I giovani di Maserà a Cona. Per un campo “nel campo” profughi
Il campo si terrà a una manciata di chilometri da casa. Ma permetterà di incontrare l’altra metà del mondo. Sono dieci i giovani della parrocchia di Maserà che dal 10 al 14 agosto prenderanno parte a un camposcuola presso il campo profughi di Cona. Una proposta semplice, senza troppi fronzoli, per ascoltare e capire.
«Come parrocchia – spiega suor Bruna Tosetto – abbiamo un cammino che ci porta a porre attenzione verso il fenomeno dei migranti. Negli ultimi tempi tutti i gruppi, di adulti e di giovani, si sono organizzati per questo».
Già alcuni giovani avevano avuto modo di conoscere storie di scambio e di ospitalità, incontrando alcuni ragazzi africani che vivono in una casa privata, mentre durante l’ultima quaresima alcuni migranti hanno avuto modo di partecipare a un pranzo comunitario con un buon numero di parrocchiani, sfociato anche in partite di calcio, un linguaggio universale che mette tutti d’accordo.
La proposta del campo in un “campo” di prima accoglienza come quello di Cona è nato però in modo fortuito, a seguito di alcuni incontri sulla parola di Dio vissuti in quaresima con padre Lorenzo Snider, missionario della Sma di Feriole (Società delle missioni africane), incaricato dal vescovo Claudio di prendersi cura dei migranti di Bagnoli, Cona e Conetta.
«Conoscendo sempre di più la figura di padre Lorenzo e il suo impegno – continua suor Bruna – è cresciuta la voglia, anche nei ragazzi, di approfondire questa realtà».
Come? «Il campo permetterà ai giovani di approcciare queste persone, oltre l’immagine e i preconcetti di “esseri umani che nessuno vuole”. Parleremo insieme, condivideremo molto insieme, con padre Lorenzo Snider vivremo anche dei momenti di catechesi insieme». Domenica 13 agosto alcuni ospiti della base parteciperanno alla messa nella parrocchia di Maserà, all’insegna di uno scambio davvero reciproco.
Per il resto, però, il campo sarà un’avventura che si costruirà di giorno in giorno, con un programma che andrà definendosi a seconda delle esigenze dei giovani italiani e dei giovani migranti.
«Da quando abbiamo invitato i nostri ragazzi a vivere questa esperienza, sono sempre stati più reattivi e disponibili a mettersi in gioco – conclude suor Bruna Tosetto – ci piacerebbe che l’incontro ci aiutasse a combattere la prima ragione dei preconcetti che riguardano i profughi: la paura e il timore della gente, che riguarda soprattutto i più anziani. La conoscenza reciproca e lo sviluppo di relazioni da parte dei giovani potrà a cascata beneficiare anche i più grandi».