Orientamenti comuni per il futuro delle unità pastorali. Ma non calati dall'alto
Sabato 11 febbraio a villa Immacolata si sono incontrati per la prima volta i preti e i laici impegnati nella vita delle 27 unità pastorali presenti oggi in diocesi di Padova. Di fronte al vescovo si sono materializzate storie molto differenti, brevi e lunghe, ma anche agite o subìte. Netta la necessità di raccontarsi emersa da parte dei presenti, a partire da una serie di punti focali su cui continuare a lavorare, emersi dai questionari preparatori all'incontro. È stata la tappa di un cammino che è appena iniziato.
A dare il tono all’appuntamento, sabato scorso a villa Immacolata, è stato il vangelo di Marco: il brano sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci (8, 1-10). Di fronte ai preti e vicepresidenti delle unità pastorali della diocesi – invitati a incontrarsi tra loro e con il vescovo Claudio – don Giuliano Zatti ha richiamato l’attenzione sulla domanda che i discepoli rivolgono a Gesù, preoccupato per la folla che lo segue da tre giorni e che non ha da mangiare: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». «La loro reazione – evidenzia il vicario generale – è del tipo: ma non si poteva programmare meglio? Magari... cercare uno sponsor? Il miracolo è che dal poco si creano le cose grandi che il vangelo ci racconta. Il miracolo è quando il “mio” pane diventa “nostro”. Questa giornata ha bisogno del pane... Cogliamo l’invito a moltiplicare la fecondità del dono».
Premesse e prospettive ricchissime per un incontro affollato e vivace.
«Sabato si è respirato un clima positivo e disponibile – sottolinea don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale – Ho colto attesa per questo potersi confrontare tra le esperienze in atto di unità pastorale e quelle che si stanno formando, ma anche desiderio di guardare al futuro».
L’attesa è stata palpabile, infatti erano presenti a villa Immacolata tutte le 27 unità pastorali presenti in diocesi di Padova (quelle “registrate” nell’annuario). Realtà molto diverse tra loro «per storia, contesto e carismi messi in atto». Realtà... alcune nate “dal basso”, dentro un cammino tra parrocchie vicine, altre suggerite a livello diocesano; alcune partite più convinte e altre quasi adeguandosi. Alcune favorite da un congruo tempo di maturazione, altre con poco preavviso. In alcune si è intravisto un progetto, mente in altre maggiormente la contingenza.
«Di fronte a questa varietà, abbiamo colto molta voglia di raccontarsi, di narrare quanto sta avvenendo». Un primo livello di racconto è stato provocato da una serie di domande giunte a tutte le up su alcune questioni centrali dell’esperienza (scelta fatta in diocesi una ventina d’anni fa): la storia; cosa caratterizza l’up, in ogni singolo caso, e cosa dovrebbe caratterizzare un’up; se ogni parrocchia riesce a mantenere la propria identità e in che modo; quali esigenze pastorali emergono; la sostenibilità della vita dei preti in up; fatiche emerse negli anni; punti di forza, partiti e realizzati, attraverso l’up; gli organismi di comunione.
«Sono giunti una trentina di contributi, anche molto cospicui. È un patrimonio prezioso su cui continuare a lavorare». A partire dalle singole narrazioni, restituite a tutti i presenti da don Voltan, sono stati individuati alcuni “nuclei promettenti” su cui preti e vicepresidenti hanno cominciato a confrontarsi già sabato scorso. «Perché da più fronti viene la richiesta di orientamenti comuni rispetto alle unità pastorali. Orientamenti, però, da individuare insieme». I primi passi sono stati mossi. E già questi sono dei frutti di questo cammino di “messa a fuoco” dell’esperienza delle unità pastorali.
I nuclei "promettenti"
Al lavoro per tratteggiare il futuro delle unità pastorali. Preti e vicepresidenti dei consigli pastorali sono stati provocati a confrontarsi su quelli che sono stati definiti “nuclei promettenti” e a individuare degli orientamenti. Giusto per cominciare a mettere i ferri in acqua.
Ruolo dei preti
- «Ho imparato a fare il prete anche grazie alla mia comunità»: “consegnare” alle parrocchia qual è il ruolo del prete;
- Vedere il prete come una persona, non come un ruolo, un burocrate, un rappresentante legale... È una persona, con la sua umanità e anche vulnerabilità. Al prete serve un “calo di potere”: da sole... a seme della sua comunità;
Impegno dei battezzati
- Puntare sulla formazione dei laici;
- Formarsi insieme, preti e laici. Riconoscere i singoli carismi ed esercitare insieme il discernimento comunitario;
Relazione tra singole parrocchie e unità pastorale
- Crescere nella formazione; far crescere la ministerialità; uniformare i diversi impianti di unità pastorale. Forse le up sono superate... Forse dobbiamo metterci in cerca di qualcosa di nuovo, insieme: preti, laici, diocesi;
- Far nascere i ministeri dal basso, con il sostegno della diocesi per la formazione; quest’ultima non fatta più per ambiti, ma come comunità parrocchiale;
Identità parrocchiale
- Restare più collegati a un territorio che cambia per poterne scegliere le priorità; l’identità viene preservata, in presenza di un consiglio pastorale unitario, se si prevedono alcuni momenti d’incontro tra “coordinatori” delle singole comunità;
- Occorre che nei coordinamenti pastorali vicariali si metta a tema, almeno una volta l’anno, l’identità delle parrocchie nella pastorale d’insieme;
Organismi di comunione
- In vista del rinnovo del prossimo anno, in una diocesi così variegata, si sottolinea che: cinque anni di mandato sono troppi; il modello a cui tendere è il consiglio pastorale unitario (con gradualità...); è centrale la formazione dei membri, preti e laici; a volte non prevale la visione unitaria; ci sono membri che non partecipano alla vita della comunità cristiana; è fondamentale andare verso l’unità della gestione economica;
- Che questo sia solo il primo incontro di un cammino condiviso; prioritario scambiarsi le esperienze fatte. La diocesi non imponga un unico modello di unità pastorale, ma accompagni il cammino di ciascuna.