Comunicare, l'essenza stessa della chiesa. Ecco i primi risultati della ricerca Sonar
Presentati i primi dati di “Sonar”, la ricerca sulla comunicazione in diocesi di Padova. Grazie a 50 referenti vicariali sono stati incontrati 350 tra parroci e vicepresidenti dei consigli pastorali parrocchiali. Inviati, poi, 1.630 questionari on line ad altri parroci, vice e laici impegnati. L’Osservatorio socio-religioso triveneto propone una prima “lettura” del materiale raccolto.
Primi frutti di “Sonar”, la ricerca sulla comunicazione in diocesi di Padova.
Sono stati presentati sabato 14 maggio, alla presenza del vescovo Claudio, e hanno fatto da anteprima all’edizione padovana del Festival biblico.
In prima fila – nell’“impresa”– l’ufficio diocesano di pastorale della comunicazione, che ha commissionato la ricerca, e l’Osservatorio socio-religioso del Triveneto (Osret), che la sta portando avanti.
“Sonar” si propone di indagare – al fine di migliorarli o di individuare processi virtuosi – i flussi di comunicazione nella chiesa padovana, tra centro e periferia e viceversa, intercettando la comunicazione nei vicariati, nelle unità pastorali e nelle parrocchie.
I protagonisti di “Sonar”
L’indagine è stata possibile grazie ai referenti vicariali della comunicazione, che don Marco Sanavio, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale della comunicazione, ha definito «tessuto connettivo».
Ne sono stati individuati 50 – in alcuni vicariati si sono costituite delle équipe – che «con costanza e pazienza» ha sottolineato Monica Chilese dell’Osret, hanno esplorato il campo della comunicazione.
«Appena avviata – continua don Sanavio – la ricerca non ha avuto una risposta immediata. Grazie ai referenti vicariali della comunicazione ha poi preso quota».
Primi “ritorni” da parte dei referenti
Sono state intervistate 350 persone tra parroci e vicepresidenti dei consigli pastorali parrocchiali. Per raccogliere i “ritorni” da questi incontri, l’Osret ha previsto dei focus group con i referenti vicariali.
Un primo dato: la ricerca è stata accolta positivamente; «i parroci – sottolinea Chilese – sono stati contenti di essere ascoltati e sono andati anche oltre gli input iniziali».
Riguardo alla comunicazione in parrocchia, per tutti la parola chiave è: bollettino.
E ancora: gruppi specifici comunicano attraverso Facebook e Whatsapp. «C’è chi si è dato una chiara politica di gestione – continua Chilese – anche per il sito parrocchiale. Ci si interroga sui contenuti e sull’autoreferenzialità dei gruppi». Il vicariato non sembra essere vissuto così bene. «Per i più esiste solo perché si trova il coordinamento, mentre altri soffrono perché ognuno va per la propria strada. Il vicariato può essere una potenzialità per ottimizzare le risorse».
Che dire della comunicazione diocesana?
«“Dov’è?” si sono chiesti in molti. Dalla diocesi arrivano carte, carte, carte. E i primi, a volte unici, destinatari sono i parroci. Funziona la “comunicazione del cuore”... come Notizie di famiglia, la newsletter di collegamento tra preti della diocesi, che contiene non solo comunicazioni di servizio». Dalle chiacchierate con i parroci è emerso un “rumore di fondo”: la solitudine ecclesiale del prete.
I questionari on line
Oltre alle interviste personali, “Sonar” ha previsto l’invio di un questionario on line a un campione di 1.630 persone: parroci, vice dei consigli pastorali parrocchiali e laici impegnati.
Hanno risposto in 1.195: 243 parroci su 328 interpellati, 243 vice su 318, 709 laici su 984.
Alessandro Castegnaro, presidente dell’Osret, ha proposto alcuni dati grezzi su cui ragionare.
Con questa premessa: «La comunicazione è l’essenza stessa della chiesa. Usata in ambiente ecclesiale, è simile una parola simile ad altre: annuncio, sinodalità, missionarietà... Ma questa valenza si è un po’ persa nel tempo».
Sulla comunicazione in parrocchia: le persone si sentono informate.
Negli strumenti parrocchiali i laici cercano informazioni sulle attività, ma anche strumenti per l’impegno, stimoli per la vita spirituale, di sapere cosa pensano gli altri e far sapere cosa si fa in parrocchia. L’altro elemento interessante è che crescono le piccole reti di comunicazione tra fedeli attraverso gli strumenti digitali (Facebook e Whatsapp).
A una prima lettura dei questionari emerge che le relazioni in parrocchia sono complicate.
«Emergono – spiega Castegnaro – queste vie per cambiare la situazione: migliorare l’organizzazione degli incontri e, dicono i laici, poter contare su qualcuno che risponde».
Il vicariato «è vissuto con maggiore bontà dai laici, quelli che lo conoscono. Per i parroci è soprattutto un fatto organizzativo. Tutti ritengono che, per il domani, debba diventare un luogo di comunicazione relazionale».
Strumenti per comunicare: arretra la carta, avanzano i sistemi digitali.
Ma... gli strumenti tradizionali, scritto e parlato, vengono ancora preferiti. La rete mostra molte potenzialità.
E il rapporto con la diocesi?
«È problematico – sottolinea Castegnaro – una parte non marginale dà un giudizio di rapporto non buono o per niente buono. Da un lato c’è interesse a essere informati e a offrire informazioni. Dall’altro i contatti non sono molto frequenti e una parte di coloro che ha rapporti sostiene non sia facile ottenere risposte».
E adesso?
“Sonar” prevede tre fasi: quella di analisi, che è durata un anno ed è stata proprio l’oggetto della presentazione di sabato 14; quella di progettazione, che impegnerà l’anno pastorale 2016-17, e quella operativa.
Il vescovo Claudio, a partire da quanto emerso, lancia una proposta: dare vita a un “laboratorio ecclesiale” «in cui essere in tanti artigiani a rinnovare l’esperienza ecclesiale. Dove il soggetto della comunicazione non è il prete, ma la comunità. E la comunicazione, come stile, è profetica».