza in mare e alle frontiere di terra.
Per Msf, "un approccio atroce e inaccettabile, che ha avuto conseguenze drammaticamente concrete sulla salute, sia fisica che psicologica, delle persone"
“Non solo l’Unione Europea e i governi hanno fallito collettivamente nell’affrontare la crisi, ma con le loro barriere e la risposta caotica ai bisogni umanitari delle persone in fuga hanno di fatto peggiorato le condizioni di migliaia di uomini, donne e bambini già vulnerabili”, sottoline Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf.
Si stima che 1.008.616 persone siano fuggite in Europa tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2015
L’84% proviene da paesi con alto numero di rifugiati, di cui 49% Siria, 21% Afghanistan e 9% Iraq. Il 17% sono donne e il 25% bambini sotto i 18 anni.
Un flusso che ha costretto l’organizzazione a triplicare i numeri del proprio intervento.“Mai prima d’ora abbiamo dovuto avviare così tanti progetti in Europa o imbarcarci per salvare vite in mare. Mai prima d’ora abbiamo dovuto assistere così tanti disperati alle frontiere, curando le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza”, spiega Federica Zamatto, responsabile medico progetti migrazione Msf. “Nel 2016 i paesi europei devono fare un bilancio del costo umano delle loro decisioni, assumersi le loro responsabilità e imparare dagli errori commessi per mettere al centro i bisogni dei più vulnerabili.”
Nel 2015 l’organizzazione ha speso 31,5 milioni di euro e mobilitato 535 operatori umanitari per rispondere ai bisogni di rifugiati e migranti (11,5 milioni di euro e 45 operatori umanitari per le attività di ricerca e soccorso in mare, 20 milioni e 489 operatori nei progetti in Italia, Grecia, Balcani e nei paesi di destinazione).
Tra l’1 gennaio e il 15 dicembre 2015, le equipe hanno effettuato circa 100 mila visite mediche a rifugiati e migranti – sulle navi nel Mediterraneo, in Italia, Grecia e Balcani.
Tra maggio e dicembre, Msf ha soccorso e assistito 23.747 persone in mare. Le equipe di Msf hanno testimoniato e curato le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza di base.
Le equipe mediche in Grecia e Serbia hanno trattato 12.214 pazienti per traumi legati alle difficili condizioni del viaggio (numero pari al 18% di tutte le consultazioni mediche nei due paesi). Tra i 408 casi più gravi, il 70% dei pazienti ha riportato di violenze fisiche, rapine, abusi verbali o intimidazioni durante il viaggio.
Servono passaggi sicuri
“È appena iniziato un nuovo anno ma sappiamo che nessuna politica restrittiva fermerà le persone dal cercare un futuro per loro stessi e le loro famiglie, anche a costo di rischiare la vita. Chiediamo con forza all’Europa di smettere di giocare con le vite e la dignità delle persone e garantire un passaggio sicuro verso il continente”, ha detto Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti migrazione Msf.
“Questa crisi è tutt’altro che finita e l’assistenza resta del tutto insufficiente in Italia, Grecia e Balcani. Nel 2015, gli stati europei hanno attuato politiche inumane per proteggere i propri confini da persone vulnerabili. Speriamo che nel 2016 non dovremo più proteggere queste persone dalle politiche europee”.
Msf rinnova la richiesta di un passaggio sicuro all’Europa, attraverso: canali legali e sicuri per i richiedenti asilo (anche tramite la possibilità di chiedere asilo alle frontiere di terra e il ricorso facilitato a misure di riunificazioni familiari, visti umanitari e ricollocamenti); percorsi di migrazione legali per ridurre viaggi pericolosi e reti di trafficanti; un meccanismo ambizioso di ricerca e soccorso in mare, da effettuare vicino alle coste di partenza e con luoghi di sbarco predefiniti che garantiscano condizioni umane e assistenza medica; investimenti nell’accoglienza invece che nella deterrenza; schemi di ricollocamento più ambiziosi; l’eliminazione di violenze e abusi da parte delle autorità.