Campagna Lupia. L’iniziazione cristiana in vicariato
Che profumi si espandono grazie a questo cammino? L'esperienza di iniziazione cristiana nel vicariato di Campagnia Lupia.
Il nostro vicariato è partito un po’ dopo rispetto agli altri della diocesi, circa due anni dopo le prime parrocchie che avevano iniziato il rinnovamento del cammino di iniziazione cristiana. Abbiamo attraversato una prima fase di riflessione, di discernimento e insieme abbiamo deciso di attendere, per rivedere gradualmente le nostre modalità di fare catechesi.
Le dieci parrocchie, inoltre, avevano vissuto anni non facili: alcuni parroci erano tornati improvvisamente, e con sofferenza, alla casa del Padre, altri hanno portato altrove il loro impegno di vita e ministero. Sei parrocchie sono state coinvolte in un modo nuovo di fare comunità: un presbitero con due parrocchie.
Tale situazione ha reso, alle volte, incerti i nostri passi, ma non per questo è venuto meno l’impegno che ci ha spronati ad ascoltare questa fatica e ad assumere l’atteggiamento di un padre che accompagna il cammino, sapendo dosare leggerezza e pazienza, incoraggiando o rallentando il passo quando ce n’è stato bisogno per poter sempre preservare il cammino comune. Oggi il percorso delle parrocchie è arrivato a vivere la terza tappa del tempo del primo discepolato.
I soggetti protagonisti del cammino sono senza dubbio i genitori, i ragazzi e le stesse comunità.
E proprio ripensando alla strada compiuta mi chiedo, alla luce del tema proposto dagli orientamenti pastorali di quest’anno: quali sono i profumi che si espandono nelle nostre comunità attraverso il rinnovamento dell’iniziazione cristiana?
Il primo profumo che mi viene in mente è quello della condivisione delle diverse competenze degli accompagnatori dei genitori e dei catechisti dei ragazzi.
Il loro lavoro non è stato autoreferenziale, ma capace di mettere in comunione ciò che ognuno sapeva valorizzando altre figure adulte che potevano essere coinvolte nel cammino di iniziazione cristiana. Questo stile ha fatto cadere tanti muri, tanti pregiudizi e ha valorizzato ciò che ognuno sapeva fare e poteva offrire affinché i ragazzi fossero accompagnati da tutta la comunità cristiana.
Poi c’è il profumo della gioia, la gioia dello stare insieme, nelle feste e nella preghiera, i ragazzi che vengono con gioia agli incontri. Credo sia la migliore forma di comunicazione di fede, di incontro con Cristo, che ci vuole gioiosi, felici, piccoli ed adulti.
Infine il profumo della continuità, forse il più difficile da intercettare/interpretare. La continuità e la fedeltà nella presenza, negli incontri, la continuità intesa come condivisione nella fede tra generazioni (genitori-figli) la continuità nel coinvolgimento di nuovi accompagnatori e catechisti.
La parola profumo ha, nel termine “essenza”, un suo corrente sinonimo.
Così penso che questi profumi siano “essenza”, cioè essenziali e vitali per le nostre comunità parrocchiali capaci di generare alla fede e di rigenerarsi guardando all’essenziale della vita quotidiana.
L’augurio è che per il resto del cammino che rimane da compiere, i ragazzi, i genitori, e gli educatori, possano sempre più crescere in umanità e nella fede, divenendo capaci di ascolto della Parola di Dio e vivendo legami fraterni perché ogni comunità parrocchiale sia ancora casa accogliente per tutti, punto di riferimento per tanti uomini, donne e ragazzi del nostro tempo.
Matteo Morandina
coordinatore vicariale dei catechisti