"Luci" racconta trent'anni di gruppo Polis
Era il 4 maggio 1984, quando il primo "utente lavoratore" iniziò il suo percorso verso l'autonomia e l'integrazione. Da allora sono passati oltre trent'anni e il gruppo Polis ha tanto da raccontare... In Luci ci prova, e con successo, grazie alla penna spigliata di Francesca Boccaletto e alla bellezza delle foto di Lorenzo Scaldaferro.
Francesca Boccaletto, giornalista e autrice padovana, e il fotografo Lorenzo Scaldaferro hanno saputo raccontare in Luci l’intima essenza di oltre trent’anni di cooperazione del Gruppo Polis accanto ai disabili, per accompagnarli ogni giorno nella conquista della loro autonomia, ma anche l’impegno nei servizi educativi, riabilitativi, residenziali e occupazionali per persone in difficoltà.
L’elegante pubblicazione, tutta giocata in bianco e nero, o meglio con chiaroscuri nei testi come nelle foto, illumina la quotidianità di chi costantemente, si confronta con la difficoltà, tentando di superarla, di ricavarne un senso profondo che non imprigioni la vita, ma la lasci libera di esprimersi e di essere vissuta pienamente.
Si avverte tra le parole e tra le sfumature delle fotografie il profondo lavoro d’introspezione che deve essere costato non poco a Francesca Boccaletto e a Lorenzo Scaldaferro per narrare, lontani dal pietismo e dall’edulcorazione classica in cui si potrebbe sbandare parlando di sociale, i protagonisti di questo libro: disabili, utenti, genitori, operatori, educatori...
Si parte dall’inizio, dal lontano 4 maggio 1984, con il “C’era una volta” in carne e ossa – ancor prima che, nel 1985, venisse fondata la prima cooperativa, Polis nova – con l’utente “fondatore”, Alberto, che oggi racconta la sua storia di fedeltà e forza di volontà che gli hanno tirato fuori il lavoro in cooperativa. «Avevo 27 anni. Non ho dimenticato quanta fatica facevo, all’inizio non mi piaceva molto lavorare e quindi ogni tanto cercavo qualche scusa per rimanere a casa, ma la vecchia e cara Cinquecento rossa di Gigio alle 9 era lì ad aspettarmi».
In Luci c’è anche Marinela che viene da Bucarest e che è giunta a Padova nel 2004 con il marito violento e un figlio. È stata una delle tante donne a essere ospitata nell’abitazione protetta casa Viola che il gruppo Polis gestisce per conto del comune di Padova. Oggi Marinela non abita più lì, perché da due anni ha raggiunto l’autonomia grazie al suo lavoro. Oggi è una donna nuova, dopo anni di maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche dentro casa sua.
«Non potrò mai dimenticare: il dolore probabilmente mi resterà incollato addosso per sempre, ma quel che conta è che ne sono uscita e ora sono qui a parlarne».
Facendo un passo indietro all’inizio del libro, delicata ma allo stesso tempo forte come un pugno nello stomaco è la prefazione di Eugenio Finardi che racconta il suo chiaroscuro, la storia della figlia Elettra con la sindrome di down: «Mi ha insegnato tutto, mi ha insegnato a vivere».