Tisane e spezie che fanno bene: un "ponte" tra lavoro e disabilità
Ma anche prodotti bio e senza glutine, che sono l’ultimo arrivato a Il Ponte di Schio. A sostenere la cooperativa sociale vicentina, però, è il confezionamento di posate e bicchieri monouso. Perché diversificare è meglio
Obiettivo benessere non solo sul lavoro, ma anche in quello che si produce, come per esempio infusi, spezie, prodotti senza glutine. «Torno a casa sempre soddisfatta, con il sorriso. È questa la cosa più importante». Marianna racconta con un filo di timidezza il suo percorso lavorativo presso la cooperativa sociale Il Ponte, cominciato cinque anni fa. «La mia esperienza è partita con un tirocinio formativo, in seguito sono stata assunta, al momento quindi sono dipendente». Schio, provincia di Vicenza. Siamo nel 1982 quando vede la luce una realtà di cooperativa sociale di tipo B – dalle radici ben più profonde e lontane – animata fin da subito da un obiettivo ambizioso, celato nel suo nome: essere “un ponte” e dunque un tramite, un collegamento tra il mondo del lavoro e le situazioni di marginalità e disabilità. Una spinta forte di ideali e battaglie per l’integrazione, veicolata da rappresentanti sindacali, genitori e insegnanti, quella che ha dato vita a Il Ponte, con l’intento di favorire l’inserimento nel mondo esterno del lavoro, dopo un percorso personalizzato all’interno della cooperativa. «Per questo la nostra scelta è di non essere una struttura assistenziale», ricorda Gigi Manza, fondatore della cooperativa e volontario, «ma di operare direttamente sul mercato, sostenendosi grazie al fatturato della produzione. Le radici e i presupposti ideali di questa scelta sono contenuti nell’articolo 4 della nostra Costituzione, che riconosce il diritto al lavoro e le condizioni per renderlo effettivo».
Al momento Il Ponte – che nel corso del tempo ha avviato numerose modalità e forme di collegamento tra le persone e la realtà del lavoro – occupa 27 persone tra operatori e soci della cooperativa, nove soci lavoratori assunti con la legge 381/1991 (tra cui Marianna), undici persone con progetti personalizzati di inserimento sociale e otto persone in tirocinio formativo. Sono parte della cooperativa, inoltre, un gruppo di soci volontari. Una tappa importante è stata la nascita nel 1986, anche su impulso della cooperativa, del servizio di inserimento lavorativo per persone svantaggiate in seno all’unità sanitaria locale Alto Vicentino. Un canale fondamentale per la realizzazione dei tirocini formativi. «Ho fatto esperienza nel settore dell’imballaggio e anche in quello della panificazione. - racconta Marianna - Ora mi occupo del confezionamento dei prodotti di erboristeria e mi trovo molto bene, anche rispetto ai rapporti con le altre persone». Come vera e propria impresa sociale – che non offre servizi ma lavora a fianco di persone con fragilità, in costante equilibrio tra attività produttive e impegno sociale – sono infatti numerose le attività su cui la cooperativa si sostiene.
«Viviamo anche noi una fase difficile in diversi settori, a causa della pandemia - sottolinea Luca Leonardi, presidente de Il Ponte - ma andiamo avanti con gli assemblaggi meccanici e il confezionamento di prodotti monouso come posateria e bicchieri, seppure al momento siano sospese mense e feste di paese a cui si rivolgono in particolare questi settori. Nel 2013, inoltre, abbiamo scelto di acquistare lo storico marchio 'Giardino botanico dei Berici' e ci dedichiamo al confezionamento di infusi, tè e spezie biologiche con materie prime selezionate». Una volta usciti dalla sede de Il Ponte – un capannone nella zona industriale di Schio di proprietà della cooperativa – questi prodotti vengono distribuiti esclusivamente nei negozi italiani Ecor Naturasì. Sono disponibili inoltre, per i negozi che ne fanno richiesta, i prodotti di “Herbalia”, altro marchio della cooperativa.
«È un ambito rilevante anche il confezionamento conto terzi di prodotti alimentari», continua Leonardi, e «in più nel 2018 abbiamo messo in piedi un laboratorio per la panificazione biologica senza glutine. Ci dedichiamo al momento alla produzione conto terzi di fette biscottate, crostini, pane, panettoni e colombe, si tratta di un settore certamente ancora in via di sviluppo». Un cammino caparbio e prolifico quello della cooperativa Il Ponte, che dal suo avvio ha inserito oltre 150 persone all’esterno, in aziende o cooperative. «Il nocciolo del nostro lavoro sta proprio nel senso di appartenenza, nel valore dell’impegno insieme alle persone - afferma con convinzione Erika Grotto, coordinatrice dei tirocini formativi - dando a ciascuno l’opportunità di acquisire varie competenze, dalla consapevolezza del proprio lavoro alla puntualità, alla propria responsabilità e identità di persone. Alcuni lavoratori sono presenti in cooperativa da diversi anni, ci sono persone di varie età e con disabilità di vario genere, sia fisiche che cognitive».
Nello svolgere il proprio lavoro nel settore erboristeria, Marianna si occupa anche del confezionamento finale degli infusi che escono dalla produzione. «È un incarico che ha un peso importante, perché c’è una responsabilità di cui occorre farsi carico», precisa Leonardi. «Ognuno, in questo modo, può trovare la propria dimensione e il proprio ruolo in base alle capacità». Uno sforzo ulteriore, d’altra parte, è indispensabile quando si ragiona di inserimento lavorativo all’esterno. «La cooperativa non fa tutto, per cui occorre un tessuto sociale che collabori in modo attivo», aggiunge il presidente de Il Ponte. «A questo scopo cerchiamo di lavorare in sinergia con il Servizio inserimento lavorativo e il Prisma (consorzio tra cooperative sociali sul territorio), puntando a un’azione di collegamento tra ambito socio-sanitario, terzo settore, amministrazioni comunali e realtà imprenditoriali. Non facciamo cose straordinarie, ma il lavoro è possibile, e deve essere un diritto di tutti».
(L’articolo è tratto dal numero di giugno di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Sara Mannocci