Macchine agricole, preziosità meccaniche. Il settore è in grande difficoltà a causa dei costi delle materie prime e dei trasporti
L’industria italiana delle macchine agricole vale circa 11,5 miliardi di fatturato e dà lavoro a circa 100mila persone.
Comparto strategico per l’agroalimentare, eppure sconosciuto ai più. Settore determinante non solo per la produzione agroalimentare nazionale, ma anche per l’economia in senso lato. Quello della produzione di macchine agricole è uno di quei comparti che macinano collezionano successi, creano occupazione e portano in giro per il mondo il buon nome dell’industria italiana. Eppure, anche le fabbriche di macchine agricole stanno stringendo i denti di fronte ad una congiuntura sempre più in salita.
L’occasione per scattare una fotografia a tutto tondo del settore delle macchine agricole, è arrivata con EIMA 2021, tra le più importanti manifestazioni di settore che a Bologna ha riunito il meglio della maestria metalmeccanica dedicata ai campi e alle stalle. Ed è una istantanea contraddittoria quella che si coglie: da un lati il mercato che pare aver ripreso vigore, dall’altro la grande crisi delle materie prime che tocca pesantemente il comparto. In mezzo, appunto, un settore tra i migliori della metalmeccanica nazionale.
Il mercato, dunque. “Da gennaio – dice FederUnacoma l’associazione che raccoglie tutti i costruttori più importanti -, gli acquisti di trattori, mietitrebbiatrici, motoagricole e tutte le altre tipologie di macchine e attrezzature per coltivare i campi sono cresciuti in modo impressionante”. Se le auto hanno fatto segnare un – 20%, i trattori sono cresciuti del +45%, le mietitrebbiatrici del +58%. Quello che ci vuole per ridare fiato al settore e quindi a tutto l’indotto, che tuttavia vivono una situazione paradossale con il rischio di non riuscire a rispondere adeguatamente alla domanda e, spesso, non essere nemmeno in grado di far arrivare le macchine belle e finite ai clienti che le hanno comprate. A mettere in forse tutto, infatti, è la situazione del mercato delle materie prime e dei trasporti. Sempre i rappresentanti del settore spiegano: “Tutto rischia di arrestarsi a causa di una variabile emersa improvvisamente, quella relativa al prezzo delle materie prime, che sta crescendo in modo incontrollato. La Cina, poi, ha drasticamente ridotto le esportazioni di acciaio e materiali ferrosi e il prezzo d’acquisto delle forniture per l’industria della meccanica agricola è salito anche del 100%”. E la situazione pare essere così critica, che molti, proprio a Bologna, hanno iniziato a ragionare sulle settimane che ancora rimangono prima del blocco totale di molte fabbriche.
Eppure, questo stesso settore che appare essere così in difficoltà, riesce a stupire. La presenza dei migliori marchi italiani nel mondo, anche attraverso programmi di aiuto delle Nazioni Unite oppure di altri enti internazionali, continua ad essere fortissima. Proprio a Bologna, a questo proposito, è stato fatto il punto sul ruolo determinante che la meccanizzazione agricola italiana ha per le agricolture della Somalia e dell’Iraq (solo per citarne due). Sempre all’EIMA bolognese è emerso da una indagine condotta dall’Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr Stems) in collaborazione con il Dipartimento di scienze della formazione (Dsf) dell’Università degli studi Roma Tre, L’Informatore Agrario e FederUnacoma, che quasi la metà delle aziende agricole è pronta ad investire nella meccanizzazione più compatibile con l’ambiente e con i dettami di risparmio energetico.
Settore più che dinamico, quindi quello della meccanizzazione agricola italiana. Settore che va però tutelato e reso più forte. E ne vale la pena. Stando sempre a FederUnacoma, infatti, l’industria italiana delle macchine agricole vale circa 11,5 miliardi di fatturato, esporta il 70% della produzione, conta 1.500 imprese e soprattutto dà lavoro a circa 100mila persone.