Vicariato del Bassanello: dopo Sonar l'auspicio è una squadra per la comunicazione
Anche al coordinamento vicariale del Bassanello sono stati presentati i risultati dell'indagine Sonar. Interessanti gli spunti di riflessione che ha innescato.
La tre giorni di formazione vicariale sta diventando un volano interessante per la presentazione di Sonar, la ricerca esplorativa sulla comunicazione nella diocesi di Padova, promossa dall’ufficio della comunicazioni sociali e strutturata dall’Osret (Osservatorio socio-religioso del Triveneto).
«Dopo un primo incontro di confronto tra il vicario foraneo del Bassanello, don Luigi Bortignon, e don Marco Sanavio, direttore dell’ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, in merito alla ricerca e ai risultati – racconta Alessandro Capuzzo, coordinatore vicariale per la comunicazione – Sonar è stata presentata durante la tre giorni vicariale, e accolta positivamente da presidenti, vicepresidenti e qualche altra figura attiva interparrocchiale, come i referenti ad esempio della Caritas».
L’aspetto che più ha colpito il coordinamento è stata la scoperta dell’esistenza di dati così articolati in merito alla comunicazione diocesana e parrocchiale. «Penso abbiano dato modo di scuotere la percezione soggettiva che ognuno aveva della comunicazione a più livelli (all’interno di ciascuna realtà parrocchiale, unità pastorale, vicariato e diocesi) e a più direzioni (tra parrocchie dello stesso vicariato, con la diocesi). Ho notato che più o meno tutte le domande rispondevano alla curiosità di trovarsi di fronte a un nuovo punto di vista. Qualche conferma è emersa sopratutto per quanto riguarda il rapporto tra parroci e diocesi: è stato ribadito oggettivamente il rapporto "freddo" e pieno di comunicazioni senza filtri. Altre conferme, inoltre, sono state avute rispetto al fatto che i laici impegnati in parrocchia, a meno che non facciano parte di associazioni o simili, sanno poco o niente del vicariato».
Di fatto Sonar è stata presentata solamente al coordinamento: «Non c'è stato, ahimè, uno spazio di tempo adeguato per raccogliere idee, suggerimenti o provocazioni. E quindi gli interventi hanno riguardato più constatazioni o domande rispetto ai dati messi in luce».
Anche sul ruolo del coordinatore vicariale della comunicazione va provocata una riflessione. «In particolare che aiuti a focalizzare lo stile di questa figura “pastorale” – aggiunge Capuzzo – che credo debba fungere da catalizzatore della comunicazione; che faciliti, invece che aggiungere; che apra una strada più che obblighi a farsi seguire. Prima di tutto sarebbe utile che il coordinatore avesse aggiornati costantemente i contatti di tutto il vicariato con annessi e connessi (partendo banalmente dai dati concreti come indirizzi mail, telefono, ruolo di ciascuna persona all’interno del coordinamento e parrocchia di appartenenza) anche solo semplicemente per metodologia. Potrebbe parere un dettaglio di poco conto, ma credo sia fondamentale. Pensando inoltre alla nostra realtà vicariale, è necessario individuare una figura che abbia la più ampia copertura di disponibilità, anche solo oraria. Che sia quanto meno reperibile. Mi piacerebbe davvero si creasse una piccola squadra che potesse operare in quest’ambito piuttosto che affidare tutta la responsabilità a un singolo. Un altro aspetto potrebbe essere il fatto di "rappresentare la diocesi" (con tutti i limiti di questo verbo applicato dalla diocesi a noi) nell'introdurre quelli che possono essere dei cambiamenti strutturali e non, utili allo snellimento della comunicazione dal basso verso l'alto e dall’alto verso il basso».