Scuola cattolica a congresso: "Vogliamo dignità, non carità"
«La verità è che in Italia non abbiamo una effettiva parità, non c’è una vera libertà di scelta e di fatto la legge del Duemila è rimasta incompiuta: vi si stabiliva un sistema pubblico integrato in cui scuole statali e paritarie devono avere pari dignità, ma questo non succede». E' forte e chiara la denuncia della presidente nazionale della Fidae, Virginia Kaladich, alla vigilia della convention in programma sabato 14 ottobre a Verona.
Una convention sulla scuola cattolica, per ribadire l’importanza della presenza della scuola paritaria nel sistema scolastico pubblico.
Una convention nazionale dal titolo “Esserci per educare”, a ribadire non tanto il diritto a esistere della scuola paritaria e della formazione professionale, ma il contributo che esse danno all’educazione delle giovani generazioni.
L’appuntamento è per sabato 14 ottobre a Verona, all’auditorium Cattolica Center, e sarà un momento di confronto tra studenti, famiglie, insegnanti, dirigenti e gestori delle scuole paritarie cattoliche, organizzato dalla Fidae, la Federazione italiana delle scuole cattoliche, assieme ad Associazione genitori scuole cattoliche (AGeSC), CdO Opere educative, Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale (Confap), Federazione italiana scuole materne (Fism), Movimento studenti cattolici Fidae.
La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha confermato la propria presenza e il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, manderà un proprio videomessaggio. L’appuntamento sarà l’occasione per presentare il documento elaborato dal Consiglio della scuola cattolica della Cei sul ruolo e l’importanza della scuola cattolica e sulle possibilità di un suo finanziamento.
«La convention di Verona non vuole essere semplicemente un’iniziativa ma la tappa di un percorso – spiega Virginia Kaladich presidente nazionale Fidae – abbiamo elaborato un documento e vogliamo dargli gambe. E ci attendiamo delle risposte».
Presidente Kaladich perché sentite la necessità di avviare un percorso sulla scuola cattolica?
«Abbiamo avuto la parità e dal Duemila siamo parte del sistema pubblico integrato, ma non è una parità vera e le scuole cattoliche sono in grande affanno. La verità è che in Italia non c’è una vera libertà di scelta e la legge del Duemila che ha delineato un sistema pubblico integrato, in cui scuole statali e paritarie avessero pari dignità, è rimasta disattesa. Dovrebbe esserci un sistema pubblico-privato fatto di scuola statale e non statale, ma se gli oneri li sopportiamo tutti, a livello di riconoscimento siamo ben lontani da una vera, effettiva parità. Perché vogliamo esserci? Per dare voce a quelle famiglie che stanno perdendo una libertà di scelta educativa e formativa per i loro figli».
Lei esprime un forte senso di abbandono. Perché?
«Passi avanti ne sono stati fatti, ma abbiamo bisogno di passare dal contributo al finanziamento certo che, anche se esiguo, consenta comunque alle nostre scuole di stilare bilanci veritieri. Negli ultimi anni il governo ci ha aiutato con un “da ora in poi”, così almeno cui se prima si ricominciava da zero ogni anno, ora partiamo da un dato certo. I soldi che partono dal ministero però arrivano negli uffici scolastici regionali e da qui patiscono tanti altri ritardi. Basti dire che per il progetto di alternanza scuola lavoro a maggio sono arrivati i soldi, poco più di 50 euro a ragazzo, ma alcuni uffici scolastici regionali non si sono nemmeno accorti che c’erano. Voglio dire che anche quando il finanziamento viene concesso, devi poi elemosinare quanto ti spetta. Anche i contributi arrivati a fine luglio dal ministero ancora non sono giunti alle scuole. Questo significa che la parità è ancora lontana e le famiglie perdono la libertà di scegliere fondamentalmente per questioni economiche».
Una denuncia precisa, la vostra...
«Noi vogliamo poter garantire la nostra offerta formativa. Abbiamo una storia antichissima e ne siamo orgogliosi. Non siamo una scuola per ricchi, ma per tutti, di tutti... se però non abbiamo contributi, dobbiamo aumentare le quote? Per questo vogliamo interloquire con la società civile e religiosa e chiedere: è questo che volete che facciamo? Noi ci siamo, abbiamo una grande storia e vogliamo guardare al futuro».
Qual è la vostra realtà in Veneto?
«In Veneto abbiamo 24 mila studenti e 5 mila dipendenti. I genitori continuano a sceglierci, ma i tempi sono difficili. Io dico che mai nessuno deve restare a casa, ma bisogna impegnarsi perché questo possa realmente avvenire».
Cosa spera succeda a Verona?
«Vogliamo far sentire l’affanno delle nostre realtà. Abbiamo speranza, ma abbiamo bisogno che ci sia riconosciuta dignità. Dobbiamo dire le nostre realtà, raccontare cosa sono anche all’interno della nostra società. Vogliamo "dirci per esserci" e continuare a educare, e vogliamo restare una scuola per tutti. Manca in Italia una vera cultura sotto questo aspetto, e tutti sono chiamati a esprimersi, anche la comunità ecclesiastica deve maturare di più la consapevolezza del ruolo che svolgiamo».