Gesuiti, la 36° Congregazione generale apre una nuova era

Dal 2 ottobre 212 padri elettori da tutto il mondo sono riuniti a Roma per eleggere il 30° successore di sant'Ignazio di Loyola. A oggi, i gesuiti sono il più numeroso ordine religioso maschile nella chiesa con oltre 16 mila componenti.

Gesuiti, la 36° Congregazione generale apre una nuova era

Sono 212 i gesuiti elettori provenienti da tutto il mondo, riuniti in questi giorni a Roma per la 36° Congregazione generale dell’ordine.
L’importante obiettivo della congregazione, iniziata il 2 ottobre, è l’elezione del 30° successore di sant’Ignazio di Loyola.

I gesuiti sono oggi l’ordine religioso che conta il maggior numero di membri.
Erano16.740 nel 2015, superando di un buon migliaio i salesiani che ne contano 15.270 e di tremila i frati Minori francescani.
Negli ultimi 40 anni, c’è stata una forte diminuzione (circa 40 per cento) dei membri degli istituti religiosi maschili. Ciò ha coinvolto anche i gesuiti e oggi si registra ancora una diminuzione in Europa e in America, ma c’è una crescita in Asia e in Africa.
Per gli amanti dei numeri, sono 5 mila i gesuiti europei, 5 mila nelle Americhe (2.600 al Nord e 2.400 nell’America Latina), 5.600 provengono dall’Asia, (4.000 dall’India), e 1.600 dall’Africa. 

Una cosa è certa, come diceva papa Paolo VI: «Ovunque nella chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie e nelle trincee sociali, là vi sono stati e vi sono i gesuiti».

La Societas Jesu (nome ufficiale del loro istituto) conta più di 450 anni, e fu approvata il 27 settembre 1540 da papa Paolo III.
I primi gesuiti fin dagli inizi si impegnarono nella difesa e nell’approfondimento della fede cristiana, sia in Europa, allora travagliata dalle lotte causate dalla Riforma protestante, sia nel mondo intero, giungendo fino ai nuovi mondi delle Americhe e al lontano Giappone e fondando prestigiose istituzioni culturali, aperte a tutti, come la famosa università Gregoriana di Roma, dove hanno studiato e continuano a studiare innumerevoli alunni da ogni parte del mondo. Si può dire che nel dna della Compagnia di Gesù ci sia l’intuizione di andare sempre oltre, cercando qualcosa di più grande, secondo il motto Ad majorem Dei gloriam. 

“Verso il largo, dove è più profondo” è il motto di questa 36a congregazione generale, ispirato dall’esortazione di papa Francesco ai gesuiti nel 2014.
Prima di eleggere il nuovo padre generale – per cui sono necessari più del 50 per cento dei voti, in questo caso quindi almeno 107 – la congregazione ha il compito anzitutto di accettare le dimissioni dell’attuale preposto, il 78enne spagnolo padre Adolfo Nicolás. Questo è un aspetto da sottolineare.

Infatti nelle Costituzioni della Compagnia di Gesù, scritte dallo stesso sant’Ignazio, l’elezione del preposito generale è ad vitam, cioè senza un termine prestabilito. E così continua a essere, per questo si parla di “papa nero”, considerata anche la veste che portano i gesuiti a differenza dell’abito bianco del successore di Pietro.

La Compagnia di Gesù non ha messo in discussione questo punto.
Ma allo stesso tempo è stata introdotta una procedura per la rinuncia o per le dimissioni, quando – magari per ragioni di salute o l’età avanzata – le forze vengono meno. Il preposto può quindi manifestare il suo desiderio di rinunciare e propone la sua rinuncia alla congregazione generale, l’unico organo competente ad accettarle e a eleggere il successore.
Ciò è già accaduto due volte con le dimissioni date da padre Arrupe (1983) e padre Kolvenbach (2008). Padre Nicolás aveva già annunciato nel maggio 2014 la sua volontà di dimettersi. 

Dopo l’elezione nel nuovo generale, che dovrebbe avvenire all’inizio della prossima settimana, il primo a essere informato sarà il papa, poi il nome sarà annunciato ufficialmente.
Infatti, caratteristica dell’ordine, è il “quarto voto”. I gesuiti cioè promettono una speciale obbedienza al pontefice, rendendosi disponibili a essere inviati ovunque il papa ritenga utile per il bene della chiesa. Non si conoscono nomi di possibili candidati, non ci sono “partiti”, ma quattro giorni di preghiera e di raccoglimento precedono l’inizio delle votazioni. In tali giorni avvengono le cosiddette murmurationes, cioè ci sono reciproci scambi di informazioni, a quattrocchi. 
Dopo l’elezione l’ordine e il padre generale riprenderanno il proprio cammino “verso il largo, dov’è più profondo”, sempre a servizio della chiesa.

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