"Cresce la violenza sulle donne con disabilità": la denuncia
Per l'Unione italiana ciechi e ipovedenti sono più numerosi gli abusi tra le donne con disabilità, che, meno consapevoli, molte volte non denunciano. Mancano servizi di sostegno adeguati
Più numerosi gli abusi tra le donne con disabilità, che purtroppo sono molto meno consapevoli e per questo molte volte non denunciano. Non possono contare su servizi di sostegno adeguati e sono spesso vittime di discriminazioni e abusi multipli, soprattutto di carattere psicologico e relazionale. Ma il fenomeno, in crescita radicale in tutta Italia anche a causa del Covid, è complesso da mappare e monitorare per mancanza di dati statistici disaggregati. E' la fotografia tracciata nel corso dell'evento promosso dall'Unione italiana ciechi e ipovedenti, grazie anche al particolare impulso della senatrice Urania Papatheu in qualità di componente della commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio che si è svolto oggi a Roma presso la Sala Zuccari del Senato.
Obiettivo è sollecitare uno sforzo corale delle istituzioni e dell'opinione pubblica affinché si prenda coscienza di questa grave situazione, si aiutino le donne con disabilità a rompere il muro del silenzio, si attuino misure adeguate per eliminare questo lato oscuro e invisibile della violenza contro le donne.
L'evento ha innanzitutto evidenziato come le donne con disabilità siano esposte a un maggior rischio di subire violenza rispetto alle altre donne, richiamando gli ultimi dati Istat disponibili (2014). Se il 31,5% delle donne senza limitazioni ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, la percentuale sale al 36,6% per le donne con disabilità, mentre il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio per le donne con disabilità (10%) rispetto a quelle senza limitazioni (4.7%). Tutto questo a fronte di un 31,4% di donne con disabilità che ha subito violenza psicologica dal partner attuale, rispetto al 25 % delle donne normodotate. Eppure, anche a fronte di queste evidenze, in Italia è ancora molto carente un sistema di protezione e presa in carico. Sulle donne con disabilità non si parla mai o lo si fa quando è troppo tardi e i casi sono notizia eclatante.
"Finché si continuerà a negare identità e valore alla sfera umana, affettiva, sessuale e sociale delle donne disabili, considerando appunto la disabilità solo in quanto tale, la violenza contro queste donne resterà più facile da agire, sempre più difficile da far emergere e impossibile da gestire ed eliminare- ha dichiarato Linda Legname, vice presidente dell'Uici- Questo anche perché, come evidenzia il lavoro delle associazioni di volontariato e degli esperti, sono le stesse donne con disabilità a non riconoscere quando sono vittime di violenza. Quando, con fatica, decidono di denunciare il sistema spesso non è in grado di dare loro risposte adeguate facendo accrescere il senso di solitudine e fragilità. E' indispensabile innanzitutto assicurare piena accessibilità e fruibilità dei servizi di accoglienza e supporto, promuovere azioni formative specifiche rivolte agli operatori dei centri di assistenza, così come al personale di polizia, delle strutture sanitarie e della magistratura perché siano attrezzati con conoscenze e strumenti appropriati. Altrettanto importanti - ha proseguito Linda Legname - sono le campagne di sensibilizzazione, a partire dalla famiglia e dalla scuola, per combattere quelle forme di violenza, anche invisibili, contro le donne con disabilità ma che minano nel profondo la costruzione del loro progetto di vita e la loro felicità".
Ricco e articolato il programma dell'iniziativa in Senato promossa dalla senatrice Urania Papatheu e dall'Uici, moderato dalla giornalista Rai Dania Mondini. Ha preso il via con la lettura di una poesia attribuita a W. Shakespeare dedicata alle donne, in segno di omaggio e attenzione letta dal presidente dell'Uici Mario Barbuto a cui è seguito l'intervento della senatrice Urania Papatheu, componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
"Sono tanto legata al tema della disabilità perché questo mi insegna a studiare e ad ascoltare le voci delle persone marginalizzate, a non pensare di avere tutte le risposte, a cercare piuttosto domande più complete e più complesse, a non farmi andare bene le cose per come stanno, a fare molta autocritica e a fermarmi per riflettere sui miei errori e su quelli della società- ha dichiarato la senatrice Urania Papatheu- In realtà, l'unica disabilità che sento di avere è quella di essere donna, oggi. E chi ha la fortuna di non avere disabilità si deve occupare e si deve preoccupare per chi è meno fortunato".
L'evento ha restituito un quadro di un fenomeno grave, e ancora quasi del tutto sommerso. Le esperte chiamate dall'Uici hanno evidenziato innanzitutto un problema di mancanza di consapevolezza da parte delle stesse donne disabili vittime di violenza, che non sanno riconoscere quando sono oggetto di violenza, spesso di tipo relazionale e perpetrata nella famiglia di origine o acquisita, come casi più frequenti - e che si manifesta attraverso forme di controllo - dalla gestione del denaro o del proprio tempo fino all'educazione dei figli o ancora con abusi sul posto di lavoro o nella scuola.
