Raffaella Carrà. Fabris: “Ha rappresentato l’immagine positiva degli italiani, con eleganza e ottimismo”
La scomparsa della signora della televisione italiana ha suscitato cordoglio unanime nel mondo della politica, dello spettacolo, tra i suoi fan in tutto il mondo
Conduttrice, cantante, ballerina, attrice, autrice, Raffaella Carrà ha rivoluzionato il modo stesso di intendere la televisione. Dall’annuncio della sua scomparsa, giunta inaspettata, per una malattia tenuta nascosta per sua volontà, nel pomeriggio di lunedì 5 luglio, unanimi sono stati il dolore e la commozione di tutti coloro che l’hanno seguita e amata in Italia e nel mondo. “Il segno che Raffella Carrà ha lasciato sulla cultura nazional-popolare è testimoniato, tra le altre cose, dalla duratura fortuna del neologismo ‘carrambata’ per indicare un incontro inatteso con una persona con cui si erano persi i contatti”. Così l’Istituto dell’enciclopedia italiana Treccani su Twitter ricorda l’influenza della regina della televisione italiana anche nel linguaggio comune. Ricorda la Treccani: “Il sostantivo, scherzoso ma efficace, nasceva dal grande successo della trasmissione televisiva ‘Carràmba che sorpresa’, condotta appunto da Raffaella Carrà nella seconda metà degli anni Novanta, durante la quale si assisteva tipicamente al ricongiungimento tra parenti o amici”. Il sostantivo femminile “carrambata” è stato registrato in tutti i principali dizionari della lingua italiana, dal Vocabolario Treccani al Devoto-Oli allo Zingarelli. Della grande showgirl parliamo con Adriano Fabris, professore di Filosofia morale e di Etica della Comunicazione all’Università di Pisa.
Perché Raffaella Carrà è stata tanto amata?
Raffaella è stata l’incarnazione di una persona che fa certamente spettacolo, che lo fa anche giocando con la sua fisicità – pensiamo al famoso ombelico da fuori -, ma senza mai passare limiti di sguaiatezza e del buon gusto. Le si sentiva sinceramente l’incarnazione di un certo tipo di Italia: quella di chi si vuole bene, dell’Italia che vuole andare avanti e, perché no, divertirsi.
Da un lato, ha accompagnato il cambiamento del costume italiano; dall’altro, ha rappresentato una determinata immagine positiva che caratterizza il popolo italiano, che dà importanza alla gioia, all’allegria, all’amore, al rafforzamento delle relazioni tra le persone.
Quanto ha contribuito al cambiamento dell’immagine femminile?
Lo ha fatto ma nei limiti dell’epoca in cui ha avuto la popolarità massima. Lei era nata come attrice ma poi si è presentata al grande pubblico come una soubrette e ha interpretato questo ruolo – e qui c’è stata una novità – da protagonista.
È stata una delle prime conduttrici italiane, sostituendo il conduttore maschio e gestendo non da comprimaria o da valletta spettacoli importanti come quelli del sabato sera.
Ci sono stati moltissimi messaggi e tanto dolore per la sua scomparsa…
Davvero sono stato colpito dalle dichiarazioni dopo la sua morte: c’è stato un cordoglio unanime da parte di rappresentanti delle istituzioni, della politica, dei colleghi del mondo dello spettacolo, a dimostrazione che
Raffaella Carrà era davvero una persona amata, non era una popolarità passeggera, ma era un personaggio profondamente radicato nel cuore degli italiani perché lei interpretava la mentalità italiana.
Chi è stata Raffaella per lo spettacolo italiano?
Nello spettacolo è stata innovatrice, presentandosi in questa veste di show woman, ma sempre con misura e buon senso perché abbiamo visto, invece, le derive che ha avuto lo spettacolo televisivo negli ultimi anni. Spettacolo vuol dire esibizione dove per colpire tutto è concesso, Raffaella Carrà lo ha fatto sempre con misura ed eleganza. Anche le sue canzoni nazional-popolari non superavano un certo confine. Sono d’accordo con il presidente Sergio Mattarella che ha parlato del messaggio dell’artista come sempre pieno di eleganza, gentilezza e ottimismo. La stessa Carrà ha parlato più di una volta del rischio, a volte, di fare i conti con la depressione, ma lei diceva che doveva superare velocemente questi momenti: “Non me lo posso permettere di essere depressa”. E questo perché da una parte
incarnava l’ottimismo e la volontà di ripartire propria degli italiani,
dall’altra parte, lei ci credeva, non incarnava questo ottimismo in maniera formale, era un modo di essere e di fare di Raffaella Pelloni (il suo vero cognome, ndr).
Quando parliamo di Raffaella viene in mente l’aggettivo nazional-popolare…
Per lei ha un significato molto positivo. Nazional-popolare è qualcosa che entra nelle case in punta di piedi, a me viene in mente un personaggio come Corrado che aveva ugualmente una sua eleganza anche se non era completo artisticamente come Carrà, che danzava e cantava oltre a presentare, condurre e intervistare. Questo termine nazional-popolare lo possiamo guardare con una sorta di distacco perché purtroppo la parola oggi che viene usata non è popolare ma populista e non è nazionale ma nazionalista e questi termini vogliono dire altro e cose ben peggiori. In sintesi,
Raffaella Carrà proprio per la sua misura, il suo essere un’artista a 360 gradi e il suo ottimismo era un personaggio televisivo perfetto.
La televisione era il mezzo di comunicazione adatto a lei, che lo ha utilizzato felicemente. Una Raffaella Carrà sui social, come blogger, non si sarebbe espressa nella pienezza che il mezzo televisivo le ha permesso.
Un’altra cifra di Raffaella Carrà è l’umanità e il cuore con cui faceva le cose, pensiamo a “Carràmba! Che sorpresa”…
Il suo modo di fare televisione non era solo spettacolo come esibizione, questo cuore che metteva Raffaella in tutti i suoi show veniva sentito dal pubblico: e in “Carràmba! Che sorpresa” c’era una compartecipazione sincera dell’artista nelle vicende degli ospiti. Su questo format, altre trasmissioni ci hanno marciato, costruendo spettacoli anche in modo falso. Raffaella ha aperto la strada ad alcune innovazioni che poi sono state esagerate pericolosamente da altri: allusioni fisiche portate da altre a estreme conseguenze con esiti volgarissimi, abbiamo parlato di “Carràmba” dove lei ci metteva davvero il cuore mentre in altri casi diventavano spettacoli strappalacrime costruiti ad arte.
I suoi spettacoli del sabato sera erano rivolti a un’audience più ampia senza strizzare l’occhio alla pancia del pubblico, sempre con classe.
Ha avuto successo anche in Spagna e in America Latina portando la cultura italiana all’estero…
Sì, è riuscita a entrare in sintonia anche con il mondo spagnolo e latino-americano e non solo perché in America Latina ci sono tanti italiani, ma aver sfondato in Spagna, dove c’è un pubblico esigente, voleva dire che attraverso la sua empatia era entrata anche nei cuori degli spagnoli, orgogliosi e passionali.
L’addio alla signora della televisione italiana è stato molto doloroso…
È una grande perdita se consideriamo che era l’incarnazione delle aspettative degli italiani, è una perdita anche per il modo in cui se n’è andata, con stile. Come pure è sempre riuscita a distinguere Raffaella Carrà da Raffaella Pelloni,