David di Donatello 2018, vincono come previsto i Manetti Bros
I registi romani sono finalmente usciti da un cinema di nicchia – sdoganati inizialmente da “Song'e Napule” (2013) – per arrivare all’incontro con il grande pubblico appunto con “Ammore e malavita”, uno dei film rivelazione all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Tutto come da previsioni, o quasi. Miglior film dell’anno, per l’Accademia del cinema italiano, il David di Donatello, è il musical a tinte noir “Ammore e malavita” dei Manetti Bros. I registi romani sono finalmente usciti da un cinema di nicchia – sdoganati inizialmente da “Song’e Napule” (2013) – per arrivare all’incontro con il grande pubblico appunto con “Ammore e malavita”, uno dei film rivelazione all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Grande intuito pertanto va riconosciuto al Direttore artistico di Venezia Alberto Barbera per averlo proposto in Concorso. Il film dei Manetti Bros ai David ha conquistato anche i riconoscimenti per le musiche, composte da Pivio & Aldo De Scalzi, e la miglior canzone originale, “Bang Bang”; inoltre per Claudia Gerini, miglior interprete femminile non protagonista, e i costumi.
Tanti premiati, senza un vincitore dominante. Nel complesso la cerimonia dei David di Donatello è stata abbastanza bilanciata, attribuendo statuette a buona parte dei film in competizione. È stata riconosciuto l’impegno di taglio realistico-sociale dell’italo-americano Jonas Carpignano per il suo “A Ciambra” (il film era il candidato scelto dall’Italia per gli Oscar 2018). Carpignano, classe 1984, ha vinto il premio per la miglior regia. La regia esordiente è quella di Donato Carrisi, giallista affermato che ha portato sullo schermo il suo romanzo “La ragazza nella nebbia”. Autrice del miglior documentario è la giornalista e critica Anselma Dell’Olio con “La lucida follia di Marco Ferreri”. “La tenerezza” di Gianni Amelio vince nella categoria miglior interprete maschile, Renato Carpentieri. Il film di Ferzan Özpetek, “Napoli velata”, che racconta una città suggestiva e misteriosa, ottiene i premi per la scenografia e la fotografia.
A confermare il buon riscontro a Venezia 74, nella sezione Orizzonti, sono giunti tre David di Donatello per “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarelli. Il film ottiene i premi per la sceneggiatura originale, trucco e acconciature. La miglior sceneggiatura non originale è invece quella del film “Sicilian Ghost Story” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza.
Sergio Castellitto e il suo “Fortunata”, scritto dalla moglie Margaret Mazzantini, trionfa nella categoria miglior attrice protagonista: vince Jasmine Trinca, che ha ottenuto analogo riconoscimento anche a Cannes nella sezione Un Certain Regard. L’animazione “Gatta cenerentola” di Alessnadro Rak conquista il premio per la miglior produzione, di Rai Cinema e Mad Entertainment, e quello degli effetti speciali.
Una cerimonia dal respiro corto. La buona notizia è che il premio dell’Accademia del cinema italiano, il David di Donatello, è tornato in Rai in prima serata, su Rai Uno, dopo una parentesi di due anni su Sky (e sul canale in chiaro Tv8). La Rai si è impegnata a valorizzare l’industria cinematografica italiana dedicandogli massima copertura tv e la conduzione di un fuoriclasse come Carlo Conti. I risultati però non sono stati così brillanti come da attese: il pubblico che ha seguito la diretta si è attestato sui 3milioni, con uno share del 14.3%. Chiediamoci dunque cosa non ha funzionato della serata televisiva.
Date le ottime premesse, con una partenza brillante e motivata, grazie al monologo di Paola Cortellesi – su testo di Stefano Bartezzaghi – che ha richiamato l’anomalia della condizione femminile sul posto di lavoro e nella società ( “filo rosso” per tutta la serata, con rimandi hollywoodiani), il tutto poi si è rallentato in maniera stanca e poco fluida. Carlo Conti ha provato a gestire con eleganza e maestria le dinamiche di una premiazione che però si è dilungata fin troppo, con un ritmo poco frizzante e coinvolgente.
Belle le parentesi musicali affidate alle cantanti Giorgia (“Gocce di memoria” dal film “La finestra di fronte” di Ferzan Özpetek), Carmen Consoli (“L’ultimo bacio” per l’omonimo film di Gabriele Muccino) e Malika Ayane (“La prima cosa bella” per il film di Paolo Virzì), così come l’opportunità di avere sul palco star come Steven Spielberg, Diane Keaton e la nostra Stefania Sandrelli per il premio alla carriera. Le emozioni della serata le hanno regalate inoltre i decani del cinema, ovvero il tenero entusiasmo di Giuliano Montaldo – “Ho iniziato 68 anni fa come attore per Lizzani, e ora dopo 68 anni, con una carriera da regista alle spalle, concludo di nuovo come attore” – e la vibrante commozione di Renato Carpentieri, premio miglior attore protagonista, al suo primo David di Donatello.
La cosa che non ha funzionato è, come detto, la dinamica della cerimonia di premiazione-spettacolo televisivo. Si guarda con ambizione al modello Hollywood, tra cerimonia degli Oscar, Golden Globe oppure Emmy, ma purtroppo si rimane purtroppo fermi ai blocchi di partenza. Il susseguirsi di premi, senza grande raccordo o respiro, sostanzialmente privi di momenti di evasione, ha finito per compromettere la buona riuscita dello spettacolo.
Massimo Giraldi e Sergio Perugini