Cristiani e potere, quale dialogo?
Affascinante e ambiguo. Così il potere è definito nel titolo della giornata di studio promossa dal biennio di specializzazione della Facoltà teologica del Triveneto che, sul tema, mette in dialogo teologia e filosofia. L’appuntamento è per martedì 1° dicembre alle 15, nell’aula magna dell’Istituto teologico sant’Antonio dottore (via San Massimo 25 a Padova), con gli interventi del filosofo Oreste Aime (Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, Torino) e della filosofa e teologa Lucia Vantini (Facoltà teologica del Triveneto, Verona).
«La particolarità della proposta – spiega il coordinatore padre Giuseppe Quaranta, docente di teologia morale fondamentale – sta nel cercare di coniugare l’argomento “potere” con la spiritualità cristiana, un esercizio di ricerca su cui gli studenti del corso di licenza in teologia spirituale sono impegnati durante tutto quest’anno accademico e che nella giornata di studio su “Fascino e ambiguità del potere” è aperto al pubblico. L’interrogativo che ci provoca è il seguente: è possibile un’autentica esperienza cristiana del potere? E si può essere cristiani non “nonostante”, ma “attraverso” l’esercizio del potere?».
Come si affronta in prospettiva teologico-spirituale il tema del potere?
«Non si tratta semplicemente di tentare di rispondere alla domanda su come vivere il potere “secondo” il vangelo, ma prima di tutto capire “come”, cioè attraverso quali parole, concetti, simboli, rituali l’umano ha detto, interpretato, capito o non capito il potere di Dio; discorso che, in chiave di teologia cristiana, non può che rimandare al Dio-crocifisso dal potere politico e religioso. Significa cercare una risposta non in qualche teoria o dottrina ma piuttosto ripercorrendo una vicenda effettiva, concreta, documentata: la vicenda di uomini e donne – “santi” canonizzati ma non necessariamente – che, immersi in una porzione di storia e di cultura ben precisa, hanno saputo vivere o resistere al potere proprio perché cristiani, discepoli di Gesù e del suo vangelo».
Che cos’è il potere per l’essere umano?
«L’esperienza del potere va intesa prima di tutto come esperienza di un bisogno insopprimibile per ciascun essere umano, ovverosia il bisogno di auto-affermazione (poter-essere, poter-agire e poter-fare) e, al contempo, di affermare chi devono essere gli altri, cosa dev’essere il mondo».
Non sempre, però, questo processo è pacifico...
«Senza esaurire questa radice profonda, le forme del potere non sono che l’espressione, la concretizzazione di questa “spinta” all’autoaffermazione di cui si diceva. Alcune accettano e integrano il “limite”, il contrappeso rappresentato da sé, dall’altro, dal mondo (autorità); altre invece travalicano il limite e si impongono abbattendo resistenze e argini. La violenza è una cifra chiarissima di queste dinamiche».
Quale sarà l’apporto specifico dei relatori nella giornata di studio aperta al pubblico?
«Oreste Aime illustrerà le principali teorie del potere politico del Novecento, soffermandosi in particolare sul pensiero di Paul Ricoeur. Lucia Vantini proporrà un percorso che, sulla scia di pensatrici come Judith Butler e Simone Weil (nella foto i tre intellettuali), metta in luce come il potere non sia solo un dispositivo che subiamo, ma si nutra di alcune nostre complicità, anche implicite; complicità che, se assunte e orientate, possono alimentare prassi di trasformazione e di rigenerazione della società. Una prospettiva che ci aiuta a superare le dicotomie tra etica e politica e tra privato e pubblico, aprendo la possibilità per un’etica della misericordia che sia anche “sociale” e non solamente individuale».