Dal car sharing a BlaBlaCar, come usare l'auto senza possederla
Negli ultimi anni è esplosa l'attitudine degli italiani a usufruire di soluzione di condivisione mobile, evitando inquinamento, strees e costo dei parcheggi. A Padova c'è il car sharing, funziona, ma sono ancora in pochi a utilizzarlo. Così come il car pooling, mentre tra i giovani spopola Blablacar.
Negli ultimi giorni, dopo il preoccupante tasso di smog registrato in zona Mandria, il comune di Padova ha deciso di estendere, anche alle vetture Euro 3 diesel, il divieto che limita e restringe la circolazione fino al prossimo 14 aprile.
Una scelta forzata per invogliare i cittadini a riflettere sull’inquinamento e a utilizzare i mezzi pubblici o, dove possibile, la bicicletta. Ma se un cittadino non volesse rinunciare alla flessibilità o sottostare agli orari del tram o di un bus, ecco che il “car sharing” è la mossa più logica e consapevole.
Sono passati quasi 20 anni (era il 27 marzo 1998) da quando, attraverso un decreto del Ministero dell'ambiente nominato “Interventi per la mobilità sostenibile”, l’Italia apriva le sue frontiere alla rivoluzione del car sharing.
Pensare a trasporti innovativi ed ecologici: un massiccio finanziamento di 8,5 miliardi di lire per predisporre la penisola a un servizio di condivisione di autovetture utilizzate da più persone.
Il primo rapporto sulla sharing mobility, curato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e pubblicato lo scorso dicembre, parte da qui, dai numerosi passi fatti in avanti per rendere più sana l’aria, smaltendo la congestione urbana e riducendo le auto private in circolazione.
Dal 2011 al 2015, gli utenti coinvolti sul territorio nazionale sono passati da meno di 20 mila a circa 690 mila, per un totale di circa 6,8 milioni di noleggi. Tra il 2013 e il 2015 in Italia il numero di veicoli condivisi è quadruplicato, mentre il numero dei noleggi è cresciuto di 30 volte.
A Milano, Roma, Torino o Firenze è molto diffusa la formula del “free floating”, ovvero la possibilità di prendere e lasciare una macchina in un punto qualsiasi della città e non negli stalli prestabiliti. Questo servizio non è presente in tutte e 29 le città italiane in cui è attivo il car sharing: a Padova, per esempio, esiste il modello “station based” che obbliga l’utente a lasciare l’auto di servizio esclusivamente in una fermata predisposta.
A Padova il sistema è gestito da Aps Holding e rientra nel progetto di mobilità sostenibile avviato nel 2011.
Nel corso degli anni, il progetto è stato potenziato aggiungendo auto elettriche e a metano, mentre nel 2015 il car sharing si è ramificato ulteriormente inglobando non solo il centro, ma anche i quartieri limitrofi, portando nuovi stalli in Arcella, alla Guizza e alla Stanga, fino ad Albignasego.
I vantaggi non sono pochi: dopo essersi iscritti, si paga solo l'effettivo utilizzo dell'auto; inoltre si ha la possibilità di accedere liberamente all’area Ztl, di parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu e di circolare anche nei giorni di blocco del traffico.
I numeri pubblicati dal rapporto, però, indicano che c’è ancora molto da fare
Nell’area padovana sono predisposte 25 vetture, ma nel 2015 solo 259 utenti si sono iscritti e, di questi, solo il 42 per cento può dirsi utente abituale.
Ma esistono altri servizi che rientrano nel trasporto innovativo e sostenibile
Seppur attivo solo a Milano e Roma, lo scooter sharing è molto comodo per divincolarsi dalle trappole che spesso coinvolgono le vetture in queste due grandi città caotiche. Una soluzione ibrida, invece, è il park sharing: l’utente lascia la sua auto in un parcheggio idoneo e usufruisce dei mezzi pubblici messi a disposizione con una tariffa vantaggiosa.
Diverso è, invece, il car pooling, un sistema extraurbano nel quale l’automobilista mette a disposizione il proprio veicolo, offrendo un passaggio ad altri viaggiatori che devono percorrere lo stesso tratto e dividendo le spese di benzina e pedaggio.
Con più di 20 milioni di utenti in tutto il mondo, BlaBlaCar è l’operatore che domina il mercato incrementato dalla crescita del web e di applicazioni che permettono a utenti sparsi in Italia o in Europa di mettersi in contatto agevolmente. Le alternative ci sono: forse è arrivato il momento di lasciare l’auto in garage.