San Bonaventura, parrocchia da 50 anni
Natale 1967, il vescovo Bortignon erige la nuova parrocchia. Natale 2017: San Bonaventura compie 50 anni. Inizia un anno che sarà caratterizzato dalla gratitudine al Signore, alle parrocchie del territorio, ai parroci che si sono succeduti, alle famiglie della comunità.
Questo Natale assume una sfumatura unica per la comunità di San Bonaventura di Cadoneghe, perché apre i festeggiamenti per i cinquant’anni dalla fondazione della parrocchia.
Il decreto del vescovo Girolamo Bortignon porta infatti la data del 25 dicembre 1967. A don Egidio Munaron viene affidato l’incarico di accompagnare i primi passi della comunità, circa 600 famiglie che abitano la zona di Castagnara, porzione di territorio nel comune di Cadoneghe, tra le parrocchie di Mejaniga, Pontevigodarzere e Vigodarzere.
Fin da subito si affronta la costruzione delle strutture parrocchiali (chiesa, canonica, centro parrocchiale). Il vescovo Bortignon benedice la chiesa, il 2 luglio 1972, mentre iniziano anche i lavori per la costruzione del centro parrocchiale.
È un periodo di grande fermento: la comunità prende sempre più la sua fisionomia di chiesa fra le case. Nel frattempo vengono ultimati i lavori di sistemazione del presbiterio e l’1 novembre 1993 il vescovo Antonio Mattiazzo consacra la chiesa.
La comunità di San Bonaventura oggi conta circa 6.000 abitanti ed è ricca della presenza di famiglie, giovani, gruppi, associazioni che camminano sulle orme di chi li ha preceduti.
«Perché si celebra un anniversario? – si è chiesto don Silvano Berto, il parroco – Tempo, spazio e relazioni sono le componenti fondamentali del mistero della vita di persone e di comunità, ma sono anche le coordinate fondamentali dell’Incarnazione… Ecco allora il senso di un anniversario: fare memoria grata del passato, per stare nel presente con la nostalgia del futuro».
Il consiglio pastorale ha scelto di dedicare un anno di tempo, dal Natale 2016 al Natale 2017, per gustare, capire e proiettare verso il futuro questo evento; sarà un anno di “sosta che rinfrancherà”.
Diversi gli appuntamenti che permetteranno alla comunità di ripercorrere il cammino vissuto finora. Una prima esperienza significativa saranno i “pellegrinaggi di gratitudine” alle parrocchie che hanno generato una parte della comunità di San Bonaventura: Mejaniga, Pontevigodarzere e Vigodarzere.
«Il senso dell’incontro con le tre comunità che hanno visto sottratta una parte di territorio e di popolazione per far nascere la nostra – spiega Filippo Dalle Fratte, vicepresidente del consiglio pastorale – è quello di riscoprirsi parte di un’unica chiesa che sa generare vita, relazioni tra persone; l’andare verso (con un piccolo pellegrinaggio), il celebrare l’eucaristia assieme è un modo per vivere questa comunione con un senso di gratitudine per l’esperienza di fede, carità, generosità, disponibilità che la scelta di allora ha permesso di vivere alle persone del territorio della nostra San Bonaventura».
Le iniziative
Nel corso dell’anno saranno invitati i preti che hanno condiviso il cammino della comunità, in particolare i parroci: don Egidio Munaron (parroco dal 1967 al 1983), don Paolo Scalco (1992-2003) e don Giancarlo Cantarello (2003-2014). Il 24 settembre si terrà un pellegrinaggio di gratitudine alla tomba di don Gino Zambonin, secondo parroco della comunità (1983-1992), a Polverara, nel venticinquesimo della morte.
Nei tempi forti di quaresima e avvento del prossimo anno alcune famiglie della parrocchia parteciperanno poi a una singolare “staffetta”. Ogni casa ospiterà per un giorno il cero pasquale o la statua di Gesù bambino, componendo una sorta di “calendario vivente”, così da concretizzare il messaggio di un Signore che cammina con noi.
Non mancheranno momenti dedicati all’approfondimento della vita di san Bonaventura, alla scoperta della bellezza della chiesa, al ricordo della storia. Momenti culminanti dell’anno saranno il pellegrinaggio ai luoghi di san Bonaventura dal 23 al 25 aprile e in dicembre si concluderà il cinquantesimo anniversario con un pellegrinaggio in Terrasanta.
«Con la presidenza del consiglio pastorale – conclude don Silvano – ci siamo imbattuti in questa frase della Imitazione di Cristo: “Se siamo abbandonati, affondiamo e periamo. Se invece siamo visitati, c’innalziamo e viviamo” (3,14). L’abbiamo sentita esprimere bene la storia vissuta e da vivere nella nostra comunità. La “visita” del Signore ci ha dato vita, dignità, futuro di risorti. Senza di lui si sprofonda nelle tenebre della mancanza di senso e di comunione, si muore... I primi cinquant’anni di vita della nostra parrocchia vogliono allora essere un inno alla bontà del Signore, che “ha visitato e redento il suo popolo” (Lc 2,68)».