1917: il culmine dell'inutile strage
Il quarto capitolo dell’e-book che racconta come il giornale diocesano visse e descrisse, settimana dopo settimana, la prima guerra mondiale. Con il 1917, tocca narrare l’anno più buio della guerra, quello in cui le forze vengono a mancare e il desiderio di pace si fa spasmodicamente acuto, eppure ugualmente irrealizzabile.
Scarica la quarta puntata dell'e-book "La Difesa del popolo in guerra" in allegato
Nei tre fascicoli già usciti abbiamo documentato, con i fatti e i commenti usciti sulle nostre colonne, come i cattolici vissero l’entrata in guerra dell’Italia e come passarono i due primi anni di conflitto: il 1915 segnato dalla fine dell’illusione di una rapida pace; il 1916 con gli amari assaggi di una guerra pagata anche dai civili, vittime dell’invasione dell’altopiano e dei bombardamenti aerei sulle città.
Ora, con il 1917, tocca narrare l’anno più buio della guerra, quello in cui le forze vengono a mancare e il desiderio di pace si fa spasmodicamente acuto, eppure ugualmente irrealizzabile.
Proprio mentre non si riesce più a capire quali siano i reali obiettivi di una distruzione di massa che nessun risarcimento potrà ormai più compensare.
Una “inutile strage” su cui papa Benedetto XV puntò il dito con lucidità in quel fatidico agosto 1917, senza che nessuno avesse il coraggio, o l’onestà di assecondarlo.
Eppure l’ecatombe della guerra sta scandendo sempre più forte i suoi macabri rintocchi: la Russia zarista cede di schianto e lo stato assoluto crolla in pochi mesi; la Francia dissangua sull’Aisne le sue truppe, che si ribellano rischiando il collasso completo dell’esercito; la guerra sottomarina illimitata dei sommergibili tedeschi rischia di strangolare l’Inghilterra, su cui grava il peso maggiore del fronte occidentale.
E proprio questo è il pretesto per l’entrata in campo degli Stati Uniti, una tappa interpretata come il segno epocale di passaggio dall’era dell’egemonia europea all’eclissi progressiva (il suicidio) del vecchio continente.
Solo in apparenza il blocco centrale sta meglio: ha eliminato la Russia, è vero, ma i suoi eserciti non stanno subendo meno perdite di quelli dell’Intesa e al fronte interno sono imposti sacrifici ancora più gravi. L’Austria-Ungheria sente aria di dissoluzione e le spallate di Cadorna, poco produttive ma ostinate, la stanno mettendo alle corde.
L’Italia non ride: la riconquista dell’Ortigara, sul fronte trentino, fallisce miseramente; gli ammutinamenti causati dalla continua pressione aggressiva vengono repressi con crudeli decimazioni (il nostro è l’unico esercito a metterle in atto).
Poi arriva Caporetto, una stangata che mette in ginocchio, sul Piave e sul Grappa, l’intero fronte italiano. Ed è una vera fortuna che le ginocchia tengano!
La Difesa in questo marasma offre spiragli interessanti sui “pensieri costanti” del mondo cattolico veneto, sul punto di vista “clericale”, riguardo all’andamento della guerra e ai suoi effetti, non solo sulla linea del fronte. Su queste attenzioni sono costruiti i vari capitoletti nel nostro e-book. La prima costante è: il papa è portavoce delle aspirazioni alla pace della gente ed è un grave errore non ascoltarlo; i preti soldato, i cappellani militari, i parroci nelle parrocchie stanno sostenendo onestamente e coraggiosamente gli italiani con patriottismo e spirito di sacrificio.
La gente comune tiene, i soldati soffrono ma combattono. Però tante cose non vanno.
La qualità della vita scende in modo preoccupante e diseguale e i provvedimenti del governo (vedi “pane di guerra”) peggiorano le cose. Gli affaristi, i padroni si arricchiscono alle spalle della povera gente e dei contadini; la borghesia cittadina che riesce a imboscarsi, scansando il peso della guerra, fa sfoggio di un lusso e di una voglia di divertimento, al teatro, al cinema, nelle sale da ballo, inconciliabile con la gravità del momento.
Non solo, ma questo degrado morale sta corrodendo anche alcuni settori del mondo popolare e rurale. Le operaie e le contadine che vanno a lavorare in città adottano mode “scostumate”; si aggravano i vizi: pornografia, bestemmia, ubriachezza, ballo... Bisogna fare appello alla solidarietà del Veneto «forte, sano, puro» chiamato ad affrontare con comune spirito di sacrificio le sciagure, in primis la dispersione di tante famiglie cacciate dalle loro case dall’esercito invasore.
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