Il punto chiave è quindi mettere in condizione le donne con disabilità di riconoscere i gesti che celano la violenza. Ne consegue la necessità di aumentare la capacità di risposta del sistema che evidenzia carenze importanti perché mancano formazione adeguata degli operatori e strumenti, anche di informazione, adatti alle diverse forme di disabilità. Basti pensare, nel caso delle donne disabili non vedenti, alle difficoltà che possono incontrare nel raggiungere e orientarsi nei luoghi di accoglienza e supporto o ancora nel reperire informazioni sui percorsi di aiuto, quando non supportate da tecnologie di ausilio vocale o compatibili con il sistema di scrittura braille.
Sotto questo aspetto il ruolo dei Centri antiviolenza diventa fondamentale e andrebbero mappate, estese e messe in rete le buone pratiche che alcuni territori già esprimono, come è il caso di associazioni ed esperienze attive a Torino, Pisa, Roma, Bologna e Nuoro. Fondamentale, infine, promuovere e rafforzare i percorsi di presa in carico, protezione e riconquista dell'autostima e del senso di indipendenza delle donne con disabilità per consentire loro di sottarsi alle situazioni potenzialmente o effettivamente violente. Il sostegno all'evento di Uici da parte di autorevoli rappresentanti del governo e della politica lascia tuttavia ben sperare nella possibilità di un cambio di passo nella lotta contro la violenza delle donne con disabilità.
"Il nuovo Piano nazionale di contrasto alla violenza, e le azioni specifiche messe in campo per tutelare le donne con disabilità, sono passi avanti concreti che stiamo mettendo in campo per debellare un fenomeno particolarmente grave e odioso- ha commentato il ministro per le disabilità, Erika Stefani- Il prossimo passo dovrà essere, da parte di tutti, il rafforzamento della rete, la sensibilizzazione, l'educazione diffusa a riconoscere i segni della violenza e i segnali del rischio potenziale. La lotta alla violenza chiama tutti in causa: una segnalazione può salvare vite'.
"Il governo ha fatto la scelta di rendere strutturale la sua azione con il nuovo Piano nazionale di contrasto alla violenza contro le donne appena varato con azioni sistemiche di investimento in queste politiche- ha dichiarato in un messaggio la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti- All'interno del nuovo Piano viene posta grande attenzione anche alle donne con disabilità per riuscire a intercettare coloro che non riescono a chiedere aiuto o che subiscono discriminazioni multiple. Il Nuovo Piano è ancora di più al loro fianco nell'offrire percorsi di aiuto ma anche per accompagnarle in quel necessario processo di ricostruzione di una vita per se e per i loro figli'.
L'iniziativa ha visto l'adesione di tante voci della cultura, della politica, delle forze dell'ordine e degli operatori. Tra queste, il messaggio di Fiorella Mannoia, la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, sen. Valeria Valente, l'europarlamentare Patrizia Toia, il capitano Mariantonia Secconi, Comandante Sezione Atti Persecutori del Reparto Analisi Criminologiche presso il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma e la presidente di D.i.RE-Donne in rete contro la violenza, Antonella Veltri.
Di particolare forza i contributi della psicoterapeuta e criminologa, Virgilia Ciaravolo, co-autrice del libro "La violenza di genere dalla A alla Z" e della sociologa Simona Lancioni, responsabile del Centro 'Informare un'H' di, una struttura di riferimento nazionale in tema di divulgazione sui temi della disabilità delle donne e della violenza, le testimonianze di vita di donne non vedenti, tra cui Fernanda Flamigni e la psicologa Maria Luisa Gargiulo, a cui si sono unite alcune giovanissime studentesse cieche e ipovedenti con un video dei Centri di Consulenza Tiflodidattica dell'UiciI. Ha concluso i lavori la consigliera nazionale dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, Alina Pulcini.
Con questa iniziativa l'Unione italiana ciechi e ipovedenti ha inteso avviare una nuova fase di attenzione sul tema della violenza contro le donne con disabilità alla luce dell'emergenza evidenziata dai dati. In questo senso l'Uici potrà mettere a disposizione di istituzioni e associazioni di supporto alle donne anche il proprio know how e le sue strutture locali presenti in più di 100 territori per iniziative comuni di sensibilizzazione e di potenziamento di interventi adeguati, mirati e personalizzati.
L'iniziativa di Uici proseguirà il 25 novembre, in cui ricorre in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e vedrà protagonisti proprio i territori con le donne delle sezioni Uici unite in una grande iniziativa di mobilitazione e denuncia dal Nord al Sud dell'Italia. Dirigenti, ragazze, volontarie e iscritte all'Unione daranno vita ad un flashmob presso piazze e luoghi delle istituzioni, compiendo una serie di gesti simbolici, da performance artistiche in cui dipingeranno di rosso le panchine pubbliche all'esposizione di scarpe rosse, fino all'organizzazione di iniziative e dibattiti pubblici per stimolare una presa di coscienza sul problema e promuovere un cambiamento culturale nel Paese affinché riconosca e protegga finalmente anche la soggettività delle donne con disabilità. (DIRE)