Al via il consiglio pastorale unitario dell’Unità pastorale di Piove di Sacco
Un’unità pastorale voluta “dal basso” per dare risposte migliori al territorio omogeneo in cui si trova. Domenica 27 novembre, alla presenza del vicario episcopale per la pastorale don Leopoldo Voltan, ha ricevuto il mandato il nuovo consiglio pastorale unitario dell’up di Piove di Sacco. Un ulteriore e decisivo passo verso un collaborazione più stretta e più fraterna.
Un ulteriore e decisivo passo verso una collaborazione più stretta all’interno dell’Unità pastorale di Piove di Sacco.
Domenica 27 novembre, al Duomo di Piove di Sacco, il vicario episcopale per la pastorale don Leopoldo Voltan ha presieduto l’eucarestia durante la quale è stato dato il mandato al nuovo consiglio pastorale unitario delle parrocchie di San Martino, Madonna delle Grazie, Piovega, Sant’Anna e Tognana.
«La nostra – racconta il parroco moderatore don Giorgio De Checchi – non è stata un’unità pastorale “calata dall’alto” o nata per la carenza di sacerdoti, ma è stata una precisa scelta da parte delle comunità parrocchiali che insistono nel territorio di Piove di Sacco».
Il cammino dell’unità pastorale è iniziato tra il 2009 e il 2010 con la missione cittadina.
E da lì non ci si è più fermati: «Prima è nato il coordinamento, poi una pastorale in rete scegliendo insieme alcuni temi che potessero essere utili a tutti, e infine, due anni e mezzo fa, il vescovo Antonio ci ha chiesto di pensare a una vera e propria pastorale cittadina per Piove di Sacco, un territorio omogeneo di 15 mila persone, cercando di capire quale poteva essere il nostro apporto di comunità cristiane».
Nel 2014 la nomina di don Giorgio De Checchi come moderatore pastorale, con la fine del 2015 l’arrivo della parrocchia di Piovega e la nascita di un primo coordinamento tra le presidenze dei vari consigli pastorali. Ed è proprio questo coordinamento – arricchito dalle voci dell’Azione cattolica, degli Scout, della Caritas e dei patronati con i loro rappresentanti – che si trova ora a diventare il consiglio pastorale unitario, in attesa che nella primavera del 2018, con il rinnovo di tutti gli organismi di partecipazione, tutti i fedeli delle parrocchie dell’up votino con piena consapevolezza per la prima volta per il consiglio pastorale unitario. I “vecchi” consigli pastorali parrocchiali continueranno a operare, ma come “coordinamenti parrocchiali”, in stretta collaborazione con l’unità pastorale.
«Lavoriamo insieme non perché ci manchino i preti – confida don Giorgio – ma perché la realtà del nostro territorio di Piove di Sacco chiede una maggiore collaborazione per affrontare questioni che le singole comunità fanno fatica ad abbordare. Una volta si poteva pensare che la parrocchia avesse dentro di sé tutte le risposte, tutte le forme aggregative e tutte le modalità per aiutare i propri cristiani nelle sfide del momento. Oggi pensiamo che, se è certo che la comunità cristiana nasce attorno all’eucaristia, si rafforza nell’accoglienza della Parola e dei sacramenti, uno sguardo più ampio e più intelligente sulla realtà e sulle sfide che essa ci pone sia necessario e possibile solo con una maggior collaborazione tra comunità del territorio».
La sfida del nuovo consiglio pastorale unitario attraverserà tutto il 2017 e arriverà al 2018, con la stesura di uno statuto prima del rinnovo.
Il compito di questo primo consiglio pastorale sarà quella di unire l’originalità e la vita delle singole parrocchie educando nel frattempo i fedeli alla prospettiva di un lavoro comune, specie nel campo della solidarietà, della formazione, della presenza nel tessuto sociale ed economico del Piovese.
«Il ruolo di noi laici – spiega Patrizia Sgaravato, vicepresidente dell’ormai ex consiglio pastorale di Madonna delle Grazie – è fondamentale per una “chiesa in uscita”. Il laico continua a camminare nella società e allo stesso tempo nella vita di fede. Insieme ai sacerdoti, stiamo così portando avanti questo cammino lungo una strada diversa, che trovo positiva».
«Siamo solo all’inizio – confessa in conclusione don Giorgio – non abbiamo ancora deciso tutto, sappiamo di essere ancora in una fase di riflessione. Ci sentiamo un laboratorio aperto, siamo consapevoli che non possiamo aver tutto chiaro fin dall’inizio, ma che “impareremo anche facendo”».