I moderatori passano il Sinodo dei giovani ai raggi X
Oltre cento giovani hanno partecipato al secondo esperimento di intelligenza collaborativa. Quattro sfide sul cammino condiviso dei giovani lanciate sulla piattaforma Collaboratorium per capire punti di forza e debolezza, come completare i gruppi, come attrarre chi non frequenta e se si prega a messa domenicale nelle parrocchie.
In più di cento hanno accettato la sfida. Anzi, le sfide. E si sono confrontati, in contemporanea, stando comodamente a casa loro. Il sinodo diocesano dei giovani è anche questo, grazie al secondo esperimento di intelligenza collaborativa che ha coinvolto, l’11 settembre, moderatori dei gruppi finora iscritti su www.giovanipadova.it (a proposito, c’è tempo fino al 30 settembre per partire per quest’avventura inedita!).
Quattro relatori – don Paolo Zaramella, don Mirco Zoccarato e poi Maria Costa e Michele Lazzaretto della commissione preparatoria – una piattaforma dedicata e quattro questioni capaci di passare ai raggi X il cammino condiviso lanciato dal vescovo Claudio nel luglio 2016 da Cracovia.
«È incredibile la mole di contributi di spessore che i giovani intervenuti hanno postato – commenta don Marco Sanavio, direttore dell’ufficio di pastorale della comunicazione, che ha reso possibile l’esperimento – E questo nonostante il grande numero di persone coinvolte e il fatto che i ragazzi non fossero allenati a partecipare in continuità a un esperimento come questo che prevede non solo di dire la propria, ma di commentare l’opinione altrui».
La piattaforma
Alla base della serata, Collaboratorium. Piattaforma on line che permette di interagire a distanza, votando le opinioni espresse e convergendo su una o più soluzioni alla sfida lanciata e che nel nostro paese è gestito da Andrea Scorzoni di www.dontknow.net un portale di ispirazione cattolica che aiuta nell’orientamento alle decisioni importanti nella vita. Collaboratorium, che garantisce completa riservatezza al confronto, è utilizzato da anni dalla Riial, la Rete informatica della chiesa in America latina (fondata da Vaticano e Celam negli anni Ottanta), per permettere alle comunità di diocesi sterminate di rimanere in contatto tra di loro e con gli uffici centrali.
Quattro sfide
Quattro le sfide lanciate ai moderatori dagli oratori. Anzitutto, “nel tuo gruppo sinodale, sei riuscito a coinvolgere almeno un amico che non frequenta la parrocchia?”. E poi, “quali strategie usare per completare il tuo gruppo sinodale o crearne di nuovi in questi ultimi giorni?”. In terzo luogo: “Si sta pregando per il sinodo nelle messe?”. Infine: “Quali difficoltà maggiori ho incontrato nella presentazione della proposta del gruppo sinodale tra i miei amici o gli educatori-scout della mia comunità? Quali i punti di forza della proposta che mi hanno aiutato a convincere i miei amici?”.
Non di rado, le risposte sono state sorprendenti. Alla prima sfida nel 58 per cento dei casi i giovani padovani hanno argomentato che i giovani “lontani” ci sono eccome. A partire da Michele M. che con franchezza ha risposto: «Sì, ad esempio io. Non frequento più ma mi sono rimesso in gioco, e quindi sì, nel mio gruppo ci sono anche altri che non frequentano più ex educatori che fanno parte del gruppo».
O Giorgia C., che racconta come nel suo gruppo gli esterni siano i fidanzati delle ragazze, che invece frequentano. Ad attirare chi ha lasciato la comunità sono appunto i legami, ma anche l’originalità della proposta. Poi c’è chi si è preso del “rompiscatole” per gli inviti lanciati, ma non demorde e continua a proporre il sinodo e chi ha formato gruppi di attivisti parrocchiali per prendersi del tempo e discutere sui fondamenti, lasciando da parte, per una volta, le questioni legate strettamente al servizio.
Per allargare il giro dei partecipanti, i più propongono un incontro a tu per tu, ma c’è anche chi promette di convertire il tempo perso sui social in tempo investito per raccontare il sinodo. L’inno, con il suo testo accattivante è un’arma vincente, come pure la presenza a feste e sagre promosse dalla parrocchia. Parrocchia che però non sembra pregare molto, almeno alle messe domenicali, per questo evento riservato ai giovani. Ad affermarlo è il 55 per cento dei moderatori, anche se in molti raccontano che le comunità si stanno organizzando. E c’è comunque uno zoccolo duro in preghiera già da giugno nei rosari che procedono l’eucaristia (Sebastiano B.) e qualche parroco che non solo prega o “sponsorizza” il sinodo, ma tenta di dare una dimostrazione pratica di quello che sarà per coinvolgere la comunità.
I pro e i contro
Sulle difficoltà e i punti di forza della proposta, i contributi sono stati i più vari. Tra i pro del sinodo emerge chiara la possibilità di dire la propria alla chiesa e al vescovo e la curiosità che si è generata attorno all’evento. Se poi a coinvolgere è un “don” amico, il gioco è fatto. Tra i contro, per qualcuno il fatto che la cosa “puzza” di chiesa, o la presunta noia della proposta, o, dopo un primo entusiasmo, il blocco per l’impossibilità di affrontare un ulteriore impegno. C’è chi parla di ritrosia e di inutilità del sinodo, «perché tutto sarebbe già pilotato», ma c’è anche chi testimonia la propria adesione in modo cristallino: «Partecipo – ha detto un giovane alla moderatrice del suo gruppo Paola S. – perché la chiesa, non sa di avere le risposte che cercano i giovani, invece ne ha eccome. È un’istituzione vecchia, ma il messaggio che porta in sé è nuovo».