Caritas in viaggio tra i vicariati. Per condividere stile, soluzioni, ideali
Entro fine novembre la Caritas diocesana incontrerà tutti i vicariati. Un impegno importante, per una diocesi grande come Padova, fondamentale però per ascoltare e per fare chiarezza. La formazione, la precisazione dei compiti delle Caritas parrocchiali e dei Centri d'ascolto vicariali, le possibili e auspicate collaborazioni per mettere sempre al centro la persona e le sue relazioni.
Hanno cominciato il 27 aprile a Vigonza, ma sono già state fissate alcune date anche nei mesi di settembre e di ottobre.
L’obiettivo è ambizioso per una diocesi grande come quella del Santo, che si estende dall’altopiano di Asiago fino alle campagne veneziane.
Eppure, i rappresentanti della Caritas diocesana hanno scelto di incontrare, entro fine novembre, i vertici delle Caritas di tutti i vicariati.
«È già qualche anno che lo facciamo – ammette il diacono Lorenzo Rampon – ma se prima incontravamo le figure di coordinamento, due o tre per vicariato, all’ultimo consiglio della Caritas ci è stato proposto di allargare queste visite ai referenti di tutte le parrocchie e a tutti i volontari dei Centri d’ascolto vicariali».
Una moltiplicazione della platea che offre nuove opportunità
«Le visite si sono arricchite molto, già nei primi incontri abbiamo avuto a che fare con oltre quaranta persone in media. Così, il nostro primo obiettivo è l’ascolto, che va sia sul personale, cioè sulle motivazioni che animano i volontari, sia sull’efficacia del servizio che i volontari stanno facendo».
Per questo, viene consegnato a tutti i partecipanti un breve questionario: «Purtroppo, con certi numeri, non ci sarebbe possibile ascoltare tutti come vorremmo».
Il secondo obiettivo della serata è chiarire quale dovrebbe essere il rapporto tra le Caritas parrocchiali e i Centri d’ascolto vicariali, attualmente presenti in ben 29 vicariati – 30, tra pochi mesi, con l’aggiunta di Dolo.
«Non sempre nei vicariati è facile la comunicazione e la comunione di intenti tra i vari servizi. Per questo, insieme, disegniamo una mappa per illustrare le relazioni, fotografando l’esistente».
Sono tre le raccomandazioni di fondo, utili a sbrogliare questo dedalo
«La prima è che le realtà si guardino un po’, riflettano su di sé, sul rapporto con gli altri e sul bisogno di ulteriori collaborazioni.
La seconda, è che in ogni parrocchia la Caritas sia presente anche in “formato parrocchiale”. Il Centro d’Ascolto, infatti, non sostituisce i servizi parrocchiali, non può sostituirsi nello stare al fianco delle persone in difficoltà né può animare la comunità al senso della carità. Ed è importante che nelle Caritas parrocchiali di lunga tradizione ci si prenda dei momenti formativi e motivazionali: per questo abbiamo preparato un cofanetto con alcune schede.
La terza raccomandazione è che ci sia un’effettiva convocazione del coordinamento vicariale della Caritas».
Questi incontri, però, vicariato dopo vicariato, mostrano le mille – normali – differenze che si riscontrano nei territori: «Impostiamo il lavoro dicendo che non c’è niente di sbagliato in ciò che fanno i volontari. Poi, partendo dal positivo, vediamo di creare nuove collaborazioni e sinergie tra vicariato e parrocchie. Ci sono vicariati nei quali le Caritas parrocchiali hanno identità più forti, e dunque il lavoro di coordinamento risulta meno facile. Ma ci sono anche vicariati in cui prima è nato il Centro d’ascolto, che solo in un secondo momento ha fatto da volano alle Caritas nelle parrocchie. Ogni situazione è diversa. Stiamo spingendo perché ci sia per lo meno un reciproco riconoscimento – e a volte anche “conoscimento” – che faccia bene ad entrambi i livelli».
All’incontro nel vicariato di Villanova, lo scorso 15 maggio, c’era anche la volontaria Roberta Franco, contenta del racconto che la Caritas del vicariato di Villanova è riuscito a dare di se stessa: «Siamo molto attive e vitali. Non si fa solo distribuzione, ma ascolto e tentativo di integrare le realtà difficili, sempre in collaborazione con gli operatori comunali.
Quello che conta e che cresce è l’accompagnamento delle povertà, comprese quelle relazionali. Ci sono persone sole che vengono anche indirizzate dai servizi sociali alla Caritas per piccoli servizi, come lo smistamento dei generi alimentari: in questo modo, aiutano se stessi e gli altri in una sola volta, creando relazioni».