Sinodo dei giovani. Cittadella l'ha preso proprio sul serio
È una della parrocchie della diocesi con più gruppi sinodali. I giovani hanno raccolto adesioni e spiegato l'evento anche alla Notte bianca. E poi hanno creato gruppi disomogenei al loro interno per avere un confronto più franco e vivace.
È una delle parrocchie che al momento può contare sulla “platea sinodale” più gremita.
Cittadella, uno dei baricentri più importanti della zona nord della diocesi di Padova, potrà contare su una grande varietà di gruppi sinodali. I numeri ufficiali sono già importanti, ma in continua evoluzione: con il ritorno dalle ferie c’è chi solo adesso si sta decidendo ad accettare la sfida lanciata un anno fa, in Polonia, dal vescovo Claudio, per rispondere insieme, con una voce giovane, alla domanda: “Che cosa Dio chiede oggi alla chiesa di Padova?”.
Michela Chiurato, giovane di Cittadella, nei mesi scorsi ha lavorato per il Sinodo a tutti i livelli, operando sia nella commissione preparatoria diocesana sia tra il vicariato e la parrocchia per raggiungere i giovani in prima persona.
«All’inizio ci siamo trovati tra animatori, referenti, persone interessate a vario titolo. Abbiamo scelto di costituire un gruppo parrocchiale, mettendo a capo Edoardo Sartore, un giovane della parrocchia che non fa parte di nessun gruppo di Azione cattolica o degli scout, ma attivo nel volontariato e nella Caritas. Abbiamo scelto di avere nel nostro gruppo delle presenze molto variegate, raccogliendo le diverse associazioni. Il gruppo poi si è mosso in autonomia per trovare le strategie giuste per coinvolgere i giovani, rendendo edotto sia il vicario parrocchiale che il consiglio pastorale».
I giovani di Cittadella hanno iniziato a far conoscere il sinodo stampando dei cartelloni, visitando i diversi gruppi e organizzando, verso la fine della scorsa primavera, dei momenti capaci di unire spiritualità, convivialità e, per l’appunto, sinodalità.
«Tra maggio e giugno abbiamo ribattezzato l’ultima messa delle 19.30 “Messa sinodale”. Dopo la celebrazione, riunivamo i giovani nel chiostro del giardino della canonica con un aperitivo, una birretta e un buffet come modo di poter parlare con tutti. Così abbiamo coinvolto molti giovani esterni alla parrocchia, mentre altre comunità del vicariato hanno scelto di sposare questa proposta allargandola ai loro giovani».
La domanda del Sinodo si è fatta strada anche al di fuori della canonica e del sagrato: a giugno, infatti, il Sinodo ha scelto di essere protagonista della “Notte Bianca” di Cittadella, con un’operazione “missionaria” di dimensione vicariale
«Ogni parrocchia ha dato una mano, facendo sì che i referenti venissero a orari diversi per fermare le persone una a una». Certamente una mossa “originale”: «Devo dire che chi bloccavamo a volte si impauriva, specie nel vedere queste “facce da chiesa” rivolgere loro la parola. Non sapevano davvero che cosa aspettarsi, ma con molti siamo riusciti a spiegare nel dettaglio che cos’è questo sinodo dei giovani». L’operazione è stata un successo: «Abbiamo raccolto alcuni nominativi che abbiamo potuto aggiungere ai gruppi sinodali, non come moderatori ma certamente come preziose voci per il dialogo che si svilupperà nelle case e in patronato».
Un successo, ma per Michela i numeri avrebbero potuto essere ancora maggiori
«Non siamo riusciti a raggiungere molti che avrebbero potuto partecipare, specie persone già impegnate in vari servizi. A fronte di questo, però, ci sono tante persone che si sono messe in gioco e che credono alla causa, impegnandosi fino in fondo».
Probabilmente, sono quelli che investono sul sinodo le maggiori aspettative: «I giovani si aspettano un cambiamento, si aspettano una chiesa più vicina, che vada verso di loro, che li accompagni nella fede. Non vogliono più essere lasciati da soli. I giovani hanno bisogno della chiesa, ma anche la chiesa ha bisogno dei giovani: non esiste l’una senza gli altri».
Partecipare attivamente al sinodo, però, potrà portare molti a vivere una transizione di significato:
«Non dovrà esserci solo la richiesta del giovane alla chiesa, ma la volontà del giovane di farsi chiesa, di farsi testimone. Spero che il sinodo porti opportunità di fare esperienze di fede, come un “trampolino” per i giovani in ricerca».