"Sarò una donna senz’anima": Francesca, l'identità professionale e una malattia rara
Un corpo che non regge più lo stress e si ribella, una malattia rara e insidiosa, la miastenia grave che torna a fare visita. Però non è lei la vera protagonista di “Una storia al contrario” di Francesca De Sanctis, bensì il racconto autobiografico di una donna
“Mia”, come la chiama Francesca, è difficile da digerire: comparsa in età adulta, fa sì che i suoi occhi diventino due fessure, la bocca sia sempre più anarchica, le braccia e le gambe restino molli. Fortuna che ci sono le medicine a normalizzare la quotidianità. Ma Mia è sempre in agguato e peggiora con lo stress. Però non è lei, la miastenia grave, la vera protagonista di questo romanzo, bensì il racconto autobiografico di una donna che ragiona soprattutto sull’importanza dell’identità professionale. Una giornalista assunta a l’Unità, che con la chiusura del quotidiano fondato da Antonio Gramsci si ritrova precaria, freelance per pochi spiccioli, con un mutuo da pagare e due figlie da crescere. Intorno ruota la sua vita: la storia dei suoi nonni, dei suoi genitori, la morte del padre, l’Università a Bologna, il matrimonio con il suo amore di sempre, le due gravidanze, la pandemia che tutto sospende fino all’arrivo di una telefonata dall’Ospedale di Pisa. “Ancora oggi non so cosa mi aspetta. Ma una cosa è certa: sarò una donna senz’anima. Cosa significhi esattamente lo capirò presto. Dopo una lunga attesa è arrivato il momento di un intervento chirurgico, una timectomia. Rinuncio per sempre al mio timo, il respiro dell’anima”, per un 40% di possibilità di miglioramento. Funzionerà?
“Una storia al contrario”
di Francesca De Sanctis
(Giulio Perrone Editore)
(La recensione è tratta dal numero di maggio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Michela Trigari