Un tirocinante con disabilità al servizio degli anziani: la storia di Nicolò Toscano
Duecentocinquanta ore trascorse tra i 150 ospiti di età compresa tra 60 e 100 anni, percorrendo sulla sua carrozzina i corridoi della residenza Santa Chiara di Padova: si è concluso il tirocinio di Nicolò, che a 19 anni ha perso l'uso delle gambe a causa di un incidente in motorino
“Gli ospiti mi hanno accolto come uno di loro. Il nostro essere simili nella capacità di movimento ha facilitato il dialogo e il rapporto umano”: ha dato e ha ricevuto, Nicolò Toscani, nei due mesi di tirocinio che ha appena concluso accanto agli ospiti non autosufficienti della residenza Santa Chiara del Centro servizi Civitas Vitae Angelo Ferro di Padova. Un'esperienza ma anche un esperimento, visto che era la prima volta che la Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus ha affiancato agli educatori un tirocinante con una disabilità motoria. Nicolò ha perso l'uso delle gambe a 19 anni, a causa di un incidente in motorino: sulla sua carrozzina, da giugno ad agosto, ha trascorso 250 ore tra i 150 ospiti di età compresa tra 60 e 100 anni. Lui oggi di anni ne ha 30 ed è iscritto al corso di Educazione professionale del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, nell'ambito del quale si è svolto il tirocinio.
“È stata una sfida – spiega Anita Frison, coordinatrice del plesso B della residenza Santa Chiara – ma non potevamo rifiutarla. Ci occupiamo quotidianamente dei bisogni delle persone fragili e l’idea di avviare un tirocinio con un giovane che, per il suo vissuto, poteva comprendere meglio le emozioni dei nostri ospiti ha sollecitato la nostra attitudine alle nuove sfide”.
Due mesi di lavoro ma, anche, di scambio umano fatto di racconti, confidenze e tante risate al bar davanti a un caffè. “All’inizio ero stupito dal fatto che tanti di loro hanno scelto di venire in residenza – racconta Nicolò - Non credevo. Pensavo fosse una scelta imposta dai parenti. La fatica di questo lavoro – prosegue – è nella consapevolezza che l'unico risultato riabilitativo che si può ottenere è quello di non far perdere agli ospiti le loro abilità residue. Mentre quando si lavora con un giovane, come me, si ha la speranza di ottenere, nel tempo, dei miglioramenti significativi”.
E proprio la speranza, insieme alla tenacia, ha permesso a Nicolò di realizzare i suoi sogni, nonostante il grave incidente: “I primi mesi sono stati duri – ricorda – non posso negarlo. Ma poi ho deciso di essere resiliente e accogliere questa seconda vita così come mi veniva data. Oggi voglio solo pensare che l’incidente mi ha permesso di avere le tante cose che ho e che forse diversamente non avrei avuto”. Tra queste, il locale che Nicolò ha aperto e gestisce nel centro di Padova e la squadra Asd Padova Rugby, in cui gioca e di cui è presidente.