San Giorgio di Rovolon svela la sua antica origine longobarda
La prima cappella eretta a Rovolon potrebbe essere stata costruita dai Longobardi, come starebbe a dimostrare la dedicazione a san Giorgio, e risalirebbe quindi a ben prima del Mille.
Forse ha riscoperto le sue più antiche origini la chiesa di San Giorgio a Rovolon. Lo confermerebbero i ritrovamenti emersi durante i recenti lavori di restauro della parte absidale, che hanno portato alla luce alcune fondazioni molto antiche. Potrebbero essere quelle della prima pieve? Non è da escludersi.
L’attuale parrocchiale di Rovolon fu eretta tra il 1496 e il 1499 sul luogo della precedente, attestata almeno dal 1324. La titolazione a san Giorgio tuttavia ha sempre fatto pensare, agli studiosi, a una più antica origine, forse addirittura longobarda: nell’area berico-euganea sono infatti molte le cappelle dedicata al santo e di antica attestazione. Ecco quindi che i ritrovamenti, solo in parte inattesi, hanno portato qualche elemento di certezza in quelle che finora erano solo ipotesi. Anche se sarebbe necessario studiare più a fondo la questione.
Andando per ordine, è successo questo: nel 1885 furono spostati i due altari settecenteschi di Sant’Antonio e della Madonna che si trovavano ai lati del presbiterio e avanzavano verso la navata, e nel 1910 furono riposizionati nelle due attuali cappelline ricavate sfondando le pareti laterali ai piedi del presbiterio. Furono anche arretrati i tre gradini che portavano al presbiterio stesso. La fascia di pavimento che si era venuta liberando venne tamponata con una semplice copertura di cemento che fu tinta poi di verde chiaro.
I recenti restauri avevano tra gli obiettivi quelli di sostituire il cemento con una pavimentazione più idonea e che si uniformasse a quella del resto della navata. Una prima “mezza” sorpresa è stata quella di trovare, tolto il cemento, una grande tomba centrale con volta a botte: si sapeva della sua esistenza dai lavori di inizio Novecento, era già stata probabilmente svuotata allora, ma non si ha notizia di eventuali ritrovamenti. Per questo motivo non è stata aperta; si è deciso invece di indagare nella zona alla destra dell’altare maggiore dove la vera sorpresa è stata il venire alla luce di una struttura semicircolare in muratura. È venuto spontaneo ipotizzare che potesse essere un’abside. Al di sotto di essa non si è trovato altro se non tracce di cenere e carbone e resti di laterizi romani. Non si è quindi proceduto a ulteriori indagini.
Gli scavi hanno riguardato anche il lato opposto, alla sinistra dell’altare maggiore: qui è emerso un basamento in pietra che fu con ogni probabilità quello dell’antico campanile (l’attuale, staccato dalla chiesa, risale al 1865). Sopra questa base, a una quota quindi successiva al 1500, sono stati trovati invece i resti di numerose sepolture. Non è neanche questo un mistero: qui vi era, dalla fine del Quattrocento a inizio Novecento, l’altare della Madonna e molte persone di classi sociali elevate avevano avuto il permesso di esservi sepolti. Se ne è trovata traccia nei registri parrocchiali, dove sono varie le persone accanto alle quali è stato scritto, come luogo di sepoltura, non il cimitero ma la chiesa.
Tra questi, ad esempio, alcuni membri della famiglia dei Papafava. L’ultima indagine, all’ingresso della chiesa e presso il fonte battesimale, ha riguardato il cosiddetto “pozzo sacrale” dove si usava gettare i cocci di materiale sacro: gli stati più bassi dei depositi hanno portato alla luce frammenti di una patena in ceramica risalente al Quattrocento.