Famiglia: contro le derive ideologiche, proviamo a raccontarne la bellezza profonda
Nell'aprire i lavori del Forum delle associazioni familiari, il presidente De Paolo ha ricordato che oggi c’è chi vorrebbe “trasformare la famiglia in un concetto astratto, ideologico”. Come reagire a questa deriva? L'unica strada è quella di raccontare la famiglia come strumento di bellezza e di soluzione dei problemi, “dipingere strade di felicità e non sprecare energie per denunciare un mondo decadente”. Ed è una sfida che tocca e coinvolge tutti i cristiani.
Nel fine settimana Roma ha ospitato l’assemblea del Forum delle associazioni familiari. Un appuntamento importante, che ha visto anche l’intervento del presidente della Cei card. Bagnasco, che ha offerto una serie di spunti significativi in un momento difficile.
Le famiglie italiane non stanno bene, ed è un dato sotto gli occhi di tutti. Non stanno bene perché devono far fronte a una serie di emergenze che toccano trasversalmente l’intera società – dalla crisi economica alle sfide educative, giusto per citarne due – Ma non stanno bene anche perché si devono confrontare con un clima culturale e politico che anno dopo anno sembra sempre più disinteressato al loro destino. Quando non arriva, addirittura, a prefigurare scenari di vero e proprio attacco alla famiglia.
Eppure, ricordava il presidente del Forum Gianluigi De Paolo, che siamo credenti o non credenti, “se siamo intellettualmente onesti non possiamo non riconoscere alla famiglia un ruolo fondamentale nella società”. Difficile non essere d'accordo.
Partiamo dagli aspetti più concreti, dall’economia: in questi anni di crisi, la famiglia è stata il grande ammortizzatore sociale dell’Italia. Se oggi 10 italiani su 100 vivono in povertà o a ridosso della soglia di povertà – ed è già un numero altissimo – va sottolineato con forza che sarebbero molti di più se tanti genitori e tanti nonni non avessero sostenuto con i loro redditi i figli trentenni che non ce la fanno a stare in piedi da soli e che sempre più spesso decidono addirittura di tornare a casa.
Ma lo stesso si deve dire rispetto all’invecchiamento della popolazione, a cui oggi facciamo fronte con centinaia di migliaia di badanti ma soprattutto con un impegno delle reti familiari (che significa naturalmente in primo luogo le donne) che è una grande risorsa non riconosciuta dell'Italia.
Due esempi, e se ne potrebbero fare tanti altri, che mostrano come affermare che la famiglia è la cellula fondamentale della società non è uno slogan ideologico ma la verità profonda di un’esperienza che si basa sulla condivisione, sull’amore gratuito, sull’alleanza tra le generazioni. E che è di fatto il principale collante che ancora tiene unita una società sempre più divisa e in preda all’individualismo.
E però di ideologia sulla famiglia se ne fa tanta.
Nell'aprire i lavori del Forum, il presidenteDe Paolo ha ricordato che oggi c’è chi vorrebbe “trasformare la famiglia in un concetto astratto, ideologico”. Purtroppo sono le voci che trovano poi più spazio sui media, mentre il Forum rappresenta “una maggioranza silenziosa di buon senso, ancorata alla realtà e alla concretezza della vita”. Quella che troppo spesso non trova voce nel racconto mediatico dell'Italia.
Il card. Bagnasco, nel dipingere la situazione italiana, ha ricordato che “chi vuole indebolire la famiglia vuole indebolire la società, perché una società fragile nella solidarietà è una realtà che si può manovrare meglio sul piano ideologico, politico ed economico: è questo il progetto mascherato dietro solenni dichiarazioni di principio”. A ben vedere è questo il pericolo più grave – proprio perché subdolamente nascosto – con cui dobbiamo confrontarci. Nel nome di una libertà dell’individuo che trasforma in “diritto” ogni “desiderio” e ogni “pretesa”, vediamo passo dopo passo mettere in secondo piano la famiglia, i vincoli comunitari, tutto ciò che nella storia dell’uomo ha costruito le basi della società come un insieme di destini tra loro legati e connessi.
Chi ci guadagna? Bagnasco lo dice chiaramente: ci guadagna chi ha da fare affari, chi ha da venderci qualcosa… siano oggetti come un progetto politico… perché più siamo soli e più siamo vulnerabili.
Come si può rispondere, da cristiani, a queste sfide? In che modo possiamo “stare” in questo contesto difficile?
Mons. Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio famiglia della Cei, nell’incontro di preghiera che ha aperto l’assemblea ha usato una frase molto bella: il nostro compito è “dipingere strade di felicità e non sprecare energie per denunciare un mondo decadente”. Detto in altre parole: stracciarci le vesti, salire sempre sul palco in qualità di accusatori, non ci fa fare un solo passo in avanti. Se vogliamo che altri comprendano il valore della famiglia, non è con i discorsi astratti e tantomeno con le filippiche che riusciremo a convincerli. La strada che dobbiamo percorrere è quella di raccontare la famiglia come strumento di bellezza e di soluzione dei problemi.
Certo, raccontare la bellezza della famiglia significa innanzitutto riuscire a viverla, darle testimonianza concreta.
E questo ci riporta al ruolo che come laici dobbiamo assumerci: che è quello di saper tenere insieme fede e vita, la messa della domenica e il lavoro, l’impegno sociale, l’impegno in famiglia. Tenere insieme, essendo testimoni credibili di quel che andiamo dicendo. Altrimenti, è ovvio, nessuno darà valore nemmeno alle nostre critiche alla politica e alla società.