Canoni d'affitto calmierati in 76 comuni padovani
in 76 comuni su 104 della provincia di Padova arriva la possibilità di sottoscrivere affitti a canone calmierato più favorevole per gli inquilini, ma anche vantaggioso dal punto di vista fiscale per i proprietari.

Albignasego, Due Carrare, Limena, Noventa Padovana, Ponte San Nicolò, San Giorgio in Bosco, Saccolongo, Teolo, Torreglia e Veggiano: per chi abita in affitto o ha dato una casa in locazione in uno di questi comuni si preannunciano novità sostanziali grazie all’articolo 9 del decreto legge 47/14 convertito dalla legge 80/14.
Sarà possibile, infatti, sottoscrivere contratti di affitto a canone concordato più convenienti per gli inquilini, ma decisamente più vantaggiosi dal punto di vista fiscale anche per i proprietari, in tutti quei comuni in cui tra il 28 maggio 2009 e il 28 maggio 2014, data di pubblicazione del decreto, si sono verificate emergenze per eventi calamitosi. In virtù delle alluvioni, delle frane e delle trombe d’aria che negli ultimi tempi hanno funestato il territorio, solo in provincia di Padova i comuni aventi diritto sono 76 su 104, ma solo in questi dieci è già stato firmato l’accordo tra le organizzazioni sindacali degli inquilini (Sicet, Sunia e Adoc) e quelle dei proprietari (Asppi, Confedilizia e Uppi). A breve si aggiungeranno alla lista anche Monselice e Cadoneghe.
Ogni accordo territoriale va a stabilire nel dettaglio, a seconda dell’ubicazione della casa e delle sue caratteristiche, gli elementi con cui calcolare il canone mensile, con costi minimi e massimi a metro quadrato. I vantaggi per i proprietari sono di natura fiscale: attualmente si paga il 21 per cento di cedolare secca sul valore del canone. Chi sottoscriverà un canone concordato secondo i nuovi accordi potrà pagare solo il 10 per cento fino al 2017. Poi salirà al 15 per cento, salvo ulteriori proroghe. Altri vantaggi su Imu e tasse di registro potrebbero rendere più vantaggioso per un proprietario un affitto più basso rispetto ai canoni attuali, oltre a gravare meno nelle tasche degli inquilini con il rischio – dietro l’angolo – di morosità incolpevoli.
Cambia anche la durata dei contratti di locazione: dalla formula canonica dei quattro anni rinnovabili per altri quattro si passa a formule più flessibili, a partire da tre anni, prorogabili per altri due, a sei anni, sempre estendibili per altri due. Possibili anche accordi di natura transitoria della durata da uno a 18 mesi, prima non contemplati. Le associazioni di categoria hanno annunciato la massima disponibilità ad assistere inquilini e proprietari nella stipula dei contratti: anche chi è in affitto con le vecchie formule può rinegoziare il contratto secondo i nuovi parametri. Resta fondamentale, per estendere i vantaggi a quanti più cittadini possibile, l’interesse iniziale dei singoli comuni: spetta a loro convocare i tavoli per la firma degli accordi.