I film dei giorni di festa: “Io e te dobbiamo parlare”, “Conclave”, “Diamanti”, “Mufasa. Il re leone”, “Le occasioni dell’amore” e “Una notte a New York”
Le feste di Natale chiamano a raccolta, in casa, con la tavola della festa ma anche nei luoghi che fanno aggregazione, comunità. Uno di questi è la sala cinematografica, che mette d’accordo un po’ tutti, soprattutto di cerca risate ed evasione. Ecco il punto allora sui principali titoli al cinema da scoprire nei giorni di festa: la commedia “Io e te dobbiamo parlare”, il thriller “Conclave”, il dramedy “Diamanti”, il live-action “Mufasa. Il re leone”, il sentimentale “Le occasioni dell’amore”, il dramma esistenziale “Una notte a New York” e il biopic “Maria” sulla Callas
Le feste di Natale chiamano a raccolta, in casa, con la tavola della festa ma anche nei luoghi che fanno aggregazione, comunità. Uno di questi è la sala cinematografica, che mette d’accordo un po’ tutti, soprattutto di cerca risate ed evasione.
Ecco il punto allora sui principali titoli al cinema da scoprire nei giorni di festa:
la commedia “Io e te dobbiamo parlare”, il thriller “Conclave”, il dramedy “Diamanti”, il live-action “Mufasa. Il re leone”, il sentimentale “Le occasioni dell’amore”, il dramma esistenziale “Una notte a New York” e il biopic “Maria” sulla Callas.
“Io e te dobbiamo parlare” (Cinema, 19.12)
Due mattatori, provenienti dal laboratorio comico fiorentino e napoletano: Leonardo Pieraccioni e Alessandro Siani. Per anni hanno puntato al box office delle feste in solitaria, con ottimi risultati. Grazie a un incontro fortuito negli uffici di Rai Cinema si è acceso il desiderio di collaborare a un progetto comune. Così è nata la commedia “Io e te dobbiamo parlare” diretta da Siani su un copione scritto da Siani, Pieraccioni e Gianluca Bernardini. I riferimenti di genere sono le commedie in divisa degli anni ’80-’90 come “I due carabinieri” (1984) e “Piedipiatti” (1991).
Un racconto brillante e scapigliato che punta tutto sulla verve e l’ironia pungente dei due capocomici,
ma anche dei comprimari come Brenda Lodigiani, Francesca Chillemi, Giovanni Esposito, Sergio Friscia, Biagio Izzo e Peppe Lanzetta. L’impianto narrativo è semplice e prevedibile, funzionale soprattutto ai momenti comici. È cinema d’evasione, dove l’efficacia della risata prevale sulla credibilità della storia. Consigliabile, brillante-superficiale.
“Conclave” (Cinema, 19.12)
È uno dei titoli attenzionati per la corsa ai premi hollywoodiani: ha già ottenuto 6 candidature ai Golden Globe ed è considerato tra i favoriti ai prossimi Oscar. È “Conclave”, thriller di matrice politico-religioso diretto dal regista austriaco-tedesco Edward Berger (suo è “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, 2022) dal romanzo omonimo di Robert Harris (2016). L’opera beneficia di un cast di livello a cominciare dal protagonista Ralph Fiennes, come pure Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. La storia (di finzione) si concentra sul momento in cui muore il pontefice in Vaticano e viene organizzato il conclave per l’elezione al soglio di Pietro. Non si tratta di un film fracassone alla “Angeli e Demoni” (2009), in “Conclave” è tutto più controllato e misurato; si coglie bene la mano esperta ed elegante di Berger, che orchestra una partita a scacchi tra cardinali addizionata da sfumature psicologiche.
L’autore è interessato a descrivere il mondo della Chiesa, quella di palazzo, come una piramide di potere, ambizione e corruzione.
I cardinali si muovono ponderando le proprie mosse, tra giochi di alleanze, colpi bassi e strategie. Sotto il profilo formale, “Conclave” è un ottimo film per regia, ritmo e dinamica narrativa; a far sbandare il racconto sono i volteggi finali. Complesso, problematico.
“Diamanti” (Cinema, 19.12)
Con il suo quindicesimo lungometraggio, “Diamanti”, Ferzan Ozpetek fa centro.
È un’opera che rende omaggio al mondo del cinema, del teatro, al genio di couturier di moda e storici laboratori sartoriali, ma anche un inno alla forza, alla resilienza e alla solidarietà femminile.
Protagonista un cast di diciotto attici di primo piano: anzitutto Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, ma anche Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak e Mara Venier. Un film che onora la memoria di grandi dive e importanti autori del passato, così come costumisti che hanno fatto scuola. Il film seduce dal punto di vista visivo-formale, ma “Diamanti” non è solo puro piacere estetico: Ozpetek è attento a costruire una narrazione credibile e coinvolgente, che poggia sulle vicende del laboratorio e sulle microstorie delle protagoniste. Un ottimo film, direzionato a un pubblico vasto, adulto, un luminoso e dolente racconto corale. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.
“Mufasa. Il re leone” (Cinema, 19.12)
In occasione dei trent’anni del cartoon “Il re leone” (1994), la Disney torna a scommettere su questa storia con “Mufasa. Il re leone”, live-action che ricostruisce il cammino formativo di uno dei personaggi più amati della saga, Mufasa, padre di Simba. A dirigere il film il Premio Oscar Barry Jenkins (suoi “Moonlight” del 2016 e “Se la strada potesse parlare” del 2018). Doppiatori Luca Marinelli, Elodie, Alberto Boubakar Malanchino, Elisa, Marco Mengoni, Stefano Fresi ed Edoardo Leo.
Il film si candida a titolo di punta delle feste, in grado di mettere d’accordo tutta la famiglia
(con attenzione ai piccolissimi, per alcune scene più cupe). “Mufasa. Il re leone” conquista anzitutto per la dimensione estetico-visiva, così accurata, realistica e immersiva; a funzionare, però, è anche l’impianto narrativo. La storia, infatti, racconta la vicenda del giovane Mufasa che perde genitori e certezze in tenera età, imparando a emergere nella vita della savana solo con le proprie forze e con l’amico fraterno Taka. Un legame profondo, ma non privo di fratture o gelosie sottaciute. Siamo sempre dalle parti di William Shakespeare. Un’opera ariosa e formativa. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
“Le occasioni dell’amore” (Cinema, 19.12)
Dopo l’intensa trilogia dedicata al mondo del lavoro oggi – “La legge del mercato” (2015), “In guerra” (2018) e “Un altro mondo” (2021) – il regista francese Stéphane Brizé firma un film diverso, che approfondisce relazioni e sentimenti: è “Le occasioni dell’amore” (“Hors-Saison”), con Alba Rohrwacher e Guillaume Canet,
due ex innamorati che provano a dare una seconda possibilità al loro legame.
Brizé compone un quadro visivo di grande suggestione ed emozione, dove gli interpreti si muovono in armonia con le intenzioni dell’autore. Il racconto non sempre è agile e sorvegliato, ma la delicatezza con cui Brizé tratteggia l’incontro tra i due amanti è degno di grande attenzione. Una storia elegante, sussurrata. Complesso, problematico, per dibattiti.
“Una notte a New York” (Cinema, 19.12)
Un dialogo intenso e profondo, tra un conducente di taxi e una passeggera, che riflettono sulle relazioni, tra pagine di sentimento e legami viziati da possesso o paura dell’abbandono. È “Una notte a New York”, scritto e diretto da Christy Hall, al suo debutto dietro alla macchina da presa; protagonisti il Premio Oscar Sean Penn e Dakota Johnson. Tratto originale dell’opera è lo svolgimento in un unico ambiente, l’interno del taxi, come in alcuni titoli cari alla regista (“La finestra sul cortile”, “Locke” e “The Whale”). Il taxi si fa lo spazio di incontro e dialogo tra due sconosciuti; un viaggio non solo fisico, tra le strade newyorkesi, ma anche nei territori interiori, tra sensi di colpa e angosce. “Una notte a New York” è un’opera ricercata, centrata sulla parola, che i due interpreti riescono a reggere con grande capacità e mestiere. Per un pubblico adulto. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Maria” (Cinema, 01.01.25)
Dopo “Jackie” (2016) e “Spencer” (2021), il regista cileno Pablo Larraín completa la sua trilogia dedicata a donne celebri e iconiche del XX secolo: “Maria” sulla diva della lirica Maria Callas. Non un biopic convenzionale, ma un ritratto della donna stanca e sola, che riavvolge il nastro dei ricordi e delle emozioni di un’intera vita. A firmare il copione è Steven Knight (“Locke”), protagonista la Premio Oscar Angelina Jolie, con Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher. Del film colpisce la costruzione narrativa, tesa a scandagliare umori, fantasmi e fragilità della Callas nell’ultimo valzer prima della morte; memorie spesso giocate in uno splendido bianco e nero. La regia gira solida e avvolgente. La Jolie veste gli abiti della Callas con grande attenzione e rispetto, descrivendone l’affanno interiore e al contempo lasciando librare il suo straordinario talento artistico. “Maria” è un raffinato e dolente omaggio a una grande artista che si è spenta troppo presto, in un bozzolo di solitudine. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.