10 giugno 1917: l'inutile carneficina dell'Ortigara
La prima grande tragedia di quell’anno orribile che fu il 1917, alla fine dell’inverno più freddo del secolo, iniziò il 10 giugno, alle 5.15, con l’avvio del “tiro di distruzione” delle artiglierie italiane sull’Ortigara. L'8 e 9 giugno Asiago farà memoria di quel passaggio cruciale della Grande guerra con due giorni di eventi.
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La prima grande tragedia di quell’anno orribile che fu il 1917, alla fine dell’inverno più freddo del secolo, iniziò il 10 giugno, alle 5.15, con l’avvio del “tiro di distruzione” delle artiglierie italiane sull’Ortigara.
Alle 15 di quello stesso giorno, nonostante l’esito negativo delle pattuglie di ricognizione che avevano constatato l’inefficacia del bombardamento sui reticolati austriaci, il battaglione alpino Sette Comuni si lancerà all’assalto della cima.
Comincia così una delle battaglie più sanguinose della guerra italiana, che in due settimane brucia migliaia di vite per concludersi il 29 giugno con un contrattacco austriaco di sorpresa che riporterà la situazione del fronte alle stesse posizioni da cui era partita.
Il centenario della battaglia dell’Ortigara, “calvario degli alpini”, verrà ricordato sull’Altopiano sabato 8 e domenica 9 luglio con il pellegrinaggio al monte simbolo del sacrificio delle penne nere.
La commemorazione nazionale è organizzata dalle sezioni Ana di Asiago, Marostica e Verona.
Sabato 8 alle 14.30 il raduno inizierà nel piazzale del palazzo del Ghiaccio e nell’adiacente parco Millepini da cui partirà il corteo verso il sacrario, dove la messa solenne sarà celebrata dall’arcivescovo mons. Gianpietro Gloder, presidente della Pontificia accademia ecclesiastica e vice camerlengo della Camera apostolica.
Alle 20.30 nel duomo di Asiago si esibiranno quattro cori alpini.
Domenica 9 alle 11 presso la colonna mozza dell’Ortigara la messa sarà celebrata dal vescovo mons. Claudio Cipolla. Seguirà la deposizione delle corone d’alloro ai cippi italiano e austroungarico.
Il racconto della Difesa
La battaglia dell’Ortigara, che ricordiamolo è una montagna “padovana” perché iscritta nei confini della diocesi, come tutto l’Altopiano dei Sette comuni, viene seguita dal settimanale diocesano con tutto lo spazio (pochissimo) consentito dal segreto militare. Ma la situazione era ben conosciuta.
Il vescovo mons. Luigi Pellizzo scriveva al papa, dopo essere andato in visita ai vicariati interessati:
«L’occupazione dell’Ortigara costò vittime senza fine per acquistarla questa importante cima su cui furono lanciati ben 12 mila proiettili grossi; poi vittime senza fine per finire di perderlo ed essere respinti di qua dalle posizioni di prima. Sarà assai se potranno mantenersi sulla difensiva e non avvenga una nuova avanzata sull’altipiano colle favorevolissime posizioni che hanno gli austro-ungarici in possesso, dopo questi ultimi disastrosissimi tentativi di avanzata. Le batterie dei nostri furono così pazzescamente spinte in avanti da non poter nemmeno tirare e parecchie furono circondate con tutte le munizioni e uomini.
Il cielo stesso sembra congiurare. (...) Poveri soldati! Ed erano dei migliori alpini, truppe scelte mandate al macello, divisioni sopra divisioni. Ma quando avrà fine questa orribile e inutile carneficina».
Sembra che questa espressione abbia ispirato la famosa «inutile strage» della nota papale d’agosto.
Abbiamo scritto
La prima pagina datata 1 luglio 1917, è inserita anche nella mostra itinerante delle prime più significative della grande guerra, a disposizione di parrocchie e associazioni che ne facciano richiesta. La ragione è semplice: in coda alla solita, scarna sintesi dei bollettini di guerra, c’è un articolo dedicato all’Ortigara, in cui si annuncia, pur con molti giri di parole, il fallimento dell’offensiva italiana. Ecco alcuni passi del testo:
La lotta per il possesso dell’Ortigara, che interrotta da brevi momenti di calma relativa è andata di continuo inasprendosi dal 10 giugno in poi, è giunta alla sua fase più critica nella giornata del 25.
Già dall’alba al mezzogiorno del 25 il nemico aveva vibrato colpi poderosi contro le nostre nuove linee, ma per violenza e per accanimento i combattimenti di lunedì (26 ndr) superano tutti quelli precedenti. Nulla è stato trascurato dal nemico per liberare dalla nostra stretta quel baluardo di roccia. I mezzi più potenti sono stati impiegati contro le nostre truppe.
Dalle 2.30 del mattino l’artiglieria tedesca, molto aumentata di numero, in questi giorni era venuta rovesciando una valanga continua di colpi di ogni calibro (...) Distrutti i parapetti dal bombardamento, colmati gli scavi, crollati i ricoveri, non si può più parlare di posizioni sulla Cresta dell’Ortigara.
Sostare avrebbe significato esporsi a inutili e gravi perdite. Gli austriaci si sono accinti ad aggrapparvisi; sono stati ripetutamente spazzati via dalle nostre raffiche. Le loro perdite sono gravissime.
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