Sinodo, a Camposampiero la parrocchia di San Marco ha attirato anche i vicini trevigiani
Un vero successo l'"Aperisinodo" di luglio che ha permesso di agganciare molti ragazzi "fuori dal giro" anche grazie a un'ambientazione curata e al gusto della Birra del sinodo. Luca Pedroletti: «Un'occasione più unica che rara: non solo possiamo dire la nostra, siamo certi di essere ascoltati». E nei gruppi c'è anche chi arriva dalla diocesi di Treviso.
«Questa è un’occasione rara, forse unica, perché un giovane non solo possa dire la sua, ma abbia addirittura la certezza di poter essere ascoltato».
A San Marco di Camposampiero, una delle tante parrocchie di “confine” della diocesi, il 25enne Luca Pedroletti è da mesi impegnato nel diffondere il sinodo e nel far nascere nuovi gruppi sinodali.
«Nel mese di luglio – racconta – come vicariato, abbiamo organizzato “Aperisinodo”, una serata con tavoli e divanetti, su un nuovo spazio verde della parrocchia di San Marco, con gazebo, musica e la Birra del sinodo».
All’interno di questo clima conviviale c’è stato anche un momento per presentare l'evento e raccontare quali erano i suoi obiettivi:
«C’erano moltissime persone. Il bello è che non erano le solite, ma altri, arrivati per via di amicizie e conoscenze». Persone provenienti anche da “oltre i confini”: «Ho avuto modo di conoscere ragazzi che non avevo mai visto, che abitano nella parrocchia di San Pietro, in diocesi di Treviso, appena al di là del fiume Vandura».
Parecchi sia degli “esterni”, sia dei “trevigiani” di San Pietro hanno accettato la sfida del sinodo.
«In molti hanno tanto da dire su come vedono la chiesa, su come la vorrebbero. Questo è il momento più adatto in assoluto per poter dire la propria. Non penso ci saranno, nell’immediato futuro, altre occasioni così preziose: ciò vale sia per chi frequenta, sia per chi, da tempo, si è allontanato».
A San Marco la sfida del sinodo è stata presa sul serio
Cinque sono i gruppi sinodali già iscritti, un buon numero per una parrocchia di poco più di duemila anime, ma che potrebbero essere stati molti di più se fossero stati trovati moderatori a sufficienza.
«Non ci si aspettava una tale risposta. Ma la realtà è che i giovani, ancora oggi, si fanno domande e vogliono mettersi in gioco, indipendentemente da quanto si sentano o meno di appartenere alla chiesa».
La voce di chi viene percepito come “esterno” sarà per questo ancor più preziosa:
«Cerchiamo i pareri di chi sta al di fuori della solita cerchia. Questo arricchisce il livello del dibattito: più idee girano, più opinioni ci sono, più è possibile confrontarsi, mettendo così in discussione ciò che si pensa per arrivare a una sintesi nuova e più completa».
Il sinodo però sarà anche un momento prezioso per valorizzare la presenza giovanile all’interno delle comunità cristiane
«I giovani che si impegnano sono quelli che hanno avuto il coraggio di rimanere e di lavorare per ciò in cui credono. In questo modo, finiscono per dare tanto, nel volontariato e nell’associazionismo. Per me è un continuo motivo di orgoglio